VIAREGGIO. In una campagna elettorale di rara bruttura il candidato sindaco Giorgio Del Ghingaro è stato indubbiamente quello più chiacchierato, nel bene e nel male. Trovatosi stretto nella morsa di una città che oscilla tra una spiccata esterofilia e il campanilismo del “Delafia” e del “L’ho a schifi, l’ho a schifi, l’ho a schifi”, è stato additato con i soprannomi più disparati dai suoi avversari. “Il doge di Capannori”, “Re Giorgio”, solo per citarne alcuni. E come un monarca ha trovato, all’arrivo alla sede del comitato elettorale in via Garibaldi con vista sul municipio, una corte adorante. Quella dei candidati nelle sue liste, ma anche dei comuni cittadini che lo hanno votato, che lo fermano per stringergli la mano.

E sono stati tanti: lo scrutinio delle 63 sezioni non è ancora terminato, lui ha già superato la soglia del 30%. Resta solo da capire chi tra Massimiliano Baldini del centrodestra e Luca Poletti del Pd sarà il suo ultimo sfidante per la conquista del Comune. “Per me era importante arrivare primo con un bel distacco: ora mi fate anche scegliere l’avversario…”, commenta l’ex sindaco di Capannori con i giornalisti.

Del Ghingaro parla di risultato “bello, entusiasmante. Che emoziona. A Viareggio si cambia per davvero e mi pare che siano i numeri a dirlo: i cittadini si sono dimostrati più lungimiranti delle analisi politiche e hanno mostrato una grande maturità elettorale”. Negli ultimi giorni gli avversari, a torto o a ragione, lo hanno bersagliato nel tentativo di metterlo in cattiva luce agli occhi dell’elettorato. Ma Del Ghingaro si è trincerato dietro il silenzio: “Fino all’ultimo mi sono ripromesso di non rispondere a certe bassezze. Che, peraltro, non mi pare abbiano funzionato più di tanto…”.

Foto Vt
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All’orizzonte rischia di profilarsi un duello rusticano con Luca Poletti, il candidato “ufficiale” del Pd, al ballottaggio. Una sfida che sa tanto di notte dei lunghi coltelli (o di guerra dei Roses, o di scontro tra guelfi bianchi e guelfi neri: a voi la scelta del periodo storico che più vi aggrada) giacché Del Ghingaro stesso è iscritto al Pd e nelle sue cinque liste civiche sono presenti molti candidati che hanno la tessera del partito in tasca. “Se il Pd esce sconfitto da un’eventuale sfida tra me e Poletti non sta a me dirlo, almeno non ora. Però sono due proposte diverse: la mia taglia i ponti con il passato, la sua è nel segno della continuità con le precedenti amministrazioni. Saranno i cittadini a scegliere”.

Da buon tributarista Del Ghingaro sa che il prossimo sindaco dovrà governare con la spada di Damocle del dissesto finanziario. E soprattutto dovrà saper attingere ai fondi europei e regionali, instaurando un ottimo rapporto con il neopresidente Enrico Rossi. “In questi casi più delle relazioni istituzionali contano i progetti interessanti e finanziabili: i miei rapporti con Rossi sono buoni, ma non è di questo che ha bisogno Viareggio al momento”. E con l’organo straordinario di liquidazione? “In caso di vittoria collaboreremo con loro. Ma i cittadini necessitano di autorevolezza e prestigio. Il sindaco è uno solo”. Messaggio, non troppo criptico, per tutti gli alleati in procinto di tirarlo per la giacchetta…

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