VERSILIA. Consueto appuntamento della domenica con FeliceMente, la rubrica di VersiliaToday dedicata alla mente e alla sua conoscenza, curata dalla dottoressa Valentina Aletti. In questa puntata affrontiamo un tema spinoso, ma purtroppo molto attuale: i suicidi.

Un suicidio, tanti perché.

In questi ultimi giorni la cronaca ha più volte riportato la triste notizia di tentati o avvenuti suicidi (nella scorsa settiamana abbiamo purtroppo parlato del suicidio a Capezzano Pianore, poi a Quiesa, infine due casi distinti entrambi all’ospedale versilia). E ancora oggi, purtroppo, un ultimo tragico fatto a Viareggio: un imprenditore che ha deciso di farla finita. Ai tempi dell’università un prestigioso manuale di psicopatologia conteneva una ricerca secondo la quale nei giorni più caldi e più freddi dell’anno aumenta la probabilità di mettere in atto gesti autolesivi, ho sempre pensato però che non può essere ovviamente il clima l’unico responsabile!

Ma allora come mai le persone arrivano alla drammatica decisione di togliersi la vita? Chi sono i soggetti più a rischio e com’è possibile aiutarli?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce suicidio « un atto dall’esito fatale, che viene deliberatamente intrapreso e portato a termine da una persona nella piena consapevolezza delle conseguenze definitive di un simile gesto ».

È importante sapere anche che non tutti i tentati suicidi sono dei suicidi non riusciti e dare una definizione di cosa sia un atto suicidario con esito non fatale è un’operazione molto complessa.

Tra i tentativi di suicidio vengono accomunati gesti ad alta e bassa letalità, molti di questi gesti non sono in realtà dettati dalla volontà di morire e, dunque, dovrebbero essere ben distinti dai tentativi di suicidio. Possono essere infatti messi in atto per risolvere problemi interpersonali di varia natura o per la ricerca di sensazioni forti ( soprattutto tra gli adolescenti), tuttavia non devono mai essere sottovalutati, perché importanti fattori di rischio per ulteriori gesti suicidari.

Sicuramente tutti questi hanno il principale scopo di “comunicare un disagio” e l’attacco al corpo diventa così un modo di gridare al mondo “Io esisto e soffro”.

I comportamenti suicidari assumono forme diverse, la differenza non sta nell’intento di morire ma nella scelta del metodo utilizzato per farlo e possono essere compresi solo se l’individuo è collocato nel contesto delle relazioni che caratterizzano la sua esistenza. Molti tentati suicidi rappresentano infatti una richiesta disperata di aiuto.

Secondo le statistiche i maschi commettono il suicidio più frequentemente rispetto alle donne con un rapporto di 3:1. Le donne tuttavia hanno una probabilità di quattro volte superiore di tentare il suicidio e un numero crescente di prove conferma che gli individui giovani omosessuali e bisessuali sono particolarmente a rischio.

È poi indubbio che l’incidenza del suicidio aumenta con l’età, con un picco per gli uomini dopo i 45 anni, mentre per le donne dopo i 55 anni e gli anziani rappresentano una quota importante dell’ammontare complessivo delle vittime.

Tra i fattori di rischio attualmente più rilevanti per il suicidio ci sono disoccupazione, isolamento e salute fisica, infatti il 45% delle persone che commettono il suicidio hanno ricevuto visite mediche nel mese precedente la morte.

Mentre sono fattori protettivi la gravidanza, una buona relazione con i membri della famiglia e il sostegno da parte della stessa, buone abilità sociali, integrazione sociale, stima in se stessi e aspettative di successo.

Ci sono quindi una serie di fattori di rischio e protettivi che possono o meno portare al suicidio se agiti su una personalità predisposta.

Per prevenirlo è molto utile dare il giusto peso a una serie di segnali di scompenso psicologico manifestati dalla persona prima che la situazione precipiti. Dalle statistiche emerge che il circa il 70%-75% dei giovani invierebbe nel periodo che precede il suicidio alcuni segnali che, se colti, avrebbero potuto salvarli. Prendersi cura delle persone che fanno parte della nostra famiglia, gruppo o comunità, essere attenti e partecipi, non aver paura di rivolgersi a specialisti di fronte a situazioni ipoteticamente pericolose è utile a salvare molte vite.

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FeliceMente è curata da Valentina Aletti, psicologa clinica, laureata presso l’Università degli Studi di Firenze. Specializzanda in psicoterapia sistemico-relazionale ha conseguito master di perfezionamento in PNL , diagnosi e cura dei disturbi del comportamento alimentare e obesità , consulenza tecnica e peritale e disturbi dell’apprendimento e comportamento in età evolutiva. Per informazioni o richieste scrivere a: [email protected]

Avvertenza: questa rubrica ha come fine quello di favorire la riflessione su temi di natura psicologica. Le informazioni fornite hanno carattere generale e non sono da intendersi come sostitutive di regolare consulenza professionale. Le mail saranno protette dal più stretto riserbo e quelle pubblicate, previo esplicito consenso del lettore, saranno modificate in modo da tutelarne la privacy.

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ultimo aggiornamento: 08-06-2014


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