Meriterebbero di essere accolti come eroi cittadini perché aggiudicarsi la Champions League e, una settimana più tardi, la Coppa Italia rientra nella sfera dello straordinario. Ciò che invece appartiene all’ordinario è l’indifferenza di un popolo – i viareggini – sempre in pole position quando c’è da criticare e, per il medesimo principio, in ultima fila quando la voce andrebbe usata per gioire e complimentarsi, non per straparlare.

Giocatori, staff e dirigenza del Viareggio verranno ricevuti dal sindaco ed in loro onore sarà organizzata una festa a cui parteciperanno coloro che in questo gruppo hanno sempre creduto e, purtroppo, pure chi adesso sale sul carro dei vincitori pur non avendo alcun motivo valido per farlo.

Soltanto chi ha provato le pene dell’inferno adesso può godersi la bellezza del paradiso. Il tutto, in termini strettamente sportivi. I drammi sono altri, specifica superflua, perché chi indossa, onora e glorifica ogni volta la maglia bianconera lo fa perfettamente conscio di un passato che non si può, non si deve e non si vuole dimenticare.

Matteo Valenti rivive nelle parate di Carpita, nelle sapienti gestioni di palla di capitan Simone Marinai, nelle rovesciate di “Jeky”, nei gol del folleggiante Gori e delle corse a perdifiato su e giù per le fasce di Dario Ramacciotti. Scena, quest’ultima, rimasta tabù nella finale contro la Sambenedettese, ma ormai un’immagine simbolo di un Viareggio che ha qualità e prima ancora cuore. Tanto cuore. Quello che permette di superare le avversità, di trovare le forza per rimontare ogni volta anche dopo errori evitabili perché banali.

Carpita, Marinai, Gori, Ramacciotti. Non solo. Ozu, François, D’Onofrio, Gemignani, Cinquini, Stefano Marinai, Remedi, Genovali. E anche Alessandro Taffi e Marco Pacini, che si sono persi Euro Winners Cup e Coppa Italia ma che avranno modo e tempo di dare il loro contributo, una costante di questi anni.

E poi Stefano Santini, altro che “special one”: allenatore, stratega, motivatore, padre. Il suo staff, quello che lo ha supportato direttamente a Catania e quello che si è reso comunque utile da un cellulare: Massimiliano Belluomini, Andrea Ferrari, Gianni Vania, Marco Bertolani, Emiliano Diridoni, il dottor Enrico Petri. Il presidente Giancarlo Carpita, il suo vice Lirio Valenti. I dirigenti, Gian Simone Leonildi su tutti. I tifosi. Andrea Santini li ha trascinati visceralmente. Questo doppio trionfo è anche suo.

Nomi e volti di una realtà bella se raccontata, stupenda se vissuta. Un privilegio per pochi.

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ultimo aggiornamento: 05-06-2016


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