Una delegazione di ragazzi del Comune di Stazzema e dell’Associazione Martiri di Sant’Anna di Stazzema hanno partecipato alle celebrazioni per il 73esimo anniversario della Liberazione del Campo di Sterminio di Mauthausen. Il Campo di Mauthausen fu l’ultimo ad essere liberato dagli Alleati: La delegazione ha visitato anche il campo di Dachau che fu invece, il primo campo di concentramento nazista, aperto pochi mesi dopo che Hitler era salito al potere. I ragazzi di Stazzema presenti erano Sofia Parente, Tommaso Pili e Marco Barsanti, accompagnati dalla professoressa Chiara Pellegrini, che tra l’altro rappresenterà il Comune di Stazzema nel Consiglio di Amministrazione dell’Istituzione che gestirà le attività del Parco Nazionale della pace di Sant’Anna di Stazzema. Presenti nella delegazione di Stazzema anche i superstiti della strage di Sant’Anna Adele Pardini e Mario Ulivi, oltre a Luciana Luisi dell’Associazione Martiri di Sant’Anna. Ogni anno la delegazione italiana e quella Versiliese guidata dall’Anpi di Pietrasanta, sez. Gino Lombardi, per la prima volta senza il partigiano Moreno Costa che per anni ha guidato i ragazzi alla conoscenza dei fatti e dei luoghi della deportazione e che aveva voluto fortemente la lapide che ricorda il sacrificio delle 560 vittime di Sant’Anna di Stazzema.
“Abbiamo il dovere”, commentano il Sindaco Maurizio Verona ed il ViceSindaco Egidio Pelagatti, “di testimoniare con la presenza ogni anno a questa celebrazione a cui partecipano studenti e delegazioni di tutta Europa, e bisogna farlo con una presenza forte e costante. L’Europa ha saputo risorgere dall’orrore della Seconda Guerra Mondiale, ma ha bisogno di portare i ragazzi in questi luoghi per ricordare e riflettere: i nazionalismi si annidano nascosti e sono pronti a riemergere nei momenti della difficoltà come quelli che stiamo attraversando. Diamo a questi ragazzi il segno che le istituzioni non cedono e vogliono scommettere su di loro per un futuro in cui essi possono diventare portavoce di un messaggio di pace in un’unica grande casa che è l’Europa. Solo in questi luoghi è possibile comprendere la tragedia dei campi di concentramento e riuscire a spiegarla ai nostri ragazzi. Abbiamo bisogno che queste tragedie vengano ricordate nel momento in cui i testimoni diventano sempre meno e gli avvenimenti si allontanano nel tempo. I nostri superstiti sono contenti di questo incontro con i giovani perché vedono in loro una speranza: da alcuni mesi abbiamo iniziato un percorso partecipato di memoria che mira a coinvolgere le generazioni degli alunni e dei genitori: abbiamo bisogno che si parli di quello che è accaduto che succede ancora nel mondo e che si conoscano questi luoghi. Per questo continuiamo a portare i ragazzi nei luoghi della sofferenza”.