Oggi, 25 Aprile, celebriamo la Liberazione d’Italia dall’occupazione dall’esercito tedesco e dal governo fascista. Liberazione che ha avuto tanti protagonisti: l’esercito alleato, le forze partigiane, i singoli individui che agirono secondo coscienza.
A Viareggio, il sindaco Giorgio Del Ghingaro, accompagnato da Luca Coccoli presidente Anpi Viareggio e dalla comandante della Polizia Municipale di Viareggio Iva Pagni, ha deposto una corona di alloro al monumento ai caduti in piazza Garibaldi.
Un 25 aprile diverso, questo 75esimo anniversario della Liberazione: senza cortei, discorsi, strette di mano. Ognuno a casa propria, reclusi per sicurezza, con gli occhi a un pezzo di cielo appeso alla finestra.
Eppure non mancano le iniziative, per lo più concentrate in rete, in un controcanto virtuale della vita vera che ha dovuto rallentare e poi fermarsi di fronte a un virus che, quando non ha tolto la vita, ha comunque limitato la libertà.
Ma certezza di Libertà l’abbiamo avuta, sicura e inattaccabile, quando in piena coscienza civica, ogni città, ogni paese, ogni persona, ha aderito al lockdown e si è chiuso in casa.
Una Nazione, si misura anche in queste cose.
Abbiamo visto le persone dietro ai numeri: la paura, tutta umana, nella gestione di un’emergenza che ha travolto il mondo intero, e ha sconvolto le fondamenta delle nostre vite.
Un’emergenza che ha misurato il tempo che improvvisamente a tutti noi avanzava, e che ha sostituito i nomi delle stagioni con Fase 1 e Fase 2.
Stagioni che pure sono passate incoscienti: appena tre mesi fa iniziava il Carnevale.
In mezzo tanta vita, claustrofobica a volte, che ha oscillato e oscilla ancora, tra lo spauracchio della malattia e l’incertezza del lavoro.
Il dopo il virus è immaginato in mille declinazioni: tra tutte l’unica, sola, agognata, è la dimensione che in questi mesi più di tutte è mancata. Il ritorno alla Libertà.
Libertà dunque, con la L maiuscola, con meno polemiche quest’anno e con più consapevolezza, con più vigore.
Per i caduti di ieri e di oggi, per i vecchi e i nuovi eroi, per quelli che mai si arresero. Per quanti non si arrendono.
Si è detto da più parti che il virus ha portato via la generazione che per questo 25 Aprile aveva combattuto: esattamente come i giovani di 75 anni fa, noi non sappiamo come sarà domani.
Esattamente come loro, abbiamo sulle spalle una grande responsabilità.
Per loro, per tutti noi, voglio ricordare uno studente, Giacomo Ulivi, fucilato in piazza grande a Modena il 10 novembre 1944.
Prima di morire scrisse una lettera ai suoi amici. In quelle parole, tutta l’urgenza dell’attualità.
«Vorrei che pensassimo al fatto che tutto dobbiamo rifare. Tutto dalle case alle ferrovie, dai porti alle centrali elettriche, dall’industria ai campi di grano. Ma soprattutto vedete, dobbiamo fare noi stessi: è la premessa per tutto il resto. Dobbiamo prepararci. Può anche bastare, sapete, che con calma, cominciamo a guardare in noi e ad esprimere desideri. Come vorremmo vivere, domani?»
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