Per il secondo appuntamento della rubrica Bambini e Maternità Paola e Serena di Due mamme e un bolg ci raccontano oggi la storia di Sabrina, la dimostrazione del fatto che, nella vita, gli eventi vanno spesso nella direzione sbagliata prima di riuscire finalmente a imboccare la strada giusta e diventare madre ci riserva un cammino a volte in salita per raggiungere la meta che volevamo raggiungere sin da quando ci siamo messi in cammino.

Diventare mamma un percorso a volte difficile

La storia che vi raccontiamo è la dimostrazione del fatto che la maternità, a differenza di come spesso viene descritta, non sempre è un’esperienza idilliaca, una fase nella vita di una donna caratterizzata solamente da gioia ed emozioni positive. Il percorso che porta a diventare madre può essere irto di difficoltà, di imprevisti, di sofferenze fisiche ed emotive: un cammino tutt’altro che lineare, pieno zeppo di curve insidiose e deviazioni di percorso.

Difficoltà a rimanere incinta

La storia di Sabrina imbocca la prima direzione sbagliata quando lei e il suo compagno decidono che è arrivato il momento di avere un figlio.

«Non sono mai stata una di quelle donne che sognano la maternità sin da quando sono poco più che delle bambine. Ma arrivata a un certo punto della mia vita e della relazione con il mio compagno, ho capito che mi mancava qualcosa, e quel qualcosa era un figlio. Purtroppo, però, questo figlio così tanto desiderato ci ha messo molto tempo ad arrivare, molto più tempo di quanto mi sarei potuta immaginare…»

Sabrina mi racconta con estrema sincerità dei tanti tentativi falliti, della delusione che la attanagliava ogni volta che un altro mese era andato perso, della frustrazione da cui era pervasa ogni volta che qualcuno accennava all’argomento figli e genitorialità.
È spiazzante quando ammette che «a un certo punto, dopo l’ennesimo tentativo non andato a buon fine, ho avuto la sensazione di aver smarrito il senso di questa esistenza».

Poi, finalmente, la bella notizia, proprio quando le speranze cominciavano a vacillare.

Una gravidanza difficile voluta a tutti i costi

Restare incinta è stata solo la prima difficolta sulla strada verso il mio bambino. Ho trascorso tre mesi di gravidanza a letto, per scongiurare il rischio di un aborto spontaneo;  o come quando, al quarto mese di gestazione, ha subito un distacco di placenta potenzialmente dannoso per la sopravvivenza del feto; o ancora, come quando nelle settimane precedenti alla nascita le è comparsa un’anomala ritenzione idrica che le ha fatto prendere dieci kg in meno di una settimana.

«Me lo sono sudato, questo figliolo», sorride adesso con il senno di poi.

 

Allattamento al seno e allattamento artificiale

Dopo un cesareo d’urgenza «che non mi ha dato nemmeno il tempo di avere paura», le difficoltà si sono presentate sulla questione allattamento.

Allattamento al seno
Allattamento al seno – Photo credit: duegnazio on Visualhunt.com / CC BY-NC-SA

«Quando è nato, Leonardo era leggermente sottopeso, per cui l’hanno messo subito nella culla termica e nutrito con il latte artificiale. Per me è stato un duro colpo.
Non solo non ho potuto tenerlo con me le prime ore di vita, ma i primi giorni non sono nemmeno riuscita ad attaccarlo al seno e a provvedere ai suoi bisogni. Ma non era questo ciò che più mi faceva soffrire. Voglio dire, non era una questione di mero nutrimento. Era più una questione di contatto fisico, di vicinanza, di legame madre-figlio…»

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Figli: È sempre amore a prima vista?

Insomma, Sabrina ammette che i giorni trascorsi in ospedale dopo la nascita di Leonardo sono stati un vero e proprio incubo. «Niente era andato e stata andando nel verso giusto, nel modo che avevo sperato. Piangevo, piangevo e basta. E, forse proprio a causa di questo crollo psicologico, non riuscivo nemmeno a godermi la felicità di avere finalmente con me il mio bambino, per quanto lungamente cercato e fortemente voluto. Anzi, vuoi sapere una cosa?» e si interrompe un secondo, come titubante se proseguire o meno «Con mio figlio, non è stato amore a prima vista. Mi ci sono voluti giorni per abituarmi all’idea di averlo lì, in carne e ossa, e per lasciarmi travolgere da quell’amore profondo e totalizzante che provo adesso…»

Apprezzo molto queste sue parole. Si tratta di parole non facili, da confessare, per una mamma. Di parole “politicamente scorrette”, in una società in cui, come accennavo prima, la maternità è spesso descritta come un evento indiscutibilmente meraviglioso e assolutamente privo di zone d’ombra.

Insomma, non puoi non amare tuo figlio sin dal primo istante in cui te lo ritrovi tra le braccia: che razza di madre sei altrimenti?

L’hai portato in grembo novi mesi, è sangue del tuo sangue: com’è possibile che tu abbia bisogno di tempo per abituarti alla sua presenza?

Eppure è possibile, eccome se è possibile. Anzi, succede più spesso di quanto si immagini, solo che, a differenze di Sabrina, molte neomamme hanno ritrosia a confessarlo, forse per il timore del giudizio altrui, del dito puntato contro.

Affronatare situazioni spossanti che mai avresti pensato

Nelle ore e nei giorni immediatamente successivi al parto ci ritroviamo sballottate in una centrifuga di stanchezza, paura, incredulità e schiacciante senso di responsabilità: è assolutamente normale, allora, aver bisogno di un po’ di tempo per innamorarsi del nuovo arrivato.

Anche perché, diciamocelo: il sentimento che si prova per un figlio è talmente potente, sconvolgente e pervasivo che è anch’esso uno sconosciuto, quando arriva a farci visita. Come tutte le grandi lezioni della vita, c’é bisogno di tempo per impararlo e assimilarlo, giorno dopo giorno, errore dopo errore.

Gli scoiattoli di Central Park non sono tristi il lunedì

Adesso Sabrina, a tre mesi dalla nascita di Leonardo, è una mamma serena e finalmente felice.

«La svolta c’è stata al momento delle dimissioni dall’ospedale. In quel momento mi sono detta “Sabrina, hai tutto ciò che desideravi da tempo. Ti meriti di goderti tutto questo, tuo figlio, la nuova vita che ti aspetta.” E, da quel momento, gli eventi hanno cominciato finalmente a imboccare la direzione giusta.

Anche se, devo ammettere che dentro di me, nel profondo, io l’ho sempre saputo che le cose sarebbero andate bene e che l’epilogo di tutta questa storia sarebbe stato un lieto fine.

Un libro che ha accompagnato la mia gravidanza

E così mi racconta che, ai tempi della scoperta della gravidanza, aveva appena finito di leggere un libro intitolato “Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì”.

«Alla fine del libro si scopre che non è vero che il lunedì gli scoiattoli sono tristi, perché proprio di lunedì partecipano alla gioia di una coppia di innamorati che si ritrova dopo molto tempo. Beh, anche la mattina della prima ecografia era un lunedì e, nel tragitto di ritorno verso casa, ho fiancheggiato una pineta. E sai cosa mi è venuto da pensare? Che no, gli scoiattoli non erano affatto tristi quel giorno. Io avevo appena visto il cuoricino di io figlio battere per la prima volta…»

E io, con questo finale, non ho potuto trattenere l’emozione.

 

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