Strage di Viareggio. Ai microfoni di Versilia Today, all’indomani della sentenza di Appello, l’avvocato Riccardo Carloni, che nel procedimento per la strage di Viareggio ha assistito Claudio Menichetti, marito di Daniela Rombi. La coppia, in quella notte di fuoco di 10 anni fa, ha perso la loro figlia Emanuela, morta dopo giorni e giorni di agonia a causa delle ustioni riportate sul corpo.

La sentenza emessa è stata “in nome del popolo italiano”. Che importanza ha ed avrà per il nostro paese, la pronuncia due giorni fa? Quali differenze tra il dispositivo di primo grado e l’appello?
Si tratta di una sentenza molto importante, in quanto sembra aver confermato alcuni dei fondamenti della sentenza emessa in primo grado dal Tribunale di Lucca il 31.1.17.
In particolare, mi riferisco alla qualificazione del disastro ferroviario del 29.6.2009 quale “omicidio colposo plurimo aggravato dalla violazione della normativa in materia di prevenzione della sicurezza del lavoro”; normativa riconosciuta, non solo a tutela dei lavoratori, ma anche dei terzi (come i poveri morti del disastro) che si trovano, per caso, in contatto con la fonte del rischio. Inoltre paiono confermate la valutazioni in termini di omessa valutazione del rischio e di mancata applicazione di misure di prevenzione e protezione (corretta manutenzione, diminuzione della velocità, detettore di svio).
Per serietà, va precisato che il giudizio sulla sentenza della Corte di Appello di Firenze rimane sospeso, fino alla lettura della motivazione (sarà depositata entro 90 giorni dal 20 giugno 2019); in particolare, in ragione della completa assoluzione, rispetto alle condanne del Tribunale di Lucca, di 6 imputati che ricoprivano importanti ruoli dirigenziali nelle società ferroviarie coinvolte.
Risulta, invece, sicuramente confermata la responsabilità dei vertici, nelle persone degli amministratori delegati delle società coinvolte.
Da questo punto di vista, per i familiari delle vittime è di estrema soddisfazione ed importanza l’affermata responsabilità dell’Ing. Mauro Moretti, per i reati a lui contestati, anche quale amministratore delegato della holding, Ferrovie dello Stato Italiane s.p.a.
Sul punto, si deve ricordare che il Tribunale di Lucca aveva affermato la responsabilità penale dell’Ing. Moretti, per i reati a lui ascritti, in qualità di amministratore delegato di R.F.I. sino al mese di settembre 2006.
Invece, lo aveva dichiarato assolto dagli stessi reati, nella veste di amministratore delegato della holding (come motivato nel capitolo X della sentenza del Tribunale di Lucca).
Contro tale assoluzione, aveva interposto appello il P.M. di Lucca, ma anche alcune parti civili assistite da me, e dagli Avvocati Enrico Marzaduri, Filippo Antonini e Gabriele Dalle Luche.
Oltre all’atto di impugnazione, abbiamo fondato la nostra attività in difesa delle parti civili avanti alla Corte di Appello di Firenze, proprio con particolare riguardo al tema della holding ed al ruolo decisivo dell’Ing. Moretti, nella gestione del gruppo (quasi ne fosse l’Amministratore Unico, come espressamente ritenuto dal nostro consulente, Dr. Paolo Rivella, che dobbiamo ringraziare per il prestigioso ed importante ruolo svolto (così come l’Ing. Maurizio Orsini, per la parte relativa alla valutazione del rischio in tema di sicurezza del lavoro).
Mauro Moretti ha avuto una “doppia condanna”: come siete arrivati a questo riconoscimento?
Come ho già precisato era fondamentale che emergesse, secondo quanto contenuto nell’imputazione, il ruolo centrale dell’Ing. Moretti, rispetto alla direzione ed amministrazione delle società controllate Trenitalia e RFI, i cui amministratori, Ing. Elia e Soprano, apparivano più che autonomi amministratori delegati, suoi collaboratori, come ritenuto dal dott. Rivella. Noi abbiamo creduto in questa contestazione, come la Procura di Lucca e come ci chiedevano i familiari delle vittime!

Mi permetta una domanda personale: la sua esperienza come avvocato è lunga e piena di successi. Questo processo ha avuto un significato umano e professionale, diverso dagli altri?
Sì. E’ un processo che insieme ai colleghi di parte civile, abbiamo seguito con la massima disponibilità, senza lesinare tempo ed energie, con totale adesione emotiva, senza mai pensare a onorari e rimborsi spese! Abbiamo svolto il nostro lavoro come parenti stretti dei nostri sfortunati concittadini, che hanno visto morti i loro familiari. A questo processo abbiamo dato tutti noi stessi per pura ‘sete di giustizia’.
I familiari delle vittime oggi hanno fatto una richiesta: che gli imputati rinuncino a ricorrere in Cassazione. Un suo parere…
Comprendo il sentimento dei familiari delle vittime. Ma come Avvocato difensore, comprendo gli imputati che presenteranno ricorso in Cassazione, esercitando un loro diritto.
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ultimo aggiornamento: 22-06-2019


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