La mia passione per la montagna mi spinge in questa scheda a lasciare per un attimo le nostre Alpi Apuane per raccontare della mia ascesa al Castore (siamo nelle Alpi Pennine), che si trova lungo lo spartiacque che dal Breithorn conduce verso la Punta Dufour. Più nel dettaglio è collocato tra il Polluce, dal quale è separato dal Passo di Verra ed il Lyskamm Occidentale e dal colle del Felik. Prende il nome, assieme al vicinissimo Polluce, dai due gemelli della mitologia greca Castore e Polluce.

Càstore e Pollùce (in greco antico: Πολυδεύκης, -ους) sono appunto due personaggi della mitologia greca (e poi anche romana): erano gemelli, ma si narrava che Leda, la loro madre, li avesse concepiti separatamente, unendosi nella stessa notte prima con Zeus e poi con suo marito, il re spartano Tindaro: dall’unione con il dio sarebbe nato Polluce, dotato di natura immortale; da quella con Tindaro il mortale Castore. L’affetto che univa i due gemelli era così forte che quando Castore morì Polluce, che era immortale, decise di morire anch’egli.


Destinazione Staffal

Staffal Castore si parteL’alta montagna è foriera, per me, di sensazioni davvero particolari: ritrovarsi in una vallata alpina circondata da creste e vette imponenti oppure in mezzo ad un ghiacciaio in alta quota ti fa sentire piccolo piccolo, un “granello detritico” nell’immenso proscenio formato dalla natura.

Potete immaginare quali sensazioni abbiamo avuto  io, Piero e Andrea quando siamo giunti a Gressonay-La-Trinitè (nella omonima vallata) e poi poco più su, a Staffal, dove la strada che ha risalito tutta la valle termina in un enorme parcheggio (è qua che gli alpinisti lasciano le auto e prendono gli impianti di risalita per iniziare le avventure nel gruppo montuoso del Rosa): davanti a noi, imponente, il fronte del massiccio del Monte Rosa con alcune delle sue epiche vette; dentro di me una morsa alla bocca dello stomaco e un senso di rispetto profondo per qualcosa che è davvero più grande dell’essere umano.

Noi abbiamo dunque deciso di salire fino a punta Castore (4226 mt s.l.m.) avendo come base il rifugio Quintino Sella al Felik (3585 mt). È fin quassù che vi seguiremo, ora, nel viaggio.

Verso il rifugio Quintino Sella al Felik – Guardando la testa della vallata vedrete subito che da sopra il parcheggio partono due funivie; una corre via veloce alla vostra destra: è l’impianto che porta al Passo dei Salati e da lì ancora più in alto a Punta Indren (da qua gli alpinisti proseguono sul ghiacciaio per Capanna Gnifetti e, infine, per Capanna Regina Margherita, il rifugio più alto d’ Europa a ben 4554 metri).

L’altro ramo della funivia, che prenderete, sale ripidissimo verso sinistra in direzione del Colle di Bettaforca, da dove inizia il vostro trekking per il rifugio Sella al Felik e, in seguito, per punta Castore.
Scesi dalla funivia prenderete una seggiovia che, dopo un lungo tratto panoramico, vi condurrà appunto al colle di Bettaforca (2730 mt), ha inizio il trekking vero e proprio che vi porterà, il primo giorno, al rifugio e, il secondo, in vetta al Castore.

Da Colle di Bettaforca al rifugio Quintino Sella

Dal Colle inizierete, molto molto lentamente per permettere al vostro corpo l’acclimatamento all’alta quota, il cammino seguendo i segni gialli del segnavia n° 9 del cai; l’ambiente è quasi lunare, in mezzo a sfasciumi, pietre e grandi massi: non difficilmente vi imbatterete in gruppi di stambecchi, eleganti e fieri, che popolano questi ambienti; con passo lento e corto (Kalipè: “Va’ con passo corto e lento”, dicono i tibetani quando partono per una scalata come ricorda Reinhold Messner), che vi permetterà di assorbire completamente il silenzio ed il mistero della natura, vi dirigerete verso il colle della Bettolina Inferiore (2906 mt) e poi della Bettolina Superiore (3131 mt).

