FORTE DEI MARMI. Volendo fare una forzatura, Alessandro Bertolucci può essere in qualche modo paragonato a LeBron James (sì, proprio lui, lo strapagato campione di basket). La loro storia è la classica parabola del figliol prodigo che girovaga il Paese prima di fare ritorno nella sua terra natìa – del resto, non è forse “zingaro” uno dei nomignoli con cui lo chiamano i tifosi viareggini? – per regalare una gioia nello sport in cui eccellono.

Ha scritto il cestista americano nella celebre lettera in cui annunciava l’addio ai Miami Heat per riabbracciare i Cleveland Cavaliers, la franchigia di quell’Ohio in cui è venuto al mondo e ha imparato a volare a canestro: “volevo vincere dei titoli, ma Miami conosceva già questa gioia: la nostra città invece non la prova da tantissimo tempo”, “mi emoziona poter mettere insieme un gruppo e aiutarlo a raggiungere un livello che non sapevano di poter raggiungere”. Alessandro Bertolucci ha fatto sia l’uno che l’altro. Lo scudetto al Cgc Viareggio lo ha regalato (da giocatore) nel 2011 e lo ha sfiorato questa sera (in veste anche di allenatore) al termine della serie contro il Forte dei Marmi. Soprattutto, ha spinto i suoi ragazzi laddove nessuno avrebbe potuto preventivare.

“Arrivare a gara-cinque è stato un sogno: abbiamo disputato un grande campionato e una grandissima finale scudetto. I miei giocatori hanno lottato alla pari mettendoci sempre il cuore. Ringrazio i tifosi che ci sono stati vicini: credo che abbiano apprezzato la nostra voglia di difendere con orgoglio la maglia. Per giorni abbiamo fatto parlare di Viareggio, una città che sta passando tanti problemi e a cui abbiamo regalato sprazzi di gioia. Adesso abbiamo tutta l’estate per recuperare e pianificare la prossima stagione”.

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