Rischia di chiudere a fine anno scolastico l’istituto di Pieve a Elici, a Massarosa. La voce si fa sempre più insistente in paese, mettendo in apprensione i residenti della collina e le insegnanti che in quella scuola lavorano.

Tanto che due maestre hanno scritto due diverse lettere aperte, che pubblichiamo integralmente.

Un amore di scuola

Ogni volta che ho detto a qualcuno che lavoravo nella scuola elementare di Pieve a Elici la reazione è stata la stessa: “Lavori lassù? Buon per te!”. Sì, buon per me e buon per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di lavorare in questo luogo magnifico. Posizione eccezionale, lontano dal traffico della via Sarzanese , olivi, aria pulita… una scuola di dimensioni contenute ma bella, luminosa, allegra, circondata da un grande cortile con gli olivi. Se il muro del nostro giardino potesse parlare, quante cose meravigliose racconterebbe! Da lì sono passate generazioni di ragazzi che col loro allegro vociare e correre hanno animato il silenzio degli oliveti secolari, ragazzi che hanno condiviso esperienze, inventato mondi, progettato, fatto scoperte. Lì i piccoli hanno imparato i giochi dai grandi realizzando quel passaggio generazionale della cultura infantile che non avviene più da nessun’altra parte perché i cortili non ci sono più e perché i bambini non hanno più luoghi ne’ possibilità per giocare insieme : poco spazio, poco tempo, troppe paure… Allora il giardino della scuola rimane l’unica oasi felice dove si scava, ci si sporca , si gioca con la terra. Una felice eccezione in un’ epoca digitale dove si impara ad usare solo l’indice.. che bellezza vedere i piccoli che fanno le tortine di terra o che macinano i sassi per farne polverina, e pazienza se ci si sporca il grembiule! Alla Pieve anche il lavoro scolastico viene facilitato perché il luogo offre tantissime opportunità: è facile insegnare geografia guardando il panorama ed osservando gli elementi del paesaggio. E’ come un magnifico libro aperto su tutto: hai davanti mare, lago, palude, colline, montagne, la natura e il lavoro dell’uomo. E poi c’è il bosco per andare a scoprire i segni delle stagioni, il prato per sdraiarsi ad osservare le nuvole, la bellissima Pieve testimone di un passato tutto da scoprire che talvolta ci regala imprevedibili sorprese, come alcuni coccetti medievali ritrovati scavando in giardino… Sì, è proprio un privilegio lavorare alla Pieve. Lo sapevano bene le nostre colleghe Cesy e Laura, adesso in pensione, che avevano un legame viscerale con il plesso e ci hanno lasciato un’eredità preziosa che dobbiamo difendere perché il privilegio comporta anche delle grandi responsabilità. Oggi che per l’ennesima volta si parla di creare un polo scolastico unico a Massarosa, è necessario ribadire con forza il valore immenso delle piccole scuole che sono davvero, e non a discorsi, a misura di bambino. Lì ognuno si sente accolto, tutti ti conoscono e ti chiamano per nome. E se per le leggi dei numeri il polo sembra la scelta più giusta noi facciamo appello alla legge del cuore che “sulle cose serie ha idee molto diverse” come diceva il Piccolo Principe. Ogni angolo, ogni radice, ogni sasso della nostra scuola è speciale, unico e insostituibile. Lo sanno bene i nostri alunni di oggi e di ieri.

 

Donatella, orgogliosamente, maestra della Pieve

 

Caro sindaco e cara amministrazione comunale, Sperando di stimolare una maggiore riflessione prima di prendere qualsiasi decisione, con l’augurio che non sia già troppo tardi, vorrei parlarvi nella triplice veste di residente, maestra e mamma per quanto riguarda l’intenzione di costruire un nuovo polo a Massarosa e la conseguente chiusura della scuola di Pieve a Elici. In veste di residente, dico che Sono 30 anni che ho la fortuna di abitare su queste splendide colline, immersa nel verde a contatto con la natura, e nemmeno per un istante ho pensato di allontanarmene. Quando i miei compagni di liceo mi dicevano “ma dove stai, sui monti?”, io rispondevo loro che abitavo in un paradiso terrestre, pieno di fiori, olivi, con il mare sempre davanti agli occhi. Ed è qui che ho avuto la fortuna di trascorrere i miei anni più spensierati, come alunna della scuola di Pieve a Elici, una scuola piccola, con pochi bambini per classe, ma che proprio per questo si è da sempre connotata come una seconda casa, una grande famiglia allargata in cui gioco e apprendimento si sono legati l’uno all’altro. E arrivati ad oggi, dopo un concorso vinto per insegnare, non ho avuto dubbi quando mi è stato chiesto in quale scuola mi sarebbe piaciuto continuare la mia avventura da maestra: sicuramente a Pieve a Elici. Qui infatti, ci sono tutte le caratteristiche per mettere in pratica quanto affermato dalle Indicazioni Nazionali del ministero dell’istruzione: educazione all’aperto, sviluppo di un approccio alla corporeità, sviluppo di una mente ecologica e rispettosa dell’ambiente, tutela del paesaggio e del patrimonio naturale presente nel territorio in cui viviamo. Avere la possibilità di leggere un libro all’aria aperta in giardino, di fare un tema seduti sotto un olivo cullati dalla leggera brezza del vento, osservare un insetto per capirne il funzionamento, fare ginnastica saltando da una piana all’altra, a mio avviso, non ha prezzo, ma soprattutto non lo ha per i nostri bambini e per la loro educazione. Come promuovere in loro tutto questo, se poi si ragiona sempre e solo in termini di numeri e soldi??? Come farò a spiegare a mia figlia che vivere in collina è bellissimo, se poi si fa di tutto per allontanare i giovani da essa, togliendo anche la più semplice ma fondamentale forma di aggregazione, quale la scuola? La domanda è solo una: crediamo davvero all’unicità di una piccola scuola di collina o vogliamo lasciare che la collina muoia pian piano con le sue vecchie generazioni? Riprendendo quanto detto da Donatella, mia ex maestra e ora collega, come diceva il piccolo principe, non si vede bene che con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi.

Monica Baccelli

(ultimo aggiornamento ore 10.49)

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