La stabilizzazione degli appalti di pulizie scolastiche è una vittoria: ma quale futuro per gli esclusi?

Lo scrive in una nota Venturini Gianluca Cobas lavoro privato Versilia

Con la Legge di Stabilità del dicembre 2018 è stata finalmente posta la parola fine agli appalti delle pulizie scolastiche. Per più di vent’anni i lavoratori e le lavoratrici impegnati in questi appalti hanno dovuto subire precarietà, tagli all’orario di lavoro e soprusi continui: sono stati definiti a ragione “i fantasmi della scuola”, lavoratori con pochissime tutele e stipendi bassi. La fine di questi appalti significa anche la fine di uno sperpero di denaro pubblico a favore di cooperative a aziende private senza scrupoli. Siamo certi che anche un’importante servizio come la sanificazione delle scuole non potrà che trarre vantaggio dall’internalizzazione che avrà luogo a partire dal 1 gennaio 2020, quando i lavoratori ex-LSU e  “appalti storici” verranno stabilizzati come personale ATA a seguito di apposita procedura concorsuale. Da sempre come Cobas diciamo che l’internalizzazione del servizio era l’unica vera soluzione per garantire dignità e futuro ai 16000 lavoratori impegnati in questi appalti. Purtroppo però non possiamo sottacere sulle criticità che accompagnano questo percorso e che restano ancora insolute e poche settimane dalla fine degli appalti. Infatti ad oggi, dopo mesi e mesi di proclami governativi, il decreto attuativo per la procedura concorsuale non è ancora stato pubblicato e soprattutto non c’è stato un reale e approfondito confronto con le parti sociali per garantire al maggior numero di lavoratori di rientrare nella stabilizzazione. A fronte dei 16009 lavoratori degli appalti, i posti ATA accantonati messi a disposizione dal Miur sono 11273. Ma cosa ancor più grave non è stata proposta alcuna soluzione per i quasi 5000 esclusi dal percorso di internalizzazione. Anche nella provincia di Lucca rischiano di essere più di cinquanta gli addetti alle pulizie che rimarranno senza lavoro e senza alcuna prospettiva. Ricordiamo che si parla di una platea di lavoratori abbastanza anziana e con un basso livello d’istruzione, che di conseguenza avrà grosse difficoltà di reinserimento nel mercato del lavoro. Da parte nostra, se da una parte continueremo a sostenere i lavoratori nel passaggio verso la stabilizzazione, dall’altra non possiamo certo voltare le spalle a chi rimarrà escluso: dopo anni di angherie e sfruttamento il Miur non può sbarazzarsi così di migliaia di persone. Siamo pronti quindi a mettere in campo tutte le necessarie iniziative di lotta per garantire un futuro lavorativo a tutti i lavoratori degli appalti storici.

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