“Se lo screening per il Covid 19 è questo, qui siamo messi molto male”.
Lo scrive in una lunga lettera inviata alla redazione una lettrice di Versilia Today (una missiva firmata, ma ne omettiamo il nome per la tutela del figlio minore):
“Voglio rendere nota la paradossale situazione che sto vivendo a Viareggio nell’attesa interminabile di un tampone.
Mio figlio, 9 anni compiuti da poco, venerdì scorso a scuola ha avuto mal di testa (in tutta sincerità ho pensato fosse la poca abitudine alla scolarizzazione dopo mesi di didattica a distanza). Capita talvolta che soffra di mal di testa, si verifica quando è molto stanco o se ha affaticato troppo la vista. Ha riferito alla maestra di sentire anche dei tremori alle gambe e
così sono stata tempestivamente chiamata da scuola per andare a prenderlo. Non aveva mai avuto febbre e una volta arrivato a casa non ha manifestato alcun dolore o fastidio, ha pranzato normalmente ed è stato bene da quel momento in poi, sempre.
La scuola ovviamente ha richiesto il certificato medico per la riammissione a seguito di sintomi ritenuti compatibili con Covid 19 ed il pediatra a quel punto ha prescritto il tampone.
Da lunedì siamo in attesa di una chiamata per il tampone e tutto tace.
Premetto che comprendo perfettamente sia l’operato della scuola che quello del pediatra e ne condivido le ragioni.
Scrivo consapevole della difficoltà di gestione di questa crisi, ma vorrei porre l’attenzione ad alcune conseguenze che una conduzione di questo tipo comporta. Io ho l’aspettativa che mio figlio sia negativo ed il fatto che possa essere positivo è tanto imperscrutabile quanto che lo sia qualunque persona asintomatica che conduce una vita normalissima…. Potenzialmente
quindi chiunque. Tralasciando però la mia convinzione, cosa accadrebbe se mio figlio fosse positivo? Per prima cosa che noi, un nucleo famigliare di altre 4 persone tra cui 2 studentesse, per tutta questa settimana abbiamo condotto le nostre vite normalmente, uscendo e lavorando. Lo stesso dicasi per tutti i compagni di classe e le insegnanti. Se lui fosse positivo, con il ritardo abissale con cui verrà realizzato questo tampone (quando?), la comunicazione della positività arriverebbe alla classe già dopo più di sette giorni, a metà quindi di quella che avrebbe dovuto essere la quarantena. E dopo 4 mesi senza la scuola, dopo una manciata di giorni dall’inizio di questo nuovo anno scolastico, ecco un nuovo periodo di assenza.
Noi genitori siamo entrambi liberi professionisti e questo ci permette di gestire in autonomia tempi e lavoro, ma se così non fosse? Se avessimo un cartellino da timbrare o qualsiasi rapporto di lavoro subordinato? Come avremmo potuto fare? Se la richiesta di un tampone prevede attese di questo tipo, lo scopo di contenimento viene vanificato.
Ultima piccolissima nota: quando qualche genitore al corrente del fatto, mi chiede come stia procedendo e quali siano i tempi, saputo l’evolversi della situazione dichiara che non è disposto a rischiare di passare un periodo simile, senza scuola, senza possibilità magari di andare a lavorare e che pertanto preferirebbe non dichiarare una possibile sintomatologia
riconducibile al virus.
Se non si pone rimedio a questo problema subito, rischiamo di invalidare tutti gli sforzi che abbiamo compiuto in questi mesi.
L’unico referente possibile per avere informazioni è l’ufficio d’igiene, che è sempre ma proprio sempre irreperibile e anche questo non è accettabile”.