Strage Viareggio, slittano di 24 ore richieste condanna Pm non hanno terminato la requisitoria. Rischiano di allungarsi ancora i tempi del processo per la strage di Viareggio del 29 giugno 2009: non sono bastate cinque udienze ai pm Giuseppe Amodeo e Salvatore Giannino per terminare la loro requisitoria: solo oggi si conosceranno le richieste di condanna per i 33 imputati, persone fisiche, e le 9 società chiamate a rispondere della strage causata dal deragliamento di un convoglio composto da 14 carri-cisterne che trasportavano gpl. Uno dei carri, fuoriuscito dai binari, si squarciò e il gas poco dopo esplose: le fiamme avvolsero molte abitazioni della zona, soprattutto di via Ponchielli, nei pressi della stazione. I 33 imputati e le aziende sono accusati tra l’altro, a vario titolo, di disastro ferroviario colposo, incendio colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime. Alcuni anche della violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro.

Dopo quasi 100 udienze – il processo è iniziato il 13 novembre 2013 -, i due magistrati anche oggi si sono soffermati a lungo nella ricostruzione delle realtà societaria del Gruppo Fs, delle misure di sicurezza che secondo l’accusa non sarebbero mai state attuate, e del ruolo dell’allora amministratore delegato Mauro Moretti, uno degli imputati, al quale tutto faceva capo: “Nessuna decisione veniva presa se non da lui”, hanno ribadito. Difficile per i giudici, per gli avvocati difensori e per i legali di parte civile seguire le molte questioni tecniche e amministrative toccate dall’accusa tanto che, dopo nove ore, quando il presidente del collegio Gerardo Boragine ha chiesto ai pm quando pensavano di terminare, alcuni avvocati hanno chiesto, e ottenuto, che le richieste di condanna slittassero a oggi.
Un processo che i familiari delle 32 vittime non hanno mai disertato: sempre presenti con i loro cartelloni, con le magliette bianche con le foto delle vittime che anche oggi occupavano 32 sedie nello spazio del pubblico nell’aula ricavata al polo fieristico di Lucca. Con la richiesta, più volte fatta da loro ai diversi governi, per evitare la prescrizione che incombe su alcuni reati (come l’incendio colposo). E anche ieri  sono più amareggiati che arrabbiati per l’ennesimo rinvio di 24 ore.
Per tutti loro la vita è cambiata quella notte, e sentire i magistrati dire che se ci fosse stato un muro invece della semplice ‘staccionata’ di cemento presente lungo la ferrovia, si sarebbero salvate molte vite in via Ponchielli, certo aumenta il loro dolore. Nessuno, hanno detto Giannino e Amodeo, controllò le carte della manutenzione di quel convoglio, di proprietà della multinazionale Gatx, di cui nessuno sapeva niente ma che viaggiava sulla rete ferroviaria italiana. Nessuno controllò, dicono ancora i magistrati, se la revisione fatta nell’officina tedesca Jungenthal, i pezzi montati nell’azienda italiana Cima, erano regolari.
Oggi, dopo le richieste dei pm, il processo proseguirà con i primi interventi dei legali di parte civile e, a ritmo serrato (sono state fissate altre 13 udienze fino all’11 novembre), il collegio cercherà di arrivare alla sentenza: il presidente Boragine (al suo fianco i colleghi Nadia Genovesi e Valeria Marino) vorrebbe pronunciarla entro la fine di novembre ma potrebbe slittare a metà dicembre.

(ansa)

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