PIETRASANTA. “Dopo quanto letto sulla stampa di questi giorni sulle 12 antenne “comparse” sul campanile della chiesa di Tonfano, nel Comune di Pietrasanta, ci teniamo, come Rete Ambientale della Versilia, a fare alcune precisazioni e fornire qualche informazione che speriamo possa risultare utile.
Presentando la Rete Ambientale della Versilia, a chi eventualmente non la conoscesse, possiamo dire sinteticamente che si tratta di un network, una coesione di vari gruppi, comitati, commissioni ed associazioni che da anni si interessano ai problemi di tipo ambientale e della salute nel nostro territorio. Per questo motivo hanno maturato esperienze e alcune specifiche competenze, in alcuni settori, che vengono messe a disposizione sia dei cittadini che, come già accaduto in parecchie occasioni, delle amministrazioni, cercando il confronto costruttivo e, se il caso, prospettando anche possibili soluzioni alternative.
Tornando al tema “antenne”: quando si parla di inquinamento, o meglio, ogni volta che compare un’antenna sul territorio la sequenza degli eventi che si genera è ormai uno standard:
· Si installa l’antenna! In alcuni casi durante le operazioni di installazione si nega pure che lo si stia facendo.
· I cittadini, sentendosi traditi, ignorati e non tutelati, si sollevano, formano comitati, cercano avvocati e intraprendono azioni contro le amministrazioni.
· Le amministrazioni iniziano il balletto dello scarico delle responsabilità tra loro, Arpat, AGCOM, CORECOM, Ministero dello Sviluppo Economico, qualche volta si tira in ballo anche la ASL e chi più ne ha più ne metta.
· Tutto questo fa sì che i cittadini si sentano sempre meno tutelati, anzi pure presi in giro proprio su un tema che dovrebbe venire prima di ogni altra cosa: La salute.
Da qui in poi gli sviluppi possono seguire strade diverse in funzione della capacità, costanza e volontà dei cittadini (notare che non si sono citate le amministrazioni).
Cerchiamo allora di mettere qualche punto fermo su come si installa un’antenna e chi l’autorizza.
1. L’autorizzazione viene rilasciata dal Comune in cui si va ad installare l’antenna!
2. Arpat esprime solo un parere previsionale che verifica, tramite simulazione, che l’impatto del nuovo impianto, tenendo conto anche tutti gli altri impianti già installati, non generi valori di Campo Elettromagnetico che vadano a superare i limiti previsti dalla legge.
3. Secondo casi potrebbe servire anche una procedura legata alla realizzazione della struttura ed altre autorizzazioni in funzione dell’impatto “estetico” e della zona in cui si va ad operare (parco, area di interesse storico, centri storici, ecce cc).
È quindi probabilissimo che “ci siano stati i presupposti per il rilascio dei permessi” ma è poi, comunque, il comune a dire sì o no! È il comune che, tramite SUAP, rilascia il “titolo abilitativo” spesso avvalendosi, purtroppo, della discutibile pratica del “silenzio assenso”, invalidata in più sentenze in quanto “non consuma il potere della Amministrazione di provvedere”. Questo significa che la formazione del silenzio assenso non deve sollevare il comune dalle proprie responsabilità circa l’emissione del proprio parere, anche se positivo, su una richiesta e viola l’obbligo di provvedere nell’ambito delle sue funzioni tra le quali ci sono quella di un corretto insediamento urbanistico garantendo la minima esposizione possibile, preferire aree di proprietà pubblica ecc. ecc…
Non volendo dilungarci sulle modalità del rilascio o di altri aspetti tecnici che saranno, magari, argomento di incontri con cittadini ed amministrazione per i quali, come Rete Ambientale della Versilia, ci rendiamo disponibili, vorremmo piuttosto spingere amministrazioni e cittadini ad una maggiore partecipazione.
Per le amministrazioni esistono pure specifici articoli, nelle leggi che regolano la materia, che prevedono tra le loro funzioni proprio “..lo svolgimento dei compiti di educazione ambientale e di informazione delle popolazioni interessate….” .
L’informazione ai cittadini può diventare pure uno strumento di pianificazione “provvisorio” con il quale si può arrivare a condividere una soluzione o a negarne un’altra, specialmente in quei comuni che non hanno un programma comunale degli impianti o che ne hanno uno fatto in maniera molto superficiale per cui vengono poi installate antenne non previste. Ed anche i cittadini devono fare la loro parte e non cadere nella trappola del N.I.M.B.Y. (non nel mio orticello) perché quello che oggi accade ad altri un domani potrebbe accadere a noi.
Vorremmo nuovamente sottolineare che il comune ha comunque l’obbligo di dire la sua sulla richiesta di nuove implementazioni anche alla luce delle nuove regole introdotte dai vari decreti sviluppo che consentono ai gestori, una volta acquisita una postazione, di apportare alcune modifiche senza bisogno di autorizzazione alcuna da parte del comune ma avvalendosi solo del parere di ARPAT. Il comune deve “minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici”. Questo significa che la responsabilità del comune va oltre la verifica del superamento dei limiti fatta da ARPAT, evitando di considerare i 6V/m come un obiettivo, visto poi che è un limite, focalizzandosi su quelle azioni che possano consentire sia al gestore la copertura del servizio sia garantire la minore esposizione delle persone ai C.E.M..
Abbiamo poi sentito circa una possibile ripresa della stesura del cosiddetto “Piano delle Antenne”. Anche qua qualche considerazione alla luce dei vari piani incontrati negli anni. In primo luogo la realizzazione di un piano scadente o malfatto viene normalmente scaricata sui tecnici che lo hanno realizzato. Spezziamo una lancia a loro favore: i tecnici fanno il lavoro che gli viene richiesto e pagato e spesso chi fa la richiesta non sa neppure di cosa si stia parlando. Troppi i piani esaminati che sono soltanto una verifica delle soluzioni previste dai gestori nei loro piani di sviluppo e, in tanti anni, non ci è mai capitato un gestore che abbia progettato un nuovo impianto a superamento dei limiti. Piani così fatti, a nostro giudizio, sono soldi buttati. Il programma dovrebbe essere uno strumento di pianificazione attraverso il quale assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti. Costituisce, attualmente, l’unico strumento o comunque uno dei pochi strumenti attraverso il quale il Comune può programmare le installazioni di antenne sul suo territorio, in una determinata aerea piuttosto che in un’altra, su una proprietà pubblica piuttosto che su una privata e ridurre, per quanto gli sia possibile, l’esposizione degli abitanti della zona garantendo la copertura del servizio all’onnipotente gestore.”