VIAREGGIO. Pubblichiamo il pensiero del professor Stefano Carlo Vecoli in riferimento al Burlamacco con il cappio al collo rappresentato sul Muraglione e in altre diverse zone della città.
“Siamo tutti Burlamacchi impiccati! Il fatto: un anonimo disegna un Burlamacco impiccato, in bella vista, sul molo di levante e sopra una centralina vicino alla Cittadella. Un viareggino, sentendosi offeso, e sentendosi giudice unico, tra il plauso di molti su faceboook, si arma di tinta grigia, da notare l’anonimo e triste colore, e cancella quello che secondo lui e altri, ma non tutti e forse neppure di un’ipotetica maggioranza, è un oltraggio alla maschera simbolo della città.
No! cari viareggini che vi sentite offesi, non si può essere la capitale mondiale del Carnevale più irriverente, satirico e beffardo e poi essere immeditati censori di chi ha una visione diversa da voi, e tocca un vostro simbolo. La satira va bene solo quando si prendono in giro, si sbeffeggiano gli altri?
Qualcosa non torna, e dovrà essere motivo di una profonda riflessione. Si può essere a favore o contro quella immagine, ma va comunque sempre difesa in nome del diritto di satira, di cui giustamente ci facciamo vanto. Quanti allora avrebbero potuto, in questi cento e più anni, prendere un secchiello di tinta grigia e cancellare una faccia da un nostro carro?
Nella satira e per di più a carnevale non c’è nessuno di intoccabile, neppure il simbolo stesso del nostro Carnevale. Anche Pasquino e le pasquinate erano anonime, e forse proprio per questo sono più incisive , perché solo al contenuto si doveva guardare e non all’autore.
In una città coperta di debiti, per responsabilità che vengono rimbalzate da una giunta all’altra, ben venga chi riesce con un disegno a sintetizzare uno stato d’animo, una critica, e con questo a sollevare una riflessione. In fondo anch’io, nato al Tabarracci, in una bellissima città, quale era Viareggio fino a qualche lustro fa, mi sento oggi un po’ un Burlamacco impiccato!”