La Giuria del Premio Viareggio-Rèpaci ha deciso di assegnare il Premio Internazionale Viareggio-Versilia 2017 a don Luigi Ciotti “per il suo lungo, meritorio e fecondo impegno nel sociale a sostegno degli emarginati e dei diseredati e per la sua decisa lotta e il suo impegno etico-educativo contro la corruzione e la criminalità organizzata”. Il nome di don Ciotti entra così nell’Albo d’oro che, aperto da Pablo Neruda, annovera -tra gli altri- Alexandros Panagulis, Coretta King, Pietro Nenni, Gunther Grass, Willy Brandt, Gino Strada, Mario Vargas Llosas, Abraham Yehoshua, Bernardo Valli, fino al Premio 2016 al Comune di Lampedusa.

“Sono molto felice -sostiene Simona Costa, presidente del Premio- che la Giuria abbia proposto per la sua ottantottesima edizione quest’assegnazione a don Ciotti, che risponde pienamente allo statuto del riconoscimento Internazionale Viareggio-Versilia, da attribuire ‘a una personalità di fama mondiale che abbia speso la vita per la cultura, l’intesa tra i popoli, il progresso sociale e la pace‘”.

“Vogliamo sperare -prosegue quindi la presidente Costa- che questo nostro riconoscimento sia un piccolo ma ulteriore tassello di solidale condivisione e partecipazione a un grande e generoso impegno umanitario e a una coraggiosa campagna antimafia intesa a trasformare radicalmente i codici etici e culturali alla base dei fenomeni di corruzione e illegalità che affliggono il nostro Paese. Un segnale da rivolgere, in particolare, alle nuove generazioni, per le quali la figura di don Ciotti si profila insostituibile guida alla costruzione di una comunità che fermamente creda e si impegni a creare una società migliore”.

“Ricevere il Premio Internazionale Viareggio-Versilia -afferma don Luigi Ciotti- mi onora e mi imbarazza per due motivi. In primo luogo perché mi sento molto piccolo di fronte a personalità che l’hanno ricevuto prima di me: da Norberto Bobbio ad Altiero Spinelli, ai miei amici Romano Prodi ed Ermanno Olmi. In secondo luogo, perché quello che ho cercato di realizzare nella mia vita non l’ho fatto io o non l’ho fatto soltanto io. Sin dall’inizio ho creduto nella relazione, nella collaborazione, nel ‘noi‘, cioè nella forza di una comunità che si sente corresponsabile del bene comune”.

“Una comunità aperta, capace di accogliere, di non lasciare nessuno fuori o indietro -prosegue poi don Ciotti- È stata questa l’identità del Gruppo Abele, di Libera, di tutte le esperienze che hanno segnato la mia vita. In questo la cultura ha giocato, e continua a giocare, un ruolo fondamentale. Non basta accogliere, aiutare: bisogna anche conoscere e denunciare le cause dell’emarginazione e della povertà, altrimenti la solidarietà rischia di diventare un’attività indirettamente complice delle ingiustizie”.

“Cultura dunque per apprendere, per guardarci dentro, per aprire le menti e i cuori, per entrare in relazione con gli altri e saperci mettere nei loro panni. Gli egoismi e gli individualismi del nostro tempo -conclude don Ciotti- sono la spia di una grave caduta di umanità, e non possiamo sperare di uscire dalla crisi che stiamo attraversando -crisi etica e politica, prima che economica- senza un grande investimento sul piano educativo e culturale, senza una generale riscossa delle coscienze”.

La consegna del Premio Internazionale Viareggio-Versilia a don Luigi Ciotti avverrà domenica 27 agosto a Viareggio, nel corso della serata conclusiva in cui saranno proclamati i tre supervincitori di ognuna delle terne finaliste delle sezioni del Premio, narrativa, poesia e saggistica. E sarà preceduta, sabato 26 agosto, da un Convegno su Antonio Gramsci, in occasione del 70.mo anniversario dell’attribuzione alle “Lettere dal carcere” del Viareggio (alla memoria), avvenuta nel 1947.

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