Coronavirus, la ricetta di Confcommercio: “Stop totale ai tributi e liquidità massiccia, le elemosine da 600 euro non bastano”

“Misure del Governo a sostegno delle imprese, per adesso proprio non ci siamo”. E’ lapidario il giudizio di Rodolfo Pasquini, direttore di Confcommercio Imprese per l’Italia – Province di Lucca e Massa Carrara, nel commentare contenuti e tempistiche dell’ormai noto decreto “Cura Italia” annunciato una decina di giorni fa dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “Fatto salvo il principio di tutela della salute delle persone – afferma Pasquini –, che in questo momento in cui i contagi ancora si contano a migliaia ogni giorno in tutta Italia è l’unica vera priorità, la nostra grandissima preoccupazione è rivolta anche allo scenario che si prospetta per le attività produttive. Questa emergenza per moltissime piccole e medie imprese rappresenterà un colpo mortale, se il Governo non interviene da subito con misure forti e incisive. Stiamo vivendo una emergenza senza precedenti? Purtroppo sì, è sotto gli occhi di tutti. E l’unico modo per vincerla e superarla è quella di varare misure economiche di supporto altrettanto senza precedenti”. “Ecco perché – prosegue Pasquini – gli aiuti di cui si parla nel decreto Cura Italia sono del tutto insufficienti. E appaiono più come un tentativo di curare, ci venga concessa la battuta, un tumore con un’aspirina. Le imprese e le partite Iva avranno bisogno di liquidità per ripartire: soldi veri, non elemosine da 600 euro”. “Il mondo del commercio – conclude il direttore di Confcommercio – è stato il primo a subire l’improvviso calo dei consumi. E il primo a fermarsi, in molti casi con lodevole senso civico prima ancora che arrivasse lo stop del Governo. E’ questo il settore che prima e più di tutti ha pagato e continuerà a pagare gli effetti dell’emergenza. E per questo necessità di aiuti straordinari come il blocco totale dei tributi e liquidità massiccia per ripartire”.

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