Si è conclusa con la richiesta dell’ergastolo da parte del pm Massimo Mannucci la prima parte dell’udienza in rito abbreviato per Fausta Bonino, l’infermiera 57enne accusata dalla procura livornese di omicidio volontario plurimo per le morti sospette di 10 pazienti avvenute nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Piombino tra il 2014 e il 2015. “Io l’unica cosa che posso dire è che non ho fatto nulla. Cose che non ho mai fatto, è stata dura ascoltarlo – ha detto in lacrime la Bonino all’uscita dall’aula – Io mi sono sempre comportata bene è impossibile che sia finita in questo incubo”. Oggi dopo le conclusioni del pubblico ministero nella seconda parte dell’udienza ci saranno le conclusioni anche delle parti civili. “È successo quello che ci aspettavamo – ha commentato l’avvocato difensore Cesarina Barghini – ma noi abbiamo i margini per rispondere”. L’arringa della difesa è fissata per l’udienza del 22 marzo mentre il 5 aprile sono in programma le eventuali repliche e la sentenza.

L’ infermiera professionale era stata arrestata la mattina all’alba del 31 marzo 2016 dai Carabinieri del Nas di Livorno con l’accusa di omicidio volontario. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere per la donna – nell’ambito dell’operazione “killer in corsia”- era stata disposta dal gip del Tribunale di Livorno dottor Antonio Pirato. Questa la ricostruzione –  e i retroscena –  dell’indagine portata avanti dai Carabinieri del Nucleo Anti Sofisticazione, diretti dall’allora comandante Riccardi, fatta durante la conferenza stampa al comando labronico: “La persona coinvolta nell’indagine è ritenuta responsabile di 13 omicidi volontari, avvenuti negli anni 2014 e 2015, nei confronti di altrettanti pazienti tutti ricoverati, a vario titolo e per diverse patologie, presso l’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale civile di Piombino. L’indagine, iniziata a metà anno del 2015 e condotta dai Carabinieri del NAS di Livorno – coordinati dalla Procura della Repubblica di Livorno (Pubblico Ministero dottor Massimo Mannucci) –  è scaturita  da una segnalazione di un’ennesima ed inspiegabile morte nell’ospedale di Piombino di un anziano signore per emorragie diffuse non direttamente collegabili alle patologie di cui era affetto. L’attività investigativa del NAS toscano, coadiuvato nelle varie fasi dal Reparto Analisi Criminologiche – Sezione  Psicologia Investigativa e Sezione Atti Persecutori del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche (RaCIS) di Roma, ha consentito di accertare la responsabilità dei delitti in capo ad una infermiera in servizio presso quell’ospedale da numerosi anni. La complessa attività d’indagine ha messo in luce anche le modalità con le quali l’infermiera ha cagionato la morte dei poveri pazienti, ovvero attraverso l’iniezione letale, non per fini terapeutici, di un farmaco anticoagulante (EPARINA) tanto da determinare, soprattutto in alcuni casi, una rapida, diffusa ed irreversibile emorragia con conseguente morte. La presenza di tale farmaco è stata riscontrata nei rispettivi esami ematochimici effettuati sui pazienti nel corso dell’ordinario monitoraggio clinico, che hanno evidenziato una concentrazione, in alcuni casi, anche 10 volte superiore rispetto a quelle compatibili con le consentite dosi terapeutiche. I pazienti deceduti, uomini e donne di età compresa fra i 61 e gli 88 anni, in molti casi avevano patologie per le quali la somministrazione dell’eparina non rientrava nelle possibili terapie. I tredici decessi, dodici dovuti a scoagulazione del sangue e uno ad arresto cardiaco ma ugualmente riconducibile alla somministrazione di altro farmaco, hanno alterato il totale nelle statistiche della struttura sanitaria. Le morti si sono verificati, nel 2014,  nelle date 19 gennaio, 27 giugno, 22 settembre, 2 ottobre, 24 novembre, 26 novembre, 20 dicembre, 28 dicembre, e nel 2015 nelle date 9 gennaio, 11 marzo, 1 luglio, 9 agosto, 29 settembre. I Carabinieri, a seguito di accurate verifiche sui turni di servizio di tutto il personale operante, a vario titolo, in quel reparto, sono anche riusciti a conclamare come unica e ricorrente presenza in tutti i turni sospetti (correlati alle morti), presso il Reparto Anestesia e Rianimazione, quella della  infermiera. Si sta facendo luce sulle motivazioni che hanno portato agli insani gesti, verosimilmente da collegare allo stato psichico dell’infermiera, in particolare a depressione, uso di alcol e di psicofarmaci. L’infermiera, dopo l’arresto e la perquisizione presso il domicilio e gli altri luoghi di pertinenza, è stata associata presso la Sezione femminile della Casa circondariale di Pisa a disposizione dell’autorità giudiziaria.  Tra le aggravanti che il gip di Livorno evidenzia nell’ordinanza di arresto, oltre alla crudeltà, la violazione dei doveri di chi esercita pubblico servizio e l’aver approfittato di circostanze in cui le vittime erano in difficoltà. Gli accertamenti sulle morti all’ospedale di Piombino non sono conclusi e proseguiranno ancora con ulteriori approfondimenti. La “segnalazione” ai carabinieri del Nas di possibili problemi nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Piombino è partita dall’Azienda sanitaria. Lo ha detto oggi in conferenza stampa Maria Teresa De Lauretis, direttore generale dell’azienda USL Nordovest. “Abbiamo cominciato a porci il problema il 9 gennaio 2015 a fronte di un caso di sanguinamento importante di una paziente ricoverata. Questo è stato il caso che ci ha messo il sospetto”. “Le analisi hanno evidenziato la presenza di eparina. Da qui, il 14 marzo, siamo arrivati alla conclusione che ci poteva essere un intervento esterno alla morte del paziente – ha detto il direttore – e siamo andati a cercare se ci fossero stati altri casi di sangue non coagulato. Ne abbiamo trovati altri 8.A questo punto abbiamo fatto la segnalazione a Nas e procura. Il 18 maggio abbiamo fatto la denuncia alla procura segnalando i dubbi sul decesso e sugli 8 precedenti per sanguinamenti inspiegabili”.

 

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ultimo aggiornamento: 01-03-2019


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