VIAREGGIO. Non possiamo far finta che quanto accaduto ieri sera (13 nov) a Parigi non ci riguardi. Anche se abitiamo a migliaia di kilometri di distanza questa tragedia ci tocca nel profondo, ci divora l’anima. E ci spinge a reagire in modi diversi, dipende dal carattere. Lo stadio come obiettivo da colpire, per seminare il terrore. Lo sport coinvolto, suo malgrado. Cristiano Baroni è il presidente del Viareggio. Categoria, città, nazione. Tutto diverso da Parigi. Ha voluto anche lui fermarsi per qualche attimo.

“Le urla sui social network sono sbagliate. Non possiamo pretendere di cambiare il mondo in due minuti. Bisogna piuttosto rendersi conto che più usiamo certi termini e più alimentiamo il terrore. Una profonda riflessione è necessaria, questo è un problema talmente grande che noi persone comuni non possiamo risolvere. Leggo commenti di persone che incitano all’odio: così facendo, alimentano un circolo vizioso”.

Baroni è uomo di sport. Ha un figlio che gioca a pallone. “Per un padre è difficile spiegare ad un bambino cosa è successo ieri sera allo stadio durante Francia-Germania. Prevale un senso di impotenza, si è inermi. Ma al tempo stesso non bisogna commettere l’errore di chiudersi in casa e di non andare più a San Siro o all’Olimpico. Anche perché i veri martiri non sono quelli che si fanno saltare in aria. Guai a farsi spaventare”.

(Visitato 234 volte, 1 visite oggi)
TAG:
calcio cristiano baroni parigi stadio viareggio

ultimo aggiornamento: 14-11-2015


Serie D, girone E: il programma del dodicesimo turno

Terza Categoria, la Torrelaghese non sbaglia un colpo