VIAREGGIO. Il passo della Cisa sarà pure uno dei tratti autostradali più impervi d’Italia, soprattutto in inverno, ma se la destinazione finale si chiama Carnevale di Viareggio ci si può sobbarcare volentieri quel tracciato tra gole e rilievi. Chiedetelo a Maurizio Gramellini, modenese innamorato delle sfilate di carri sui viali a mare. Talmente innamorato che da anni compra il biglietto cumulativo per presenziare ai corsi mascherati.

“Tutto è nato nel 1980, quando avevo sette anni”, rievoca Maurizio tradendo un inconfondibile accento emiliano. “Venni in treno con i miei genitori, probabilmente incuriositi da una pubblicità, e fu amore a prima vista, tant’è che per alcuni anni sono salito a bordo dei carri di Renato Galli, il padre dell’attuale costruttore Fabrizio”. E figuriamoci se la distanza tra Modena e Viareggio poteva fungere da deterrente: “Mia madre telefonava sempre a casa di Renato per farsi descrivere il costume delle maschere di quell’anno per poi cucirmelo. Mio padre, invece, era pronto a soddisfare un’altra mia curiosità: provavo a immaginarmi come sarebbero stati i carri che avrebbero sfilato in inverno, però sai, all’epoca non esisteva Internet. E allora lui telefonava in Fondazione spacciandosi per un giornalista emiliano per farsi dare i titoli delle costruzioni…”.

La fuga viareggina di Maurizio e dei suoi genitori aveva una liturgia da osservare scrupolosamente: “Io e papà partivamo qualche settimana prima dell’inizio del Carnevale per prenotare il soggiorno in una pensione in via D’Annunzio. Poi, una volta arrivati qui per le sfilate, andavamo sempre sul lago di Massaciuccoli, avevamo i nostri luoghi dove andare a rifocillarci. Che tristezza il lunedì mattina quando dovevamo tornare a casa. Il mio carro preferito? Senza dubbio ‘I cavalieri dell’Apocalisse’ di Arnaldo Galli”.

Piano piano Maurizio si fa grandicello. E continua a presenziare ai corsi a Viareggio, “con gli amici o addirittura da solo”. Il suo Carnevale in quegli anni ha orari, e stazioni, ben precisi: “La mattina partivo alle 6:20 e scendevo a Fidenza: qua salivo sulla ‘Freccia della Versilia’ per andare dritto dritto a Viareggio. Non volevo mancare a nessuna sfilata. E c’ero anche nel 1991 quando nevicò…”.

Nel 2000 ecco la svolta: Maurizio è il primo a iscriversi alla chat del sito web della Fondazione Carnevale, in quel momento curato dal carrista Roberto Alessandrini. “Con un semplice click sono entrato in contatto con persone fantastiche che mi hanno dato la possibilità di tornare a vivere il Carnevale da protagonista. Non posso non citare la mia amica Paola Benedetti, che da anni ospita me e mia moglie: grazie a lei ho avuto anche l’onore di lavorare come volontario al Carnevaldarsena”.

Maurizio è anche un collezionista di cimeli del Carnevale, vedi cartoline e riviste dagli anni Sessanta in poi e libri. “Una volta il materiale lo andavo a cercare nei bar, nelle librerie e nelle cartolerie, oggi con eBay è tutto più semplice. E poi conservo tantissimi video, come i filmati della Rai trasmessi al tg nelle domeniche di Carnevale o un 16 millimetri girato da mio padre quando scendo alla stazione di Viareggio in quel famoso 1980”.

Ma cosa spinge un modenese a percorrere 212 chilometri nei mesi più freddi dell’anno? “Per me il Carnevale è qualcosa di indescrivibile: quando si avvicina il giorno del primo corso non vedo l’ora che inizi. E poco importa se la Cisa non è proprio il massimo la sera d’inverno e se impiego due ore e mezzo per tornare a casa. Se non fosse stato per i miei genitori non so se sarebbe mai scattata la scintilla”. O forse sì. Perché Maurizio è nato nel 1973, l’anno del centenario del Carnevale. Il suo amore per Burlamacco era scritto nelle stelle.

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ultimo aggiornamento: 24-02-2015


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