VERSILIA. Consueto appuntamento della domenica con FeliceMente, la rubrica di VersiliaToday dedicata alla mente e alla sua conoscenza, curata dalla dottoressa Valentina Aletti.

“È un duro lavoro, uno sporco lavoro , ma qualcuno deve pur farlo”…: Essere Genitori.

La famiglia ha importanza ai fini della costruzione e della definizione della personalità degli individui, mediando tra essi e la società.

Secondo il modello sistemico la famiglia attraversa diversi momenti nel corso della vita che vengono definiti come “fasi del ciclo vitale della famiglia”. Nel loro succedersi è previsto un aumento della flessibilità dei confini familiari al fine di permettere la reciproca “separazione” e la “ ri-focalizzazione” sulla coppia da parte dei genitori.
La “separazione” infatti riguarda sia l’adolescente dai genitori, sia i genitori dal figlio, spesso poco emotivamente disposti ad abbandonare il ruolo genitoriale per reinvestire su quello coniugale o perché inesistente (separazione e divorzio) o perché abbandonato nel tempo (la sindrome dei coniugi in panchina).
L’impossibilità di recuperare lo spazio di coppia può determinare un eccessivo investimento sulla relazione genitoriale quasi come se si trattasse di un “risarcimento affettivo” per le delusioni coniugali, con il grossissimo rischio che un coniuge “triangoli” un figlio utilizzandolo come distanziatore o separatore dal partner e ostacolandone a sua volta il processo di formazione della propria individualità.
In queste le situazioni, molto comuni, il giovane adolescente continuerà a “stare tra i genitori”, sviluppando nel tempo un qualche sintomo del suo disagio, pur di frenare la propria spinta evolutiva e mantenere l’equilibrio familiare.

In queste comuni famiglie dei giorni nostri, c’è un’attenzione alla persona e ai suoi bisogni psicologici molto più evidente che in passato e un’ interazione più intensa fra genitori e figli. Ma proprio per la troppa concentrazione emotiva sui problemi relativi ai figli, le relazioni diventano problematiche, faticose, spesso conflittuali. L’allevamento dei figli è diventato la preoccupazione e l’occupazione principale di molti genitori, rendere i figli felici è diventata una delle cose più importanti, dare ai figli ciò che i genitori non hanno mai avuto è diventata una necessità e la crescita, lo sviluppo e i successi dei figli costituiscono ormai per i genitori uno dei modi principali per trovare una convalida del proprio valore personale.
Ma questo quanto danneggia l’autostima dei figli? I genitori quanto sono disorientati rispetto alla “relazione educativa” con i propri figli?

La famiglia è il principale punto di riferimento per l’identità dei singoli oggi più che mai, il rapporto genitori-figli si è affinato soprattutto dal punto di vista della comunicazione (si parla molto di più, si comunicano i propri bisogni, si esprimono le motivazioni, i desideri …) e fino qui tutto molto positivo rispetto al passato. Il problema è che spesso si è sempre meno capaci di fornire anche modelli normativi di comportamento e dai precedenti tipi di educazione, molto autoritaria, c’è stato un vero e proprio “ribaltamento del modello”.
Essere genitori è forse il mestiere più difficile del mondo, implica un lavoro quotidiano di mediazioni reciproche tra i genitori (e le rispettive educazioni ricevute) e di costruzione del “noi” (come vogliamo educare nostro figlio)nell’ambito della coppia genitoriale. Senza contare le innumerevoli “complicanze” dovute all’intervento educativo di eventuali terzi (nonni, zii…).
Il disagio intra-familiare manifestato dai giovani però appare in aumento: crescono le patologie relazionali, le crisi di identità, i casi di disadattamento, gli attacchi di ansia, i disordini alimentari, fino ai suicidi di adolescenti e di preadolescenti.
Un “iper-investimento affettivo” o elevate “aspettative di realizzazione” costituiscono il terreno sul quale l’adolescente coltiva il proprio disagio fino a sfociare in vere e proprie patologie psicologiche o psichiatriche.
Tali vissuti emergono nel momento in cui i giovani, educati e preparati in un certo modo in famiglia, si trovano ad affrontare una realtà sociale ben diversa da quella vissuta tra le mura di casa.
Così quando all’esterno la propria immagine viene percepita in pericolo rispetto a certi parametri, ecco emergere la vergogna, l’inquietudine, la paura del giudizio negativo e quindi l’ ansia e vari problemi di autostima, che inevitabilmente viene danneggiata.
Poiché queste situazioni sono spesso facilmente risolvibili con poche sedute di terapia familiare, si consiglia di rivolgersi a specialisti del settore (ovvero psicoterapeuti familiari) all’emergere dei primi disagi o sintomi, in modo da ottenere un aiuto concreto sia per i genitori che per i figli e aumentare il benessere della famiglia.
FeliceMente è curata da Valentina Aletti, psicologa clinica, laureata presso l’Università degli Studi di Firenze. Specializzanda in psicoterapia sistemico-relazionale ha conseguito master di perfezionamento in PNL , diagnosi e cura dei disturbi del comportamento alimentare e obesità , consulenza tecnica e peritale e disturbi dell’apprendimento e comportamento in età evolutiva. Per informazioni o richieste scrivere a: [email protected]

Avvertenza: questa rubrica ha come fine quello di favorire la riflessione su temi di natura psicologica. Le informazioni fornite hanno carattere generale e non sono da intendersi come sostitutive di regolare consulenza professionale. Le mail saranno protette dal più stretto riserbo e quelle pubblicate, previo esplicito consenso del lettore, saranno modificate in modo da tutelarne la privacy.

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FeliceMente psicologa psicologia Valentina Aletti

ultimo aggiornamento: 27-07-2014


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