Una bara. E i fiori. Tante preghiere. Il pianto. E l’incenso. L’ultimo saluto a Francesco Tureddi oggi pomeriggio, nella chiesa di San Giuseppe a Torre del Lago, con accanto i figli, i nipoti, i parenti più stretti e gli amici. Presenti alla funzione religiosa sia l’avvocato Aldo Lasagna, che ha tutelato, nel corso del processo delle donne scomparse, “Cecchino”, il teste chiave dell’accusa, e anche alcuni ex assessori, sia della giunta Lunardini che della giunta Betti. La salma, che verrà cremata, sarà tumulata nel cimitero della frazione pucciniana.
Chi scrive ha conosciuto Tureddi. E di lui, in oltre 10 anni, ha scritto fiumi di parole. Non solo per la vicenda di Velia Carmazzi e Maddalena Semeraro, processo finito con la sua piena assoluzione e con una condanna a 38 anni per Massimo Remorini e 16 per la badante Maria Casentini, ma anche per le tante volte in cui, per protesta, si è incatenato al comune, o al molo di Viareggio, per chiedere una casa, minacciando di tagliarsi le vene o di darsi fuoco. Ricordo sempre quando, davanti al municipio, vide uno straniero strappare, e rubare, la bandiera tricolore e non ci pensò un attimo a chiamare i carabinieri facendo arrestare il ladro. “Ciao cocca”, era il suo saluto quando mi chiamava al telefono perchè voleva farsi intervistare, o darmi una notizia. Nemmeno due mesi fa era vivo e vegeto, girava per Torre del Lago, prendeva il pullman, e aveva sempre la battuta pronta. Poi un “mostro”, cosi lo chiamava, se lo è portato via. Un male che lo ha divorato in poco tempo, contro il quale non è stato possibile combattere. Anche se era un uomo forte, abituato a lottare, questa battaglia non è riuscito a vincerla. Magro, irriconoscibile, ma sempre col sorriso sulle labbra, se ne è andato. In silenzio.
Tureddi, un omone biondo con gli occhi azzurri, da ragazzo aveva militato nelle file delle giovanili della Fiorentina: era il suo vanto e lo raccontava a tutti, fiero. Poi, nella vita, non aveva avuto fortuna: viveva in strada e il suo unico desiderio era avere un tetto sulla testa, per dormire al riparo, e un lavoretto per mantenersi. Ora che è morto mancherà a molti, in primis alle figlie, ma, forse, ha finalmente trovato quella pace, la serenità, che in terra ha cercato tanto.
Buon viaggio “Cecchino”. Riposa in pace. Che la terra ti sia lieve.