Il professor Mario Di Fiorino, primario di Psichiatra all’ospedale “Versilia”, ha chiesto alla Procura della Repubblica di Lucca di procedere per tutti i reati che possano essere ravvisati ( abuso d’ufficio, lesione del diritto di proprietà, in violazione di norme di legge o di regolamento) nella delibera del Consiglio Comunale di Forte dei Marmi del 10 Marzo 2015 che ha disposto l’uso pubblico a parcheggio dell’area posta in via Melato, distinta al catasto di Forte dei Marmi al n. 11 mapp. 108, a seguito di “dicatio ad patriam” La nonna di Di Fiorino, Alba Castagnoli Di Fiorino, con una causa di fronte al Tribunale di Lucca, ottenne il riconoscimento dei suoi diritti sul terreno. II GIP dottor Alessandro Trinci ha fissato udienza in camera di consiglio per il giorno 26 Novembre 2019 alle ore 12, presso il Tribunale di Lucca, visti gli atti del procedimento penale a carico dei sette consiglieri comunali (l’ex vicesindaco Michele Molino, Giuliana Checchi, Italo Bibolotti, Francesco Mattugini, Lorenzo Lucacchini, Fabio Giannotti e Gabriele Monteforte) che votarono la delibera. Secondo il denunciante non si è tenuto adeguatamente conto di tutte le complesse vicende successorie originanti dalle sentenze rese dalla Pretura di Pietrasanta in data 3/8/1961 e dal Tribunale di Lucca in data 25/1/1966 sul diverso presupposto – riassume il Sostituto Capizzoto – che il Comune avrebbe dovuto, quale condizione per il legittimo accertamento della “dicatio ad patriam”, identificare prima, a prescindere dall’effettuazione da parte loro delle necessarie pratiche successorie, ed interpellare formalmente poi tutti gli attuali proprietari pro quota del terreno di che trattasi al fine di ottenere il loro consenso espresso.
 
Il funzionario dr.ssa Laura Quadrelli, che ha espresso parere favorevole alla delibera, aveva anche firmato la risposta al tecnico degli eredi Tonini, geom. Umberto Alvino, in data 12 Febbraio 1998, dove chiedeva maggiori informazioni, e copia delle sentenze del Pretore di Pietrasanta e del Tribunale di Lucca. Quindi – fa presente il professore – era ben a conoscenza che la maggior parte degli eredi non intendeva per niente “mettere volontariamente a disposizione il bene”, come invece è scritto in delibera. Come si vedrà anche il vicesindaco Michele Molino aveva una conoscenza diretta della controversia, avendo incontrato il tecnico degli eredi, Geom. Alvino, nella sede del Comune di Forte dei Marmi. Secondo il denunciante l’atto sostiene il falso quando dice che i proprietari “mettono volontariamente il bene a disposizione della collettività”. Non corrisponde a quanto è avvenuto, come dimostrano le numerose richieste avanzate da alcuni di loro, ove si invitava il Comune a specificare chiaramente le proprie intenzioni oppure a liberare il bene da qualsiasi suo interesse, per consentire ai proprietari stessi di farne l’uso ritenuto più opportuno. Addirittura in data 6 Febbraio 2013 il vicesindaco Molino, alla presenza dell’Avv. Turri, aveva incontrato il tecnico degli eredi, Geom. Alvino, nella sede del Comune di Forte dei Marmi. In merito poi alla dichiarazione di una mancata conoscenza, da parte del Comune, della identificazione dei vari proprietari, e ciò a causa della mancata esecuzione delle varie pratiche di successione, c’è da osservare che, da parte di alcuni eredi, il Comune aveva avuto l’Albero genealogico, ove erano indicati i vari proprietari del bene. Ciò almeno per il ramo proveniente dai discendenti di Cesare Tonini. Al Comune erano state trasmesse anche le copie della Sentenza della Pretura di Pietrasanta e del Tribunale di Lucca, osservando le quali si potevano chiaramente conoscere i nomi dei legittimi proprietari, almeno per il ramo dei discendenti da Cesare Tonini. Elementi questi molto più attendibili delle risultanze catastali che, come è noto, non sono probatorie. Nella parte ove si dichiara che il Comune “ha posto in essere attività finalizzate all’utilizzo pubblico dell’area”, c’è da osservare che queste erano finalizzate unicamente allo scopo di motivare la presa di possesso del terreno (particella catastale n° 108 del Fg. 11 di mq. 3.602), eseguita da parte del Comune in data 5 Luglio 1982, alla presenza della quale erano intervenuti vari proprietari con il chiaro intento di impedire l’esproprio del bene. Negli anni successivi è poi risultato che il Comune, malgrado fosse pressato dalle continue richieste di chiarimenti da parte di alcuni proprietari, non ha mai dato seguito a tale procedura.
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