Lei ha il cancro alla prostata: la paura, la fuga, la reazione.

Gli amici lettori di “DA UOMO A UOMO” ben sanno che in questo periodo stiamo affrontando un argomento assai spinoso e doloroso: IL CANCRO alla PROSTATA. Abbiamo parlato di chi colpisce e cosa lo può causare, di quali disturbi da e come si fa a diagnosticarlo. Ma ci siamo mai chiesti cosa significa per una persona, chiunque, sentirsi dire: “LEI HA UN CANCRO?”.

Certamente il medico userà una terminologia un po’ diversa, cercherà di arrivare la punto non in maniera troppo cruda e diretta, proverà ad accompagnare la pesantissima notizia con proposte di cure, ma comunque il nocciolo della comunicazione, per bene che venga elaborata, sarà sempre quello:

“ LEI, CARO SIGNOR PINCOPALLINO HA IL CANCRO ALLA PROSTATA ”.

Una notizia che, magari complice anche una scorretta informazione generale e svariate leggende metropolitane, non può che non colpire con forza e “al basso ventre” (in questo caso l’ironia della sede è duplice…) chiunque di noi.

CANCRO ALLA PROSTATA
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Sfido chiunque a rimanere impassibile ed indifferente a fronte della improvvisa conoscenza che si è passati dal versante dei “sani” di “coloro che sentono le storie di malati” a quello dei “malati in proprio”.

Se è vero che ogni persona ha una sua particolare reazione alla notizia di essere malato di tumore, la psicologia-oncologica ci può aiutare nel tracciare un percorso, un quadro, comune a tutti questi pazienti in cui l’intensità della sofferenza va DA UN COMUNE SENSO DI VULNERABILITÀ, TRISTEZZA E PAURA, A SINTOMI PIÙ GRAVI, COME DEPRESSIONE, ANSIA E PANICO:

– SHOCK E INCREDULITÀ: non si riesce a esprimere nessuna emozione verso ciò che sta accadendo;

– RIFIUTO: molti reagiscono negando il tumore e non parlandone. A volte però accade che siano i parenti e gli amici ad evitare il discorso, magari per un comprensibile senso di riservo. Questo tuttavia impedisce alla persona malata di parlare apertamente con i propri cari, mentre esprimere con essi la propria sofferenza può essere di un qualche aiuto.

– PAURA E INCERTEZZA: la paura principale è, ovviamente, quella di morire. Il secondo timore è quello di provare dolore: qui starà davvero al medico avere quella sensibilità e capacità di informare il paziente che oggi abbiano a disposizione farmaci e tecniche che possono combattere efficacemente la malattia e comunque sempre ben alleviare ogni dolore;

– ANSIA PER IL TRATTAMENTO: molte persone hanno dubbi sul funzionamento della terapia, sui possibili effetti collaterali e su come affrontarli. Qui è indispensabile che il medico spighi la cura nei dettagli. Nel caso specifico del cancro della prostata, ad esempio, la condizione psichica del paziente può essere ulteriormente ferita dagli effetti collaterali dei trattamenti, quali l’incontinenza urinaria e l’impotenza sessuale (ne parleremo in una prossima puntata), che lo espongono a sofferenza e difficoltà di relazione.

– ASTIO: «PERCHÉ PROPRIO A ME?», la rabbia può riversarsi su familiari e amici, o su medici e infermieri; in questi casi diviene speso opportuno ricorrere a un sostegno psicologico professionale;

– RISENTIMENTO: a volte il paziente prova rabbia verso amici e parenti che non sono malati che, a loro volta, possono provare risentimento nei suoi confronti a causa dei cambiamenti che ha portato alla loro vita. Non è certo facile ma chi è vicino al malato in questa situazione dovrebbe cercare di condividere questi sentimenti con chi ne è coinvolto;

– COLPA: sembra incredibile al giorno d’oggi ma ancora accade la persona malata di tumore possa vivere la malattia come una punizione per qualcosa di sbagliato che pensa di aver commesso;

– ISOLAMENTO: la persona malata di tumore può voler essere lasciata sola per un certo periodo;

– DEPRESSIONE: la cosa non va mai sottovalutata e l’intervento medico\farmacologico è spesso necessario.

Questo ci descrivono gli studi e temo che chiunque sia passato da questa violenta situazione, in proprio o tramite terzi, non possa che confermare uno, e più di uno, degli aspetti sopra elencati.

Ma la speranza, non quella sciocca e inutile, ma quella scientifica e statistica, deve rapidamente ricomparire, perché, pur nella ineluttabilità della fine della vita di ognuno di noi, oggi le armi a disposizione sono molte e tutte molto efficaci. E ci torneremo nella prossima puntata quando, finalmente dopo tanta paura, parcheremo delle (efficaci) CURE DEL CANCRO ALLA PROSTATA.

L’AFORISMA (con rispetto ed ammirazione…) DEL GIORNO:

“…IO NON SONO IL TUMORE CHE MI HA COLPITA…” Emma Bonino

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