“Prima vogliamo verità e giustizia per i nostri cari che abbiamo perso. Poi, forse, potremo accettare la solidarietà dalle Ferrovie dello Stato”. Daniela Rombi respinge al mittente l’attestato di solidarietà manifestato da Gioia Ghezzi, presidente del gruppo Ferrovie dello Stato, in occasione del settimo anniversario del disastro ferroviario di Viareggio. E lo fa a pochi passi da via Ponchielli, dove perse la vita la 21enne figlia Emanuela, davanti a una piazza gremita che applaude con convinzione le sue parole.

Rombi ha aperto il suo intervento ricordando Alessandro Bertolucci e Beppe Lombardo, “due ferrovieri che purtroppo non sono più con noi ma che si sono sempre impegnati al nostro fianco per la sicurezza dei treni”.

Per anni Rombi è stata la presidente dell’associazione onlus Il Mondo che Vorrei che raccoglie i famigliari delle vittime della strage di Viareggio: “È un nome pesante, perché dal 2009 le nostre vite sono tese verso un mondo diverso, fatto di giustizia. La nostra è una battaglia di civiltà non solo per quelli che abbiamo perso, ma anche e soprattutto per le future generazioni: dobbiamo lottare sempre perché l’unica lotta che si perde è quella che si abbandona”.

Rombi ricorda che quella di Viareggio è stata una strage “che si poteva e si doveva evitare: in quel giugno 2009 si erano già verificati due incidenti che lasciavano presagire quello che poi sarebbe accaduto nella nostra città. Non sono state prese misure preventive, protettive e cautelative: solo dopo la strage a Viareggio è stato eretto un muro tra la ferrovia e le case di via Ponchielli, solo dopo la strage i treni transitano a non più di 50 chilometri orari.

“In questo processo da una parte c’è Viareggio e dall’altra la logica del profitto. Noi siamo condannati al dolore a vita, ma non dobbiamo farci fermare né accontentarci. Abbiamo il dovere di testimoniare per i sommersi e per dare un senso al nostro dolore”.

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ultimo aggiornamento: 30-06-2016


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