Il trekking invernale al monte Sagro affronta un ambiente classico per tutti gli alpinisti ed i trekkers del Nord della Toscana; il Sagro, insomma, è per i Massesi e i Carrarini quello che rappresenta La Pania della Croce per i Lucchesi (poiché, d’altra parte, un po’ di sano campanilismo rimane una peculiarità italica, ricordo a tutti che la Pania della Croce è detta anche “la Regina delle Apuane”).

L’escursione, che non presenta alcun problema se effettuata in estate, in inverno (come è stato nel nostro caso) può riservare alcune difficoltà e comunque richiede sempre esperienza ed attenzione nonché l’uso consapevole di ramponi e piccozza. Si consiglia pertanto di affrontarla, in inverno, con gruppi Cai o con persone esperte.

Il monte Sagro

Il Sagro è una delle vette più panoramiche delle Alpi Apuane. È situato in parte nel territorio del comune di Fivizzano e in parte in quello di Massa (la vetta si trova lungo il confine tra i due comuni); le estreme propaggini sud sono in territorio carrarese. Il massiccio del monte Sagro è in posizione isolata rispetto alla dorsale principale apuana; esso domina la parte occidentale della catena e può essere considerato come una grossolana piramide a base triangolare. Il monte divide la valle del Lucido di Vinca (a NE) dalle Valli del Frigido (a SE) e del Carrione (a SO).

La montagna assume aspetti molto diversi a seconda del punto di osservazione. Da settentrione presenta un aspetto spiccatamente alpino con pareti verticali di roccia e spigoli acuti, aspetto particolarmente evidente se lo guardiamo da lontano: in questo caso, insieme al Pizzo d’Uccello, forma una coppia di monti dall’aspetto molto severo. Da oriente, guardandolo verso il mare, la montagna assume un aspetto più tranquillo, reso ancora più dolce dall’antecima (monte Spallone 1560 metri) dove si incontrano i confini dei tre comuni di Carrara, Fivizzano e Massa. Da occidente invece, quindi dal mare, il Sagro appare come una gobba erbosa sulla quale corre il sentiero principale per la vetta.

Perché si chiama monte Sagro

Sembra che il nome Monte Sagro sia legato al culto delle vette praticato da antiche popolazioni dell’neolitico; tale culto forse era legato al fatto che le montagne prossime al mare (come è il caso del Sagro), nelle estati secche, favoriscono la formazioni di nubi e di brevi ma intensi (quanto attesi) temporali. Da qui alla credenza che sulla vetta abitasse un Dio elargitore di piogge il passo era breve. Questa credenza è sicuramente esistita anche presso i Liguri-Apuani, come riportato dallo storico e naturalista latino Plinio il Vecchio.

L’attrezzatura necessaria

Trattandosi di salita invernale e temendo, dato il periodo, la presenza di tratti esposti o ghiacciati abbiamo preferito essere oltremodo prudenti e portare con noi il materiale per organizzare una “sosta” o per eseguire una “calata in doppia”; quindi ramponi, due piccozze, due chiodi da ghiaccio ciascuno, una mezza corda da 50 metri, cordini, fettucce e moschettoni, una piastrina Gi-gi. Infine il nostro zaino invernale contiene sempre un guscio, una frontale, guanti, copricapo invernale tipo passamontagna, occhiali da montagna anti-UVA, viveri (cereali integrali, frutta a medio indice glicemico come una banana non troppo matura, frutta secca, cioccolato fondente magari con nocciole, snacks) ed acqua.

L’itinerario verso il monte Sagro

La partenza da Foce di Pianza (mt.1270) è raggiungibile da Carrara seguendo le indicazioni per Campocecina ed offre la possibilità di lasciare l’auto proprio nell’ampio sterrato dal quale hanno origine i sentieri; seguirete il segnavia 172/173 procedendo in direzione sud-est.

In basso, verso “la civiltà”, le cave di marmo di Carrara: inestimabile ricchezza produttiva o secolare oltraggio a queste meravigliose montagne?

Al di là di questa annosa questione e della necessità di perseguire, anche in questo caso, il giusto equilibrio tra valorizzazione del patrimonio naturale e utilizzo delle risorse, il pensiero non può non andare alle famose cave di Fantiscritti (così chiamate a seguito del ritrovamento, nella cava, di un bassorilievo di origine romana raffigurante tre divinità con una scritta in latino) e alle cave del Polvaccio dalle quali sembra sia stato tratto il marmo statuario della Colonna Traiana e della Pietà di Michelangelo.

