Una data, una storia. O meglio, un pezzo di storia della Versilia. Storie di lacrime e dolore che non possono essere dimenticate dalle nuove generazioni: il ricordo del passato da coltivare per non disperdere le pagine anche meno conosciute sulle quali è nato il nostro paese.

IL 30 GIUGNO 1944 a Valpromaro, nelle Seimiglia camaioresi, venne compiuto il primo eccidio di civili inermi da parte dei nazisti in quell’estate rosso sangue che avrebbe avuto il suo momento più tragico e drammatico il 12 agosto a Sant’Anna di Stazzema con le 560 innocenti vittime. Un’estate di dolore e di disperazione con i tedeschi (spalleggiati anche da fascisti) che seminarono il terrore.  Cominciando proprio da Valpromaro anche se poi la strage dei dodici civili venne compiuta sulla strada che porta a Migliano e dove è stato realizzato un monumento ricordo. Fra le dodici vittime di Valpromaro c’erano anche tre ragazzi non avevano ancora compiuto venti anni: il più giovane, Lamberto Dati aveva 17 anni.

LA STORIA processuale della strage di Sant’Anna ha fatto emergere che c’era un disegno ben preciso da parte delle truppe naziste, quella ‘strategia del terrore’ che la gente della Toscana e dell’Emilia Romagna ha dovuto sopportare ad un prezzo angoscioso di vite umane. Un prezzo che la Versilia, non solo il paese martire di Sant’Anna di Stazzema, non può dimenticare. Mai.
INFATTI dopo l’eccidio di Valpromaro-Ponte Miglianesi del 30 giugno, ci furono altre tappe di dolore e di disperazione per le famiglie delle vittime: il secondo eccidio di civili il 17 luglio a Montemagno di Camaiore (sette le persone fucilate), poi il 29 luglio a Seravezza (quattro vittime). Furono 31 i morti del 10 agosto alla Sassaia di Piano di Mommio (molti erano di Forte dei Marmi anche se la maggior parte proveniva dalla provincia di Pisa). E sempre il 10 agosto a Quiesa e nella zona di confine fra Massarosa e Lucca, altri quaranta civili trucidati.
IL DRAMMA della popolazione versiliese diventa calvario il 12 agosto a Sant’Anna e nei paesi ‘attraversati’ dai nazisti per consumare l’orrenda strage: è un percorso, da Mulina a Capezzano Monte, a Valdicastello, a Seravezza punteggiato dalla ferocia con la quale i tedeschi se la prendono con i civili. Una ferocia che si consuma nell’arco di una giornata con 560 vittime. I nazisti non si fermano: anche nelle vicinanze di Fivizzano in provincia di Massa Carrara ci sono morti. La ferocia non si ferma: negli ultimi giorni di agosto e nei primi di settembre sulle strade dei comuni di Camaiore e di Massarosa avvengono altre stragi di civili non per rappresaglia ma ‘semplicemente’ per terrorizzare la popolazione: Pieve, Compignano, Massaciuccoli, Pioppetti di Montemagno sono le altre stazioni della Via Crucis della popolazione versiliese, che continuerà – sotto l’incalzare degli Alleati – nel mese di settembre con i nazisti che consumeranno delitti ai danni della popolazione civile a Valdicastello, Querceta e Motrone. Tre mesi di dolore, di sangue e di vittime. Da non dimenticare ma da coltivare nel segno della memoria.

di Giovanni Lorenzini

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Giovanni Lorenzini scrive su VersiliaToday