Sabato 5 maggio 2018 alle ore 16:00 presso il Museo Storico della Resistenza di Sant’Anna di Stazzema sarà presentato il racconto “L’eroico sacrificio di Delia e Maria a Sant’Anna di Stazzema” di Giuseppe Vezzoni. Insieme all’autore sarà presente Mons. Danilo D’Angiolo, autore della postfazione del volume.
Interverranno le due testimoni, Liliana Mancini e Maria Bresciani in Berretti, e il Sindaco di Stazzema, Maurizio Verona.
L’iniziativa vede il sostegno e il patrocinio del Comune di Stazzema, del Parco Nazionale della Pace di Sant’Anna di Stazzema, dell’Associazione Martiri di Sant’Anna, del Gruppo Labaro Martiri di Mulina di Stazzema. La stampa del libro è stata sostenuta dalla Fondazione Mite Giannetti d’Angiolo Onlus.
“Il libro nasce dalla richiesta fattami due anni fa da Maria Bresciani Berretti, moglie di Angiolo Berretti e “cognata” di Delia e Maria”- racconta l’autore Giuseppe Vezzoni. “Mi disse che aveva un cruccio: quello di ricordare le due cognate e la loro storia, rimasta per troppo tempo ai margini della memoria di Sant’Anna. Prima di morire, avrebbe voluto ricordare le due giovani donne in maniera più appropriata”. Il marito di Maria, Angiolo Berretti, è stato uno dei fautori della realizzazione della Campana della Pace, collocata lo scorso anno sul Colle di Cava, di fianco al Sacrario. Vezzoni, giornalista ed autore di numerosi libri collegati alla strage di Sant’Anna di Stazzema, ha iniziato così un lungo lavoro di ricerca che gli ha consentito di ricostruire le vicende di Delia e Maria, facendo emergere storie forse inedite e particolari importanti.
“Le due ragazze, la mattina del 12 agosto 1944, lanciarono l’allarme dell’imminente arrivo dei tedeschi dalla Foce di Compito. Il loro babbo le esortò ad andare in paese per avvertire la popolazione. Lanciarono l’allarme e tornarono presso la loro abitazione, a Sennari, avvisando la mamma, Anna Donatini, che il padre si sarebbe nascosto”. Anna Donatini portò fuori dalla abitazione gli arredi ed oggetti domestici: il timore era l’incendio delle abitazioni, come era accaduto l’8 agosto a Farnocchia. A Sennari arrivò ben presto il primo gruppo di SS. “Fecero incamminare una parte di abitanti di Sennari verso Valdicastello mentre una parte fu messa al muro, di fronte ad una mitragliatrice. Un sottufficiale tedesco, però, modificò l’ordine e indirizzò anche queste persone verso Valdicastello. Le SS seguirono gli abitanti per un tratto, lungo il sentiero poi, giunti al bosco, li lasciarono da soli perché proseguissero verso Valdicastello. A quel punto, tanti abitanti di Sennari si nascosero nel bosco e nelle “Buche di David”, anfratti rocciosi che si trovano in quella zona”. La zia di Delia e Maria, Ines Donatini, non era riuscita a nascondersi e cercava il padre, il nonno delle ragazze. “Le due sorelle, Maria Giovanna e Delia, corrono in aiuto della zia ma vengono viste da un gruppo di SS che stavano sopraggiungendo. I soldati indirizzano le due sorelle e loro zia nuovamente verso Valdicastello, senza però seguirle. Scendendo verso valle e giungono in località I Molini, dove si trovava un mulino.  Decidono di lasciare un messaggio per la mamma, per farle sapere che sarebbero andate a Valdicastello e parlano con i mugnai”, che dicono alle ragazze di fermarsi a mangiare qualcosa e attendere la mamma. La zia invece prosegue per Valdicastello. Trascorsi pochi istanti, arrivano anche al mulino i nazifascisti. E’ un massacro. “I mugnai, moglie e marito, vengono uccisi con armi da fuoco”- prosegue Vezzoni.
“Delia e Maria saranno ritrovate morte vicino alla macina del mulino,  dopo un pestaggio brutale che le rese irriconoscibili. E’ un particolare importante ed è probabile che i nazifascisti avessero trovato nel mulino qualcosa di compromettente.  La zia, Ines Donatini,  raggiunge senza problemi Valdicastello ed è la testimone che ha poi raccontato in famiglia l’arrivo delle nipoti fino ai Mulini di Sant’Anna. Le uccisioni dei mugnai e delle due giovani sono raccontate in una testimonianza scritta dal superstite Giuseppe Pardini, fratello della mugnaia Maria Angelica e, in uno dei suoi memoriali, da don Giuseppe Vangelisti” .
Il racconto termina con un manoscritto di Anna Donatini al figlio, Angiolo Berretti.
“Gli chiedeva di fare il bravo nella vita come lo erano state le sue sorelle”- ricorda Vezzoni. “Scrisse questo testo nel giorno di Pasqua del 1947, mentre si trovava a Foce di Compito a pascolare le pecore, avvisando il figlio che, trovando quella lettera, avrebbe capito tante cose e la sua passione di madre per non essere riuscita a salvare le figlie”.
Dopo aver ultimato il racconto, l’autore Giuseppe Vezzoni è venuto a sapere da Liliana Mancini, la figlia più piccola, che i mugnai avevano quattro figli.
“Ho provveduto, per quanto è stato possibile fare, a integrare la vicenda ricordando anche questi quattro orfani”- conclude Vezzoni. “Si salvarono perché la maggiore, la Nella, ubbidendo alla madre, li portò a nascondere in un metato ”.
Vezzoni ha dedicato il libro “al dolore delle mamme del mondo e agli orfani di Sant’Anna”.
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