«E questi signori sarebbero tra i più eminenti principi del foro della Repubblica Italiana? I vari D’Apote, Stile, Manduchi, cioè gli avvocati di Moretti ed Elia? E non sanno far di meglio, se non tacciare di populismo la sentenza di primo grado che ha condannato i loro assistiti a pene pesanti, e con la sentenza tutti i magistrati del collegio giudicante più, ovviamente, i pubblici ministeri? Tutti quanti spinti da un virulento impeto populista tanto da avere sempre e solo avuto come obiettivo quello di dare in pasto “alla folla” lo scalpo di Moretti? Così descrivono una pubblica accusa “ottusa” e “supponente” e dei giudici “alla ricerca del consenso e non della giustizia”. E tutto questo sull’onda di una “eccezionale campagna” mediatica e di mobilitazione di un’intera città. Indecente. Ma forse non tanto incredibile quanto la loro descrizione della figura di Moretti, lui davvero, come noto, niente affatto supponente, un servitore dello Stato – a questo proposito mi permetto di precisare, un servitore lautamente retribuito, che si permise persino di obiettare pubblicamente quando si ipotizzò di ridurre il suo milionario stipendio. Ma andiamo avanti con la loro arringa difensiva: un Moretti tanto bravo da aver prima “risanato” Ferrovie e poi fatto “risalire le azioni di Finmeccanica”, e tanto sfortunato da aver subito la sua “rimozione” a causa della sentenza del Tribunale di Lucca. Un Moretti costretto in caso di condanna a “passare in prigione gli ultimi anni di attività della sua vita, anni che potrebbero essere meglio impiegati dallo Stato”, evidentemente per altri importanti ruoli da ricoprire. Un Moretti così bravo, un vero fenomeno manageriale, ma che, al tempo stesso, non poteva mica occuparsi di tutto, quando mai, ci sarebbe stata l’ “anarchia” in R.F.I. In conclusione, secondo questi raffinati giuristi, è stato ordito un vero e proprio “complotto populista” ai danni del povero Moretti che ha visto coinvolti nella congiura magistrati inquirenti, giudicanti, consulenti tecnici, polizia giudiziaria, stampa, televisione, amministratori locali e regionali, avvocati delle parti civili, l’intera città di Viareggio e persino l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria e lo stesso Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Bella difesa. Molto tecnica, di gran cultura giuridica, con solide argomentazioni. Bravi. Tanti auguri. Ma di perdere, sonoramente». Così Stefano Baccelli, consigliere regionale Pd, in un post su Facebook.

(Visitato 250 volte, 1 visite oggi)
TAG:
pd Stefano Baccelli strage di viareggio

ultimo aggiornamento: 28-03-2019


Strage di Viareggio, Montemagni (Lega): “Per rete ferroviaria italiana il dramma non poteva essere evitato, ulteriore oltraggio alle 32 vittime”

Alberto Coluccini alle associazioni di calcio “Reintrodurrò l’assessorato allo sport”