Siete davvero in alta montagna, il respiro può cominciare ad essere faticoso e potrebbe cominciare a manifestarsi un leggero mal di testa. Salendo, sulla vostra sinistra, potete ammirare la morena formata dal ghiacciaio.
Da qui in avanti il percorso è più delicato ma, in ogni caso, ben segnato: incontrerete grossi massi sui quali è meno agevole procedere e, nel mese di giugno, discreto innevamento con traccia ben visibile a causa dei frequenti transiti; dopo circa tre ore dal colle di Bettaforca siete giunti, appena superate alcune roccette ed un punto un po’ esposto, al passaggio più avvincente del primo giorno:
Una lunga ed esile cresta rocciosa con panorami mozzafiato – si scorge in lontananza il Monviso – situata a circa 3400 metri di altezza, che sale dolcemente verso il pianoro che ospita il rifugio; tutta la cresta è comunque attrezzata con canaponi e cavetti metallici grazie ai quali, per maggiore sicurezza, potete assicurarvi dopo aver “calzato” l’imbrago.

360° rifugio quintino sella

In circa 40’ di percorso siete giunti al rifugio Quintino Sella (confortevole e ben gestito), giusto ai margini del ghiaccio del Felik: oltre il rifugio, in alto, il ghiacciaio, il colle del Felik e la lunga ed affilata cresta sommitale del Castore, meta del giorno successivo; lassù sulla vostra destra, faccia al rifugio, punta Gnifetti e Capanna Regina Margherita: la commozione è a mille!!!


Difficoltà:
Medio

Durata Itinerario:
4 ore circa


 

Punta Castore: verso il colle del Felik

traccia di salita castoreAl mattino seguente, di buon ora (verso le quattro) sveglia  e colazione; fuori è notte e dalle finestrelle del rifugio potete intravedere, in lontananza, le luci di Capanna Margherita, in cima alla punta Gnifetti, dove altri uomini, nello stesso momento, si stanno preparando ad altre avventure! Iniziate i preparativi dello zaino e soprattutto la “vestizione”: imbrago, ramponi e preparazione accurata della cordata. Prima che albeggi siete pronti e potete così, sotto il cielo stellato, attaccare il ghiacciaio del Felik giusto dietro il rifugio, in leggera e dolce salita.
Il percorso, che generalmente troverete ben tracciato, potrà variare a seconda dell’innevamento e del grado di apertura dei crepacci, ben presenti ad ogni cambio significativo di pendenza.

Castore un po' di riposo
Castore un po’ di riposo

Procedendo in questo modo (la direzione da seguire è comunque davanti a voi) arriverete, in circa 1 ora, alla cosiddetta crepacciata terminale che precede l’ultimo cambio significativo di pendenza prima della cresta sommitale. Superato con attenzione quest’ultimo crepaccio, in pieno ghiacciaio, il percorso sale molto ripido verso destra e quindi, con uno stretto tornante e mantenendo la ripidità, verso sinistra; al termine della salita (45’ dalla crepacciata terminale) siete giunti al colle del Felik: avete raggiunto e superato i 4000 metri (4061 mt).

 

La città di Felik

colle del Felik Castore
colle del Felik – Castore

Sappiate che non sempre, in passato, i ghiacciai hanno bloccato gli alti colli del Massiccio del Monte Rosa: numerose leggende raccontano di pascoli, campi coltivati e città, là dove ora tutto è ricoperto da nevi e ghiacci perenni. Fra di esse, c’è la leggenda della città di Felik, che sarebbe sorta sulla destra delle morene dell’attuale lingua terminale del Ghiacciaio del Lys, alla testata della Valle di Gressoney. La città, favorita dai traffici con il vicino Vallese, aveva un’attività molto prosperosa, che aveva fatto dimenticare alla sua popolazione il rispetto per Dio: venne perciò punita dal cielo con un lunghissimo inverno che la seppellì per sempre. Ancora oggi, si narra, le anime dei suoi abitanti vagano alla ricerca della salvezza eterna fra i ghiacciai del Rosa.

