Le volontarie del Servizio Civile  di Avis Comunale di Viareggio e Zonale della Versilia hanno visitato il Centro Trasfusionale dell’ospedale Versilia per raccontare meglio agli studenti delle scuole l’iter della donazione di sangue ed emocomponenti nell’ambito di un progetto per la diffusione della cultura della donazione.

Le volontarie del Servizio Civile hanno scritto anche questo resoconto della loro visita, che hanno autorizzato l’Azienda USL Toscana nord ovest a diffondere tramite gli organi d’informazione.

“Spesso, parlando con le persone della donazione di sangue, la prima reticenza da vincere è la paura dell’ago e il dolore che esso può provocare. Beh…inutile mentire o cercare di sminuire la situazione.     Un ago è indubbiamente necessario per il prelievo. Chi è donatore però sa bene che questo è solo un piccolissimo particolare superabile rispetto al gesto che si compie ogni volta che si dona.

Ci siamo chieste quindi come aiutare chi non dona ad affacciarsi al mondo della donazione in modo sincero e  più esaustivo possibile.

Tra le tante idee abbiamo scelto di partire dalla visita al nostro Centro trasfusionale  per poterlo conoscere così da poter spiegare e raccontare meglio questa realtà.

Il nostro reparto di Immunoematologia e medicina trasfusionale si trova al piano terra dell’ospedale Versilia ed è diretto dalla dottoressa Maria Silvia Raffaelli che ci ha permesso la visita e ci ha accompagnate all’interno del suo reparto, interamente dedicato al sangue e ai suoi componenti. Come ogni singolo donatore, la prima azione da compiere, una volta  arrivati al Centro, è la compilazione di un questionario anamnestico e del consenso informato, approvato ed aggiornato dal Ministero della Salute. Le domande elencate, divise per argomenti, permettono ai medici del reparto di comprendere la situazione sanitaria della persona e chiaramente la necessaria compatibilità per la donazione.

Primo punto fondamentale: la Fiducia.

Se un donatore, infatti, per un qualsiasi motivo, non compila il questionario in modo veritiero e attento, può mettere a rischio se stesso e il ricevente. Tranquilli però, perché vengono sempre eseguite le analisi sia al donatore che sulla sacca raccolta, ma è sempre meglio scegliere di rispondere sinceramente. Spesso le domande concernenti l’abuso di sostanze, farmaci o psicofarmaci o legate alla vita sessuale del donatore, creano imbarazzo o timore, ma – ci conferma la dottoressa Raffaelli – i donatori sono un popolo attento e responsabile e solo pochissime volte con le analisi successive alla donazione si sono riscontrate discrepanze.

La dottoressa Raffaelli ci ha anche riferito che più di una volta, invece, il questionario e le analisi seguenti, hanno permesso a molte persone di scoprire malattie al loro esordio per cui sono state eseguite le conseguenti terapie tempestivamente.

Quindi, la donazione non è solo un gesto di solidarietà nei confronti di chi ha bisogno di sangue e dei suoi componenti, ma anche una forma di prevenzione primaria e di tutela per la salute di chi sceglie di diventare donatore. Comunque un buon stile di vita fin da giovani permette non solo di avere una discreta longevità, ma anche una donazione migliore per i riceventi.

Altra domanda comune: ma quanto sangue è necessario donare?

La quantità prelevata a ogni donazione è uguale per uomini e donne, ed è di circa 450 ml di sangue intero e 600 ml di plasma, ma, come spesso succede, per le cose importanti è la qualità e la periodicità della donazione che ne fanno la differenza.

 Un’altra questione di cronaca attuale è quella legata al Covid-19 : anche in questo caso la dottoressa Raffaelli ci è stata di aiuto, informandoci che l’aver contratto il virus non è assolutamente un fattore di esclusione. Nel 2020 il Centro trasfusionale, con il contributo delle persone  guarite dal Covid-19,  ha partecipato allo studio nazionale TZUNAMI per la valutazione dell’efficacia del plasma iperimmune.

I donatori, dopo una serie di analisi specifiche, hanno donato il plasma ricco di anticorpi anti-Covid che è stato usato come terapia precoce per i pazienti con polmonite. A oggi questo tipo di plasma può essere riservato solo a sostegno dei positivi non critici, ma per la cura del Covid attualmente vengono utilizzati altri tipi di terapia.

Non è un fattore di esclusione l’aver fatto o non fatto il vaccino.

Si raccomanda solo ai vaccinati di attendere almeno 48 ore prima della donazione e semmai, in via precauzionale, di aspettare sette giorni dalla somministrazione dello stesso. Rimane fermo comunque che tutti si presentino al Centro trasfusionale in buona salute.

Una volta donato, come viene utilizzato effettivamente il sangue?

Qui la visita è stata illuminante perché, già nello stesso reparto, si possono vedere i viaggi che la nostra sacca preziosa compie.

La sacca di sangue intero viene inviata immediatamente all’Officina trasfusionale a Pisa per essere diviso nelle sue componenti specifiche : una sacca di globuli rossi concentrati, una di plasma ed una di piastrine.

Poi vengono effettuati tutti i test di controllo necessari e tutti i componenti del sangue vengono validati.

Solo a questo punto il sangue è pronto per tornare in ospedale, al Centro trasfusionale, che lo prepara per i vari reparti che ne fanno richiesta.

Nel laboratorio di Immunoematologia del Centro trasfusionale le sacche  di globuli rossi vengono conservate nelle frigo-emoteche ad una temperatura tra i 4° e i 6° gradi, le sacche di piastrine a 22° gradi e il plasma a -25°.

Adesso arriviamo al motivo per cui abbiamo fatto questa visita e cioè: perché si dovrebbe donare superando quindi paure o impegni?

Il sangue non serve solo per le operazioni chirurgiche o per i trapianti, il che, già di per sé, potrebbe essere una sufficiente motivazione, ma è vita più o meno quotidiana per i trasfusi…

Nel reparto, vicino alla sala prelievi per i donatori, c’è un’altra stanza con tre letti, in cui ogni giorno molte persone ricevono il sangue donato.

Questo ci ha dato la possibilità di comprendere obbiettivamente l’importanza del gesto che ogni donatore compie ogni volta che va a donare. Forse non sappiamo a chi servirà il nostro sangue o plasma, ma possiamo dirvi che qualcuno lo riceverà gratuitamente e che quel tempo speso sulla poltroncina o quel breve momento di paura è veramente niente rispetto a ciò che quel sangue significa per qualcuno.

Il sangue non s’inventa, né si versa … si dona.

Ringraziamo il direttore dottoressa Maria Silvia Raffaelli, le dottoresse Angela Rossi e Giovanna Trevisani e i dottori Marco Luciani e Francesco Tonelli, la responsabile infermieristica Sandra Giovannetti e tutto il personale del Centro trasfusionale  per l’accoglienza e la disponibilità che ci hanno dimostrato”.

(Visitato 39 volte, 1 visite oggi)

Consegnato oggi a Milano il Premio “Città di Camaiore Versilia Football Planet” a Luis Suarez

Coronavirus: 870 nuovi casi, età media 36 anni, sei decessi