Dopo breve cammino su roccette il 173 piega a sinistra per dirigersi verso la foce del Faneleto, mentre il 172 (che seguirete) si dirige dritto verso la Foce della Faggiola. Il percorso si snoda su roccia, con belle e improvvise viste sul litorale Tirrenico e sulle Apuane meridionali, fino alla Foce della Faggiola; in questo tratto (peraltro ben tracciato dai segnavia CAI) il percorso presenta subito le prime difficoltà: ghiaccio vivo ovunque da affrontare con l’uso obbligatorio dei ramponi e della picca e con molta prudenza! Guadagnerete gradatamente quota costeggiando, qua e là, piccole e rade faggete fino ad incontrare la segnaletica blu indicante la vetta del Sagro: solitamente, in Febbraio\Marzo, si cammina su un buon innevamento percorribile senza particolari problemi! … in questo inizio anno, invece, la montagna ha voluto mostrarsi nella sua veste più gelida e aspra (ma quanto mai affascinante)!

Giunti alla Foce della Faggiola si abbandona il sentiero 172, che prosegue per Foce Luccica, per seguire, a sinistra, i segnali blu del sentiero di vetta.
Finalmente in questo tratto, esposto ad Ovest e “riscaldato” dal sole, il ghiaccio cede il posto ad un leggero innevamento ed al paleo. Inizierete così ad attraversare, con percorso moderatamente erto, i versanti occidentali dello “Spallone”; si transita, ora, sopra i Capannelli del Sagro (ruderi di antiche abitazioni dei pastori): qua la pendenza comincia a farsi maggiore, fino ad arrivare all’imbocco della grande conca di origine glaciale che conduce fino alla cresta nord-ovest e quindi alla vetta.

dopo Foce della Faggiola

Il sentiero, normalmente, anche in inverno non presenta condizioni estreme e, sebbene con attenzione, potrete attraversare in leggera salita l’ampia parete Ovest e raggiungere così la cresta su traccia nella neve ben evidente (e in leggera esposizione); poi, svoltando a destra, percorrerete la cresta fino alla cima. Lassù una croce, una rosa dei venti in marmo, una madonnina ed un panorama stupendo sulle Apuane Settentrionali (siete a quota 1753).

il traverso ghiacciato

Nel nostro caso, invece, la seconda sorpresa: proprio all’imbocco della parete Ovest un lungo traverso in ombra letteralmente ghiacciato! Per prudenza lo superiamo con due picche e faccia alla parete. All’uscita dal tratto il percorso prosegue in ambiente innevato e leggermente esposto verso la cresta sommitale. Superate alcune roccette ed alla vista del successivo tratto ghiacciato decidiamo, data anche l’ora tarda, di abbandonare il percorso verso la cima. La montagna, grande maestra di vita, è anche questo: saper rinunciare!


La Mappa del trekking invernale al monte Sagro

trekking invernale al monte sagro la mappa
trekking invernale al monte sagro la mappa

Accesso al monte Sagro:

Foce di Pianza

Punto di appoggio:

Tipo di via:

Trekking

Difficoltà:

EE

Attrezzatura:

Attrezzatura invernale, Piccozze, Ramponi

Tempi di percorrenza:

andata 2h,30; ritorno 2 ore.

 


Massimiliano LombardiMassimiliano LombardiPer maggiori informazioni sui percorsi escursionistici sulle Alpi Apuane, rivolgersi alla sezione CAI di Viareggio “M. Bacci”.
Ricordate, la montagna è un ambiente bellissimo, quanto ostile e difficile da affrontare nelle difficoltà. Valutate prima di partire le vostre corrette condizioni fisiche e l’idoneità dell’attrezzatura. Evitate di addentrarvi in escursioni da soli e ricordate di comunicare sempre l’itinerario che andrete ad affrontare per permettere in caso di necessità di essere rintracciati.

 

 

(Visitato 821 volte, 1 visite oggi)
TAG:
escursioni alpi apuane

ultimo aggiornamento: 07-01-2018


Escursione al monte Prana dal paese di Torcigliano

Da Massaciuccoli a Compignano, facile ma bellissima escursione