Sotto il manto di un linguaggio fanatico e violento, che gli si ritorcerà presto contro, le intenzioni dell’Amministrazione in carica sono ormai nude, chiare e dichiarate, così le forze di minoranza che hanno governato Massarosa fino al 26 maggio rispondono alla maggioranza.

“Si sostiene infatti, fra l’altro, che il modello Massarosa consisterebbe nell’autonomia di tutte le frazioni “stile anni settanta” quando consiste in realtà in scuole, servizi, campi sportivi, centri civici, cimiteri, distribuiti nel massimo numero di frazioni perché questa è la natura, la forza e la gloria del nostro
meraviglioso comune, come tutti sappiamo”.

Cos’è il Modello Massarosa

Cerchiamo di raccontare ai nostri lettori cos’è il Modello Massarosa descritto nel programma del sindaco Mungai del 2014:
…un itinerario che ha visto erogare per anni servizi organizzati ai cittadini su un territorio diviso in sedici frazioni. L’Amministrazione – grazie anche al suo ruolo di regia – è riuscita a garantire l’operatività a una varietà di strutture (come 20 plessi scolastici, 8 campi sportivi, 9 centri civici, 15 cimiteri, ecc.) su cui si è organizzata una pluralità di associazioni che oggi vive e prospera proprio in funzione del sistema esistente. Un esempio oggettivo lo si è avuto con la stesura del regolamento urbanistico che fatte salve alcune “scelte di fondo” comunali si declina in tanti piccoli piani regolatori quante sono le frazioni principali. Un modello diverso da quanto è andato promuovendo il legislatore a livello nazionale con accorpamenti e una significativa riduzione dei servizi”.

In realtà, l’unica che ha contestato formalmente il Modello Massarosa (se non altro perché a parte gli addetti ai lavori in pochi sanno di cosa si tratta) è stata l’ex assessore Simona Barsotti che in consiglio comunale ha dichiarato: “Il modello Massarosa non funziona più, il modello Massarosa deve essere rivisto, in questi anni abbiamo cercato di evitare la procedura di Predissesto” (ndr)

In merito ai numeri del bilancio, gli esponenti della minoranza sostengono la “maggioranza da letteralmente i numeri (le “carte”, in quella che sembrava una partita di briscola al bar, le hanno date con un brillante intervento fuori tema nel consiglio comunale di qualche giorno fa…) mescolano cose senza coerenza e senza senso, esprimendo lo stesso concetto anche con tre valori diversi, oppure ricorrendo ad altri valori che sarebbero significativi solo per un’azienda, ma no per un comune che non deve produrre utili ma per garantire lo stato sociale”.
Si omette però dire che il pareggio di bilancio è un parametro obbligatorio per un comune e che i servizi devono essere commisurati e in equilibrio con le entrate.

“Sostengono  – ancora – che non avremmo ascoltato in consiglio i revisori dei conti, che erano assenti (!) e che in tanti anni non hanno mai scritto quello che il Sindaco e i suoi sostenitori avrebbero voluto leggere”

E veniamo infine al principale dei numeri di questa cabala forsennata a cui stanno sottoponendo i cittadini, quello su cui si vorrebbe far saltare Massarosa: le multe. Non è vero che la previsione di bilancio è incongrua: Massarosa negli ultimi quindici anni ha sempre accertato oltre mezzo milione di euro. Peraltro la previsione di quest’anno va depurata del corrispondente fondo di svalutazione, che la legge impone di mettere e quindi va letto al netto, non al lordo.

Quando poi la maggioranza parla di 300.000 mila euro di incassato, getta la maschera della propria incompetenza, perché questa voce di bilancio si misura sull’accertato e non sull’incassato. E in ogni caso, se siamo indietro nella riscossione, un Sindaco serio risolverebbe subito i problemi, mettendo la Polizia
Municipale in condizione di svolgere al meglio la propria funzione.

Scoprirà presto il Sindaco infatti che un Comune povero come Massarosa non può rinunciare per il futuro a queste entrate, predissesto o non predissesto, e quindi dovrà muoversi.
Meglio che lo faccia subito, allora, perché far saltare un Comune per poche centinaia di migliaia di
euro di multe è una manovra politica che i cittadini non gli potranno perdonare.

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