La siccità sta minacciando la prossima raccolta di vendemmia, che sarà anticipata e di qualità ma in calo per rese, così come minaccia l’olivicoltura e gli alberi di natale di cui la Toscana è leader a livello nazionale.
Dopo aver già visto ridotta, danneggiata o compromessa il 30% della produzione agricola stagionale a causa della miscela eccezionale delle prolungate temperature, delle scarsissime precipitazioni con fiumi e corsi d’acqua a secco che hanno costretto gli agricoltori a ricorrere all’irrigazione di soccorso, per l’agricoltura toscana tre dei principali “asset” agricoli rischiano un duro contraccolpo economico. “Vino e florovivaismo che valgono da soli il 57% dell’intero valore della produzione agricola regionale a cui si aggiunge l’olio che vale invece il 5%, sono i tre settori che trainano la nostra economia agricola regionale; settori a più alto valore aggiunto e con la più alta vocazione internazionale che la siccità sta mettendo in crisi. E’ evidente la necessità di correre ai ripari in chiave futura. – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – La siccità, con il 90% del territorio regionale in una condizione di criticità estrema, arriva in coda ad un anno di rincari e speculazioni per le aziende agricole il 38% delle quali si trova costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo con un impatto non solo sul fronte produttivo, ma anche su quello occupazionale, ambientale, della biodiversità e della gestione dei territo”.
Il destino della precoce vendemmia non è mai stato così incerto. All’Isola Elba ed in Versilia le prime aziende hanno già iniziato a raccogliere le uve di pinot nero. Le viti, che si posano su terreni spesso argillosi, sono in ottima salute e non presentano fino a qui situazioni di particolare sofferenza indice che avremo degli ottimi vini. Si stima un calo della resa del 10% per effetto della siccità. – spiegano Coldiretti Toscana e Vigneto Toscana – Molto dipenderà sia dall’evoluzione delle temperature che influiscono sulla maturazione sia dall’assenza di nubifragi e grandinate che hanno un impatto devastante sui vigneti e sulle quantità prodotte. In Toscana si attende comunque una annata di buona/ottima qualità anche se l’andamento della raccolta sarà influenzato molto dal resto del mese di agosto e da quello di settembre per confermare le previsioni anche sul piano quantitativo.
Sul fronte olivicoltura diffusa su 100 mila ettari di superficie coltivata e 15 milioni di piante, più che l’assenza di piogge, ha sofferto le prolungate “fiammate” registrate dalla colonnina di mercurio. Il repentino esordio della stagione calda ha inciso negativamente sull’allegagione dei frutti, con colatura dei fiori fuori dall’ordinario sin da maggio, e poi con le piccole olive in fase di crescita che stanno cadendo a terra secche. Le perdite produttive variano a seconda dell’esposizione dell’uliveto e della capacità del terreno di trattenere umidità. – spiega Coldiretti Toscana – Si preannuncia comunque un’importante riduzione di produzione nella stagione.
Gli effetti della siccità si sono manifestati anche nel comparto del florovivaismo. L’ultima denuncia arriva dalle montagne del Casentino, la capitale della coltivazione degli abeti con oltre 1,5 milioni di piante. Le piante giovani sono compromesse mentre le piante più grandi si stanno seccando e se non pioverà tra 10 giorni saranno perse.
Nell’attuale contesto climatico e nella prospettiva che questi eventi saranno sempre più frequenti come è necessario accelerare per mettere in campo le infrastrutture necessarie, a partire dagli invasi e laghetti di accumulo delle acque piovane, per mettere in condizioni le imprese agricole di irrigare e garantire così l’approvvigionamento di prodotti sempre più strategici in chiave di sovranità alimentare. In questo senso Coldiretti Toscana ha molto apprezzato l’impegno della Regione Toscana sul fronte programmazione, prima regione a stanziare risorse per il fondo di rotazione della progettazione delle opere irrigue da parte dei Consorzi di Bonifica, e sul fronte emergenza per realizzare invasi comprensoriali. Un’altra risposta potrà sicuramente provenire dalla rete di invasi aziendali privati, circa 16.000 quelli censiti dal Lamma che non sono utilizzati o sono stati chiusi, che la burocrazia ed i costi di gestione tengono in ostaggio. Per sbloccarli Coldiretti ha proposto una serie di modifiche alla legge 64/2009 e alla gestione delle rocce e delle terre da scavo per semplificare quelle procedure che potrebbero mettere in condizioni almeno una parte delle aziende agricole di sfruttarli.
Un altro passo avanti – conclude Coldiretti Toscana – dovrà farlo l’agricoltura attraverso tecniche più innovative e sostenibili per ridurre i consumi di acqua ed altri fattori produttivi e contestualmente aumentare la produttività. E’ un’agricoltura che già esiste, che necessità di investimenti e finanziamenti, e di cui in Toscana abbiamo già degli esempi.