E’ di Vittorio Barruffo, un napoletano del 1975, residente per molti anni a Viareggio, scomparso lo scorso 9 luglio, il cadavere smembrato trovato da un cacciatore nell’Isere, dipartimento francese della regione del Alvernia-Rodano-Alpi.  Il corpo, mutilato, era avvolto in un telo di cellophane, lasciato in un’area boschiva di Charette, a 30 km circa da Bourgoin-Jallieu. Nell’autopsia predisposta dalle autorità locali sono state rilevate “lesioni craniche”, causate da un “oggetto contundente”, come ha spiegato il procuratore di Grenoble, Eric Vaillant. La morte potrebbe essere avvenuta per una emorraggia dopo le gravi ferite subite. Della scomparsa di Barruffo, che da tempo viveva in Francia per lavoro, si era occupata anche la trasmissione “Chi l’ha Visto”.  Si indaga per omicidio, la pista conduce alla Camorra, come precisa il quotidiano Dauphine’ Libe’re’. All’identificazione del corpo si è giunti attraverso l’esame del dna. L’uomo era scomparso da Montalieu-Vercieu.

Proprio a Viareggio, oltre 10 anni fa, era il gennaio del 2009, Baruffo era rimasto vittima di un accoltellamento al Terminetto, per mano di Angelo Pizzi, all’epoca nuovo compagno della sua ex, che fu arrestato con l’accusa di tentato omicidio. Baruffo rimase ferito alla pancia.  Il tragico episodio era avvenuto fuori dalla casa dove l’uomo si era recato a far visita alla figlia, all’epoca una bimba di soli 6 anni che viveva con la madre dopo la seperazione.  Tutto era nato da una telefonata fatta dal padre alla piccola intorno alle 21, per salutarla e darle le buonanotte. La bambina – da quanto ricostruito allora –  aveva detto al babbo che stava cenando con la mamma e con Angelo, e questa frase, forse, era stata la molla che aveva fatto scattare la gelosia e Baruffo si era precipitato a casa della ex compagna. L’animata discussione, che aveva richiamato l’attenzione di tutto il vicinato, si era svolta sulla strada, trasformandosi poi in uno scontro nel corso del quale era spuntato fuori un coltello con cui il giovane padre era stato ferito all’addome accasciandosi sull’asfalto in una pozza di sangue. Pizzi – che nel 2015 fu anche condannato a  5 anni e 4 mesi per la sparatoria al Varignano, accusato, assieme a Vincenzo Saetta e Alessandro Discetti, di aver gambizzato Stefan Petrovici, 35enne residente a Viareggio. Pena poi ridotta in Appello  – fu arrestato nell’arco di due ore dagli uomini della Polizia e portato in cella.

Avvocato Umberto Prisco

Anche Baruffo, poi, era finito dietro alle sbarre, a San Giorgio a Lucca, a seguito di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari Alessandro Dal Torrione, su richiesta del pubblico ministero Fabio Origlio, a seguito di due denunce per minacce, molestie e maltrattamenti presentate dalla ex negli uffici del Commissariato di Polizia e dai Carabinieri.

“Ho seguito, all’epoca, le vicende di Vittorio Baruffo come legale  – spiega alla redazione di Versilia Today l’avvocato del Foro di Lucca Umberto Prisco – ma non mi risulta che sia mai stato legato ad ambienti camorristici. Sapevo che si era trasferito in Francia per lavoro”.

Vittorio Barruffo viveva con la compagna a Montalieu-Vercieu. La donna a giugno scorso aveva deciso di tornare in Italia dalla sua famiglia e il 44enne l’avrebbe dovuta seguire dopo pochi giorni ma di lui si era persa ogni traccia: dal 9 luglio non aveva dato notizie e non aveva più risposto al cellulare.

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