È un ufficio come tanti a Livorno dove ha sede questa società fiduciaria. Lì, si sono presentati i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della GdF per un controllo antiriciclaggio.

Tra i contratti esaminati quello relativo al mandato per costituire, intestarsi e amministrare un’azienda pistoiese attiva nel settore della ristorazione.

Sin qui nulla di particolare. Sono legittimi i motivi per i quali rivolgersi a una fiduciaria per la gestione di beni “schermando” la titolarità formale del vero proprietario.

In questo caso, però, il “fiduciante” era un casertano già balzato alle cronache come affiliato al clan dei Casalesi e indagato dalla DDA di Firenze per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro “sporco”, alla corruzione, a frodi e truffe.

Gli elementi oggettivi (intestazione fiduciaria) e soggettivi (coinvolgimento nei contesti di indagine) sottesi al mandato fiduciario avrebbero dovuto indurre l’amministratore della fiduciaria a inviare una segnalazione di operazione sospetta all’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia. Iniziativa obbligatoria ma non avvenuta.

Per questo, in capo al titolare della società livornese è stata contestata la violazione del decreto anti-riciclaggio e il verbale inviato alla V Direzione del Ministero dell’Economia e delle Finanze, competente a irrogare le sanzioni.

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ultimo aggiornamento: 27-06-2019


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