Punta Castore: verso la vetta

Dal colle proseguirete verso sinistra; sulla vostra destra, oltre l’altipiano ghiacciato, imponenti si stagliano nel cielo blu intenso i Lyskamm (Occidentale, Centrale ed Orientale).
Superato l’ultimo pendio in direzione di punta Felik avrete raggiunto la tanto desiderata cresta Sud Est del Castore: elegante, sinuosa, bellissima!

cresta sommitale castore

La cresta richiede massima attenzione per la notevole esposizione e per i tratti affilati che presenta. Alcuni passi in lieve discesa  aumentano il senso del vuoto che si avverte. Con cautela si raggiunge un’anticima quindi, con un ultimo sforzo in dolce salita, ecco la vetta del Castore.

in vetta al castoreSiete privilegiati perché da qua godete di un panorama di rara bellezza: davanti a voi, appena arrivati, disegnando una linea retta quasi perfetta il Polluce, la Roccia Nera, il gruppo dei Breithorn e, in lontananza, il Cervino… inconfondibile.

Sulla vostra destra, a perdita d’occhio, le Alpi svizzere del Vallese!
Sono passate circa tre ore da quando siete partiti dal Quintino Sella; una breve sosta in vetta, il tempo della condivisione delle emozioni con i compagni e con qualche altro alpinista che nel frattempo ha raggiunto la cima e via, di nuovo verso il rifugio, per lo stesso appagante ambiente della salita.

Scendendo, soprattutto una volta raggiunta la zona dei crepacci, farete molta attenzione a causa dello stato della neve che, a quell’ora (saranno circa le 11 del mattino) e con il sole alto, dovrebbe essere più molle: gli eventuali ponti di neve sui crepacci, pertanto, potrebbero risultare meno stabili!

Terminata la discesa del ghiacciaio vi attende, ancora, il ritorno al Colle di Bettaforca, giusto in tempo per l’ultima corsa della seggiovia e della funivia per Staffal.


Punta Castore – dati escursione in breve

Valle di accesso: Val di Gressoney

Punto di appoggio: Rif. Quintino Sella al Felik (q. 3585 m)

Tipo di via: Via normale

Tipo di percorso: Traccia su ghiacciaio

Difficoltà: EEA; PD

Giorni di trek :      2

Attrezzatura: Piccozza, ramponi, imbracatura, corde e rivii e attrezzatura da ghiaccio

Periodo suggerito: 15 giugno – 15 settembre

Tempi di percorrenza

Da Colle di Battiforca al rifugio Quintino Sella (primo giorno): 4 ore

Dal rifugio Quintino Sella a punta Castore (secondo giorno): 3 ore

Discesa da punta Castore a Colle di Battiforca (secondo giorno): 6 ore


Mappa percorso per Punta Castore

mappa percorso castore

 


Massimiliano LombardiMassimiliano Lombardi

Si tratta di percorso di alta montagna, in parte su ghiacciaio: pertanto va intrapreso solamente con guide alpine, gruppi del Club alpino italiano CAI, o comunque con persone molto esperte di questo tipo di trekking, dei sistemi di sicurezza nella progressione su ghiacciaio e della attrezzatura da usare.

Per maggiori informazioni sui percorsi escursionistici sulle Alpi Apuane, rivolgersi alla sezione CAI di Viareggio “M. Bacci”.
Ricordate, la montagna è un ambiente bellissimo, quanto ostile e difficile da affrontare nelle difficoltà. Valutate prima di partire le vostre corrette condizioni fisiche e l’idoneità dell’attrezzatura. Evitate di addentrarvi in escursioni da soli e ricordate di comunicare sempre l’itinerario che andrete ad affrontare per permettere in caso di necessità di essere rintracciati.

(Visitato 1.561 volte, 1 visite oggi)

Odore di mare

Ballerine che danzano nell’aria in piazza Duomo, un omaggio al Dap Festival