Umberto Cinquini

Umberto Cinquini: “Basta fare il ‘giullare’, scendo dal carro”

VIAREGGIO. Se sabato prossimo sarete sui viali a mare in occasione dell’ultimo corso mascherato del Carnevale di Viareggio 2016 assaporate ogni istante del passaggio del carro “Io sono Dio” dei fratelli Cinquini mentre sfila: sarà un momento unico. E non solo perché la costruzione verrà distrutta nel giro di pochi mesi: per l’ultima volta Umberto Cinquini sfilerà a bordo delle sue creature in cartapesta nelle vesti di mattatore. Dopo dieci anni da “ciambellano” Cinquini ha infatti deciso di sparire dalle scene, di scendere dal carro e di rifugiarsi dietro le quinte.

L’annuncio è arrivato stamani, al cospetto dei giornalisti che da anni seguono il Carnevale: “Basta vestire i panni del ‘giullare’, anche se fare il buffone è una cosa seria”, racconta Cinquini.

Un addio che giustifica così: “Dallo scorso anno non sento più dentro di me quella adrenalina che ti regala l’essere protagonista del tuo stesso carro, fare da animatore e coinvolgere il pubblico. Il fallimento del Carnevale estivo dello scorso agosto in qualche modo è stato determinante nella mia scelta: non c’è più bisogno di ‘giullari’, ma di una regia attenta”.

Umberto continuerà comunque a costruire i carri assieme al fratello Stefano. Con la differenza che, negli anni a venire, lo vedremo probabilmente a terra, a verificare che i movimenti siano perfetti e che le maschere sfilino in tutta sicurezza (“Questo è un altro motivo per cui ho deciso di scendere”).

Cinquini si congeda infine con una considerazione: “Negli anni Sessanta l’avvento della satira politica salvò il Carnevale perché portò una ventata di novità: ecco, oggi l’ancora di salvezza sono le coreografie a terra, che molti bistrattano ma che secondo me rappresentano l’evoluzione. Un carro piccolo del 1975, ‘Tu mi dai una cosa a me, io ti do una goccia a te’ di Sergio Barsella, fu l’antesignano della teatralità nel mondo del Carnevale, un aspetto che mi affascinava talmente tanto in gioventù che io sognavo di costruire scenografie teatrali anziché carri. E la mia prima maschera isolata ‘E’ arrivato il re de ciarlatani’ fu accompagnata proprio da un gruppo di compagni dell’istituto d’arte con cui frequentai un corso di teatro-cabaret.

“Per me il Carnevale è uno spettacolo viaggiante. Ed è questa la direzione che dovremmo seguire”. Di sicuro continuerà a dare spettacolo la moglie Silvia Cirri “che in questi mesi mi ha invitato a non mollare e che ha fatto un lavoro stupendo quest’anno nella scelta dei ‘fenomeni’ da collocare sulla torre”.

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