Trentesimo Salone del Libro di Torino, dopo Milano, dopo le polemiche, dopo un sindaco nuovo, dopo il tocco incisivo di Nicola La Gioia, uno scrittore che ho apprezzato e sostenuto molto. Un trentesimo anniversario per cui non basta una giornata domenicale per percepirne il reale impatto e la portata anche se il numero dei visitatori e dei biglietti emessi è già un segnale altamente positivo di cosa sia stato questo Salone Internazionale del Libro.

Cosa si percepisce in un giorno? Si percepisce la grinta e la passione delle case editrici emergenti, attente al pubblico, fin dalla cura degli stand in cui i libri avevano un ruolo centrale così come il lettore, capace di essere accolto, ascoltato, considerato oltre che consigliato.

Si percepisce la resistenza di editori affermati sul mercato che grazie a scelte di qualità e attenzione al catalogo danno ossigeno a un mondo in cerca di lettori e a lettori affamati di storie.

In questo Salone c’è stato spazio per realtà piccole, locali, per realtà in via di definizione e anche per l’innovazione.

C’è stato spazio per il dibattito, il confronto con gli autori, le note dei blogger, le intermittenze dei mondi social, le lezioni, gli incontri tra scrittori e lettori, in definitiva tra chi i libri li ama e ci crede davvero a questo amore.

Ci sono state molte immagini in questo salone: cover, ritratti, fotografie di scrittori, storie delle case editrici, il segno tangibile di un passato prezioso.

E poi c’è la vera magia di questo salone: gli scrittori e i lettori.

Ci sono stati libri belli, libri brutti, libri che dimenticheremo e altri che resteranno addosso, libri di ogni tipo, grandi, bambini, autori consacrati e altri al debutto.

Ci sono state presenze, e assenze e la meraviglia di una città straordinaria come Torino capace di sentire questo evento qualcosa di insito nella propria identità. Eppure la magia delle parole che fanno cultura, che fanno compagnia, che regalano possibilità e incontri era davvero percepibile.

Un’atmosfera serena, anche quando passa rapido lo scrittore con lo sguardo triste e la scorta a custodirlo, un’atmosfera frizzante con tanta voglia di esserci e di scommettere che finché i mondi di chi scrive e di chi legge riescono a emozionare e a dialogare, nessuna parola è perduta.

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