FIRENZE. “La Toscana è bella ancora. Con questo piano ci apprestiamo a tutelare e abbellire il volto amato della dolce patria nostra”. Con questo riferimento alle parole di Piero Calamandrei il presidente Enrico Rossi ha concluso il suo intervento al termine del dibattito in Consiglio regionale sull’adozione del nuovo Piano del paesaggio. “Si tratta di un’opera monumentale – ha detto ancora Rossi – che inciderà nel dibattito culturale del nostro paese”.

Il primo tema affrontato dal presidente è stato quello, assai discusso, delle cave. “Per quanto riguarda le Apuane – ha detto – il Piano parifica le situazioni interne ed esterne al parco. La svolta sta nell’aver introdotto regole precise, norme generali che superano una situazione di incertezza. In applicazione di una legge, la Galasso, che risale al 1985, il Piano salvaguarda le vette e le creste delle Apuane, oltre i 1200 metri. Questo è un punto che testa irreversibile. Lo skyline delle Apuane viene tutelato e per il resto si lavora, ma con nuove regole”.

“Un altro vincolo che il Piano introduce riguarda l’obiettivo di lavorare in loco il 50 per cento del materiale estratto. E questo è lavoro. Ci sono molte forme di delocalizzazione. Quella che viene realizzata sulle Apuane è estrarre il marmo con tecnologie sempre più potenti, in modo speculativo e poi portarlo via perché venga lavorato altrove. Una ricchezza che è di tutti viene portata via. E l’occupazione diminuisce. Mi viene in mente un’altra vicenda toscana, quella della zona del cuoio, dove negli anni ’80 gli imprenditori furono spinti dalla lotta dei lavoratori e dalle istituzioni a investire in sistemi di depurazione e per elevare la qualità delle produzioni. Anche per il marmo lanciamo una sfida analoga, perché siamo convinti che questa ricchezza unica al mondo può dare più lavoro e che si possono conciliare lavoro, libertà di impresa e tutela delle Apuane. Non siamo soli, dalla nostra parte ci sono le istituzioni locali, i sindacati e anche la parte più sensibile e avvertita degli imprenditori”.

“Per quanto riguarda i vincoli – ha proseguito Rossi – il Piano interviene in una situazione di incertezza, disordine, indeterminatezza (quella ad esempio dei vincoli “letterari”), perfino di arbitrio, e fa un grande lavoro di chiarezza in un’ottica di semplificazione. Su alcuni aspetti bisognerà anche coinvolgere il Ministero, perché il Codice del paesaggio contiene alcune incongruenze. Penso alle aree degradate. Come può essere vincolata, mi chiedo, un’area come la zona industriale di Scandicci? Ci vogliono piani di recupero, che noi siamo disposti a sostenere e finanziare. Anche sulla Galasso abbiamo introdotto dei chiarimenti e ricordo volentieri in questa occasione un esempio del riformismo toscano, cioè il fatto che la Toscana fu la prima regione italiana ad applicare quella legge, con le aree protette volute nel 1986 dal presidente Bartolini e dall’assessore all’ambiente Marcucci”.

“Un altro punto importante riguarda il mondo dell’agricoltura: il Piano infatti prevede che si possano recuperare ad uso produttivo, sulla base dei rilievi aerofotogrammetrici, senza vincoli e con semplificazione, le aree tornate al ‘selvaggio’, gli arbusteti, anche all’interno di parchi come l’Elba. Infine le linee guida dei 20 ambiti individuati dal Piano. Sarà questo un grande strumento che farà fare il salto culturale a cui dobbiamo ambire. Dobbiamo anche lavorare perché vengano modificate alcune leggi e normative europee che impediscono in tante realtà territoriali di lavorare in modo diverso – ha concluso il presidente, facendo come esempio riferimento ad alcune attività di allevamento nelle zone montane – Sono disposto per questo a insediare una apposita commissione”.

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ultimo aggiornamento: 02-07-2014


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