Sinistra Comune invita i cittadini di Massarosa a votare SI al referendum  di domenica 17 Aprile per abrogare la norma che permette alle attuali concessioni di estrazione e di ricerca di petrolio e gas entro le 12 miglia dalla costa di non avere più scadenze.

“Il quesito riguarda solo le trivellazioni già in atto entro le 12 miglia dalla costa, (poco più di 22 km), non quelle in mare a una distanza superiore o quelle sulla terraferma. Il referendum coinvolge 21 giacimenti di petrolio e metano, equamente distribuiti fra mare Adriatico, Ionio e Canale di Sicilia, domenica 17 aprile ci sarà chiesto se, quando scadranno le attuali concessioni, vogliamo che sia fermato lo sfruttamento dei giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se contengono ancora gas naturale o petrolio da estrarre.

Non possiamo ignorare che l’Italia alla Conferenza ONU sul Clima di Parigi ha deciso di puntare sulle risorse rinnovabili non solo per ripulire il pianeta, ma anche per lasciarlo ancora fruibile alle future generazioni.

La richiesta di sottoporre la normativa a referendum da parte di Abruzzo (che poi si è ritirato dai promotori), Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto, chiama i cittadini a confermare la scelta che l’Italia a fatto a Parigi sulla politica industriale ed energetica, ai cittadini cioè la responsabilità di decidere se si debba puntare su pericolosi e poco significativi giacimenti di petrolio e gas a poche miglia dalle nostre coste, o se sia più opportuno puntare su risorse più stabili e durature come il turismo, l’ambiente, la pesca  e le energie rinnovabili.

Le piattaforme così vicine alla costa, in un sistema chiuso come il Mar Mediterraneo, e ancor di più nell’Adriatico, comportano rischi concreti per l’ambiente, con un impatto rilevante sull’ecosistema marino ed effetti devastanti per l’habitat e la fauna marina dovuti non solo alla dispersione di idrocarburi, ma anche alle tecniche di ricerca come l’airgun (sparare bolle d’aria ad alta frequenza ed in modo ripetuto sui fondali), o alla ‘subsidenza’ (lo sprofondamento del fondo marino dovuto all’estrazione di gas e petrolio)

Trivellare il nostro mare non serve al fabbisogno energetico del nostro paese, conviene solo alle multinazionali. Stando ai consumi attuali secondo le stime fornite dal ministero dello Sviluppo economico, se anche per ipotesi fossero destinate tutte all’Italia e non, come avviene, ai mercati internazionali, le risorse di petrolio ancora da estrarre con le piattaforme attualmente attive entro le 12 miglia di costa sarebbero sufficienti a garantire il fabbisogno nazionale per appena sette settimane, sei mesi quelle di gas.

Soltanto cinque concessioni scadranno tra 5 anni. Tutte le altre scadranno tra 10-20 anni. E questo vuol dire che prima di quelle date non si perderà un solo posto di lavoro: almeno non per effetto del referendum. Anzi, dato che il comparto degli idrocarburi è già in crisi è semmai vero il contrario: se non si vincerà questo referendum, c’è il rischio che in prospettiva si perdano posti di lavoro senza che si riesca a far fronte tempestivamente al problema.

Inoltre una durata a tempo indeterminato delle concessioni viola le regole sulla libera concorrenza e si pone in contrasto con il diritto dell’Unione europea e con la direttiva 94/22/CE (recepita dall’Italia con d.lgs. 25 novembre 1996, n. 625). Oltre al rischio di una procedura di infrazione dell’Unione nei confronti dell’Italia, anche la Corte costituzionale potrebbe dichiarare la norma sulla durata delle concessioni illegittima per violazione dell’art. 117, primo comma, della Costituzione. In tal caso le concessioni tornerebbero di nuovo a scadere secondo la data prevista in origine. Proprio come si propone ora con il referendum abrogativo.

Il 17 aprile siamo tutti chiamati ad esercitare una scelta responsabile. Non sottraiamoci

(Visitato 200 volte, 1 visite oggi)
TAG:
massarosa politica referendum si sinistra comune trivelle voto

ultimo aggiornamento: 13-04-2016


“Del Ghingaro smentito dai fatti”

Legittima difesa: a Forte dei Marmi raccolta firme per legge popolare dell’Idv