Della serie: la fortuna aiuta gli audaci. Quando lo scorso giugno i costruttori di carri e mascherate del Carnevale di Viareggio hanno consegnato i bozzetti delle opere che sfileranno a febbraio, nessuno poteva prevedere che Donald Trump sarebbe diventato il nuovo presidente degli Stati Uniti. Nessuno, o quasi. Perché, in verità, una coppia di carristi – i fratelli Stefano e Umberto Cinquini – e due concorrenti tra le maschere isolate – Michele Cinquini e Rodolfo Mazzone – hanno deciso di prendere di mira proprio il businessman newyorchese ben consapevoli del rischio che, in caso di vittoria alle urne di Hillary Clinton, le loro opere avrebbero potuto perdere mordente.
E invece eccoli che porteranno sui viali a mare la strettissima attualità, tanto più che il primo corso mascherato – 5 febbraio – arriverà a un paio di settimane di distanza dall’insediamento ufficiale di Trump alla Casa Bianca.
Trump sui carri
“No, non sono un veggente”, taglia corto Umberto Cinquini. Che poi mette i puntini sulle ‘i’ a proposito del significato di “Bang bang”, la sua prossima costruzione. “Il soggetto, in realtà, non è Trump e nemmeno le elezioni presidenziali: il nostro carro ha tutto un altro significato.
“Noi parliamo della new wave di populismo americano che vuol combattere le problematiche del Paese con l’uso delle armi, come nel Far West. Diciamo che Trump, o meglio, il ciuffo di Trump simboleggia alla perfezione questo fenomeno”.
Certo, un problema i due Cinquini se lo sono posto, al momento di presentare il progetto: “Inizialmente ci siamo chiesti: ‘E se poi non vince?’. Ma in realtà era altro quello che ci interessava perché la nostra non è una satira incentrata su Trump, peraltro nemmeno così visibile sul carro. Di sicuro è e sarebbe stato uno dei personaggi dell’anno indipendentemente dal voto degli americani. Però ecco, da lì a pensare che avrebbe vinto…”
Trump tra le maschere isolate
Una scelta vincente, quella dei Cinquini. O meglio, della famiglia Cinquini. Perché tra le maschere isolate Silvia Cirri e Michele Cinquini, rispettivamente moglie e figlio di Umberto, porteranno sui viali a mare “Mad Donald Trump”, immaginando il neopresidente americano nei panni di un pagliaccio. “Fortuna. Si chiama fortuna”, è il commento di Michele. “Scherzi a parte, avevo basato tutto sul fatto che per la prima volta faceva più scalpore il candidato indicato come perdente, o che si sperava perdesse.
“Parlando con alcuni parenti americani, poi, ho intuito la pazzia di quel popolo e allora sono andato avanti col progetto”. Prendendosi un rischio mica da poco: “Sì, ho osato. Essendo un po’ fuori dai giochi per il passaggio nella categoria superiore ho provato il tutto per tutto”.
Anche Rodolfo Mazzone con il suo “Lo s…Trump…alato” si è rivelato buon profeta. “Sinceramente non mi aspettavo che vincesse, anche se tutto il clamore che ha suscitato fin dall’inizio mi portava ad avere qualche dubbio”, racconta il mascheratista cecinese. “Sentivo che era un personaggio che avrebbe comunque lasciato il segno e l’idea della maschera è proprio partita da questa considerazione.
“Il volo per tutta l’America per la campagna elettorale, le gaffe, le polemiche mi hanno portato a dissacrarlo con questa satira non proprio gentilissima”. Che rimarrà attuale a distanza di mesi: “Ho rischiato tanto, ma non credo che la maschera avrebbe perso l’immediatezza del messaggio. Ad ogni modo, da sempre il Carnevale colpisce i personaggi più in vista. E il fatto di aver azzeccato m’inorgoglisce”.
Un po’ di storia
Donald Trump sarà dunque il quarantacinquesimo presidente nella storia degli Stati Uniti d’America. Ma quelli raffigurati dai carristi del Carnevale di Viareggio sono assai meno. Perché la satira politica arriva solamente agli inizi degli anni Sessanta con “Carnevale al vertice” di Silvano Avanzini che realizza la caricatura, tra gli altri, di Dwight Eisenhower. Dopo di lui spazio a John Kennedy su due carri – 1962 e 1963 -, a Richard Nixon in “Ping pong” di Arnaldo Galli (1972), Gerald Ford in “Questo matrimonio non s’ha da fare – i compromessi sposi” di Carlo Vannucci (1976) e Ted Carter in un paio di costruzioni.
Negli anni Ottanta il grande protagonista è Ronald Reagan, rappresentato su sei carri diversi, mentre è meno tangibile il segno lasciato (almeno al Carnevale) dal suo successore George Bush. La presidenza Usa torna di prepotenza sulle costruzioni viareggine con Bill Clinton – è il mascherone centrale di “American sexgate show” di Renato Verlanti che trionfa nel 1999 – e anche con George W. Bush, così come accadrà a Barack Obama che vanterà numerosissime citazioni sia tra i carri che nelle costruzioni minori. E ora sarà la volta di Trump che colleziona già tre caricature.