I beni di rifugio individuano, come si evince dal nome stesso, gli asset considerati dai risparmiatori un porto sicuro in situazioni di pericolo sui mercati finanziari o in fasi particolari dei cicli economici. Come molti sapranno, l’oro rappresenta il bene di rifugio per eccellenza, in quanto per effetto delle sue caratteristiche su orizzonti temporali molto estesi ha dimostrato storicamente la sua attitudine nel proteggere i capitali dalla svalutazione in termini reali.

Ed è proprio in virtù di tale peculiarità che nel primo trimestre del 2022, alle prime avvisaglie del delinearsi di uno scenario iperinflattivo a livello globale, le quotazioni della commodity sono schizzate sui massimi assoluti registrati durante il climax della crisi pandemica, per poi ritracciare nei mesi successivi a ridosso dei 1600 dollari l’oncia. Nelle battute finali dell’anno, tuttavia, il denaro è tornato forte sull’asset, spingendo di nuovo i prezzi oltre 1800 dollari l’oncia: l’interesse degli investitori questa volta potrebbe confermarsi per tutto il 2023.

Proteggersi con l’oro da un eventuale scenario stagflattivo

A tal proposito su Mercati24.com, noto portale di formazione e di divulgazione in ambito finanziario, è stato pubblicato un interessante approfondimento sull’oro, in cui vengono analizzati i motivi per cui l’attuale dinamica del sottostante dovrebbe mantenere una certa persistenza. Rispetto al recente passato, infatti, gli alti livelli di inflazione potrebbero combinarsi con una congiuntura recessiva di una certa rilevanza, originando uno scenario staglfattivo, una pessima condizione tanto per i risparmiatori quanto per i consumatori. Tutto ciò unito al rialzo dei tassi di interesse, secondo le proiezioni di alcuni analisti a cui ha dato voce la Redazione di Mercati24.com, potrebbe infiammare le quotazioni del metallo nobile proiettandole addirittura a 4000 dollari l’oncia nel corso del 2023.

Al coro dei possibilisti si unisce persino una figura del calibro di Juerg Kiener della Swiss Asia Capital: in un’intervista dello scorso dicembre, rilasciata alla Cnbc, l’amministratore delegato -oltre che chief investment officer– dell’autorevole società di investimento ha dichiarato che non sarebbe strano se l’oro raggiungesse nuovi massimi storici in un range di valore compreso tra i 2500 e i 4000 dollari per oncia. Non quindi uno dei tanti rialzi nell’ordine del 10% o del 20% a cui la commodity ha abituato, bensì un nuovo ciclo pluriennale.

Secondo Kiener una recessione abbastanza forte dovrebbe convincere le Banche Centrali ad allentare la stretta sul costo del denaro e ciò favorirebbe di fatto i corsi della materia prima; inoltre, riportando una rilevazione statistica, lo stesso fa notare come gli Istituti in questione -dato World Gold Council– abbiano acquistato 400 tonnellate del bene di rifugio, raddoppiando il record di 241 tonnellate stabilito nel terzo trimestre del 2018, una dimostrazione che anche i Governatori Centrali ritengono probabile il prosieguo della spirale inflazionistica.

Il peso dell’oro nei portafogli di investimento

Nell’approfondimento di Mercati24.com è riportato il parere di un altro importante market strategist, ossia Kenny Polcari di Slatestone Wealth: anche in questo caso le quotazioni dell’oro sono viste al rialzo nel 2023, ma non così tanto da lasciar intravedere valori nettamente superiori ai 2000 dollari l’oncia, almeno prima di capire come possa evolversi il problema inflazione nei prossimi trimestri. Una cosa però è sicura: nei portafogli di investimento è opportuno destinare una fetta dell’allocazione statica ad asset che riflettono direttamente o indirettamente i prezzi del gold. Gli analisti di Mercati24.com, riportando il pensiero di Nikhil Kamath -cofondatore del broker indiano Zerodha-, evidenziano come la quantità di oro raccomandata nelle asset allocation possa raggiungere nel 2023 anche un peso del 10% o del 20%, rispetto al patrimonio totale, per le particolari condizioni del quadro macroeconomico. Gli esperti del portale, nella fattispecie, mettono in risalto diverse modalità, per intercettare i movimenti dell’oro, utilizzando gli strumenti finanziari che meglio si adattano alle esigenze del risparmiatore.

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