Viareggio ha sfilato in corteo, ancora una volta: dopo 10 anni da quella terribile notte quando il treno merci deragliò in stazione, una cisterna carica di gpl si squarciò, provocando distruzione, morte e dolore.

In migliaia – oltre alle istituzioni – si sono ritrovati accanto ai parenti delle vittime, partendo dal Palasport per, poi, arrivare nel luogo della strage alle 23.48. I fischi dei treni di passaggio hanno accompagnato, come in un abbraccio, la città che non dimentica, mentre le campane hanno suonato a lutto durante la lettura dei nomi delle 32 vittime.

Sono passati dieci anni, con due sentenze, di primo grado e di Appello, dove due tribunali toscani, Lucca e Firenze, hanno condannato Mauro Moretti a sette anni e altri vertici, e ora si attende che il processo per la strage approdi in Cassazione, per mettere la parola fine alla vicenda giudiziaria, ma non al lutto immane. “Quello che è successo quella notte lo sanno tutti, ora siamo qui a chiedere alle istituzioni il perché sia successo”, il commento di uno dei legali delle parti offese, l’avvocato Tiziano Nicoletti.

“A Viareggio l’estate è dolce, e la notte le finestre sono aperte sopra un’atmosfera gentile. Ci sono i ragazzi in giro, c’è sempre un po’ di musica nell’aria che sia da un bar o da una terrazza illuminata. C’è questo caldo che, per quanto afoso, profuma di mare. Dieci anni fa a Viareggio c’era il fuoco. C’era la notte tinta di rosso, c’erano le persone che morivano. E da quella notte, per tutte le notti di ogni 29 giugno di questi 10 anni, Viareggio non è più stata la stessa, il discorso del sindaco Giorgio Del Ghingaro: “La città interrompe il suo languore estivo per essere qui, adesso. Presente, attiva, partecipe. Sono passati 10 anni: 10 anni di pena, di ricordi, di battaglie. Di incomprensioni spesso, di polemiche. 10 anni di lotte. Il caso Viareggio è diventato tema nazionale. Come spesso succede a questa città, sempre pronta a salire sulle barricate, Viareggio è divenuta esempio: ha fatto scuola. In primo luogo per i soccorsi: eroici, non finiremo mai di sottolinearlo. Soccorsi che si mossero subito dalla città poi dalla provincia e dalla regione, infine da tutta Italia. E il nostro più sentito ringraziamento va, di nuovo, a quanti quella sera arrivarono per aiutare: dalle forze dell’ordine ai tanti, tantissimi volontari. Che, increduli, assistevano, divenendone protagonisti attivi, al disastro ferroviario più grande che l’Italia ricordi. Un coordinamento prezioso che risparmiò a Viareggio un lutto ancora peggiore.Mani e cuori che scavando nelle macerie salvarono vite: per ore, per giorni. Prima con l’urgenza di trovare ancora un respiro, poi con la determinazione di non lasciare nessun nome senza un ricordo. Dopo sono arrivate le leggi speciali dedicate a Viareggio. E’ iniziata la ricostruzione della strada, con tutte le difficoltà di un posto così denso di immagini e di storie. Ma anche con la volontà di non farne luogo di morte ma di vita. Ci sono case nuove adesso, c’è un giardino. C’è il muro tanto atteso a protezione: e c’è l’arte ad abbellirlo. E poi il processo: unico nel suo genere. Le indagini, la lunga attesa: l’incidente probatorio, il primo grado e poi il secondo, pochi giorni fa. Lo Stato si interroga: non bastano i risarcimenti. Fa i nomi, individua delle responsabilità precise. C’era tensione in quella sala di Firenze, c’era tutto l’amore rappreso da quella notte, pronto a sommergere. C’erano loro: i familiari delle vittime. I familiari delle vittime, dunque. Definizione che rimbalza da un giornale all’altro, perché andare per categorie, ragionare per etichette, semplifica il concetto, individua l’argomento, circoscrive il dolore. Sono uomini e donne, madri, padri mariti. Fratelli, sorelle, figli. Colpiti a morte in quello che c’è di più caro: eppure vivi, nonostante tutto. A riunirsi da subito, formare comitati, improvvisando all’inizio e poi sempre più esperti: consapevoli, tenaci. A loro tutti, grazie. Perché è soprattutto merito loro se quella del 29 giugno non sarà l’ennesima strage senza colpevoli di questo Paese. La realtà di Viareggio è questa. E’ la sua volontà ferrea: coriacea a volte. E’ questa piazza colma. Da stamani fischiano i treni a Viareggio e la città è spazzata da un vento di terra. E ogni fischio è spinto lontano e percorre le strade: tutte le inonda. Ogni fischio si sente sulla pelle, ogni fischio è un brivido. E’ un pensiero. Oggi la città è unita in questa lunga marcia, mai troppo faticosa. Perché faticosa fu quella notte. E tutte le notti del 29 giugno dopo quella. Notti in cui l’estate si ferma e trattiene il fiato. Viareggio non dimentica. Non può dimenticare”.

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ultimo aggiornamento: 30-06-2019


Viareggio ricorda i suoi morti: 10 anni fa la strage, la città non dimentica

Naufraghi in mare nello specchio acqueo antistante la foce del fiume Versilia