In questi giorni ne abbiamo sentite tante. Si riapre ai parchi e alle passeggiate ma si tengono chiusi i negozi, membri del governo che considerano “congiunti” tutti coloro con i quali si hanno rapporti stretti…, ma una delle ultime che mi ha particolarmente colpito è quella di offrire le mascherine a prezzo calmierato di 50 centesimi.

Le mascherine a 50 centesimi non si possono vendere perché antieconomico

Speravo che fosse una boutade, invece a fare la dichiarazione i vertici del governo che si sono imbarcati ancora una volta in una operazione che non sanno gestire e per la quale con buona probabilità costituiranno un’altra Task force.
Il principio di Peter enuncia: “In una gerarchia, ogni persona tende a salire di grado fino al proprio livello di incompetenza”.

Credo che questa teoria sia stata formulata senza tener conto dei politici e in particolare della classe politica che si è trovata a guidarci nel momento più difficile della nostra storia con la più grande crisi economica che l’uomo ricordi alle porte.

Con un Presidente del Consiglio che per deformazione professionale sta facendo al meglio il suo lavoro, quello di Avvocato.
Si, l’avvocato dei 450 esperti nominati che ad oggi, pur non essendo d’accordo su niente nei loro ambiti di competenza, si sono eletti a “oligarchia” e decidono al posto della Politica.
Già la politica e la democrazia annullate dal rincorrersi di decreti presidenziali confusi e contraddittori.

Ma torniamo alle mascherine:

Il commissario Arcuri, senza conoscere tutte le complicazioni e i passaggi del posizionamento delle mascherine nei punti vendita dichiara: Le paghiamo 39 centesimi quindi le metteremo in vendita a 50 centesimi. Questo vuol dire che costui non sa di cosa parla!

Un’affermazione che non tiene conto di tutti i costi della filiera:
Stoccaggio, distribuzione, costi di suddivisione, costi del personale delle farmacie, costi di immagazzinamento o più semplicemente il costo delle buste per consegnarle alle persone fino ai costi della carta per gli scontrini.

Così il prezzo di costo per i punti vendita supera il prezzo indicato dal governo ed è per questo che alcune catene di distribuzione hanno già detto no!

Uno establishment che dichiara a parole di mettere soldi a disposizione, ma nei fatti quei soldi sono quelli delle aziende e dei cittadini che devono sopperire al posto della Politica.

È giusto da parte delle autorità competenti verificare la congruità dei prezzi, ma non si può esulare dalle leggi di mercato. Il mio rammarico e che oltre a non essere portato per l’economia, Arcuri non attinge nemmeno dalla storia e dalla letteratura dimostrando di non aver mai letto i Promessi Sposi, romanzo che abbiamo dovuto ahimè subire tutti nella nostra gioventù.

Capitolo XII dei Promessi Sposi

Il capitolo XII del romanzo più letto in Italia – almeno credo – ci racconta della Rivolta del Pane a Milano.

Antonio Ferrer, gran cancelliere di Milano, pensò che a seguito della crisi dovuta alla carestia, fosse giusto il pane avesse un prezzo ribassato, quindi fissò un prezzo di 33 lire, contro il prezzo di mercato di 80 lire.
Il Popolo bisognoso (come per le mascherine) pretese l’immediata esecuzione e accorre in massa ai forni, mentre i fornai ovviamente protestano, ma furono obbligati a produrre pane in continuazione, anche perché i popolani intuiscono che tale legge è contraria alle dinamiche del mercato e non durerà a lungo.

I fornai minacciarono di smettere di produrre il pane, ma Ferrer rimase fermo sulle sue posizioni per la felicità del popolo, ma il governatore con il timore dello stop alla produzione di pane ne riportò il prezzo ai livelli consueti seguendo la logica di mercato acquietando i fornai ma facendo imbestialire il popolo, che si riversò in piazza dando inizio alle rivolte di San Martino.

Ora sostituite la parola pane con la parola mascherine e riusciremmo a capire cosa la storia ci vuole insegnare, ma a coloro che si sentono al di sopra delle parti la storia non insegna mai niente!

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ultimo aggiornamento: 01-05-2020


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