mungai natali

MASSAROSA: Cosa dice la sentenza di condanna per Mungai e Natali. spiegata dall’AI

All’indomani delle dimissioni di Stefano Natali a seguito della sentenza 90/2025 della corte dei conti cerchiamo di spiegare in parole comprensibili a tutti cosa dice il lungo documento che prende in considerazione la storia contabile del comune di Masarosa dal 2009 ma negli atti analizza solo la consiliatura dal 2014 al 2019.

Per fare ciò, abbiamo scaricato la sentenza (che è un atto pubblico visibile da chiunque sul sito della Corte dei Conti. SCARICA LA SENTENZA) e chiesto all’intelligenza artificiale di analizzare in parole semplici, comprensibili soprattutto a noi della redazione quali siano state le premesse, quali le accuse, quali le tesi difensive e infine la sentenza emessa dal provvedimento.

Abbiamo fatto analizzare all’AI principalmente per non dare nessun tipo di giudizio o critica personale alla vicenda e in fondo a questo lungo articolo potrai trovare il prompt(domanda) dato all’AI per fare l’analisi.


Massarosa e il dissesto: cosa ha deciso la Corte dei Conti, spiegato semplice

Una sentenza che fa rumore, una responsabilità accertata, una vicenda che riapre ferite che sembravano rimarginate. Così si potrebbe riassumere, in estrema sintesi, la sentenza n. 90/2025 con cui la Corte dei Conti della Toscana ha condannato l’ex sindaco di Massarosa, Franco Mungai, e l’ex assessore al bilancio (oggi vicesindaco) Stefano Natali, per il dissesto finanziario del Comune dichiarato nel 2019.

Una sentenza che arriva in un momento delicato, con l’attuale amministrazione che aveva chiuso, solo pochi mesi fa, il percorso dell’OSL (Organismo Straordinario di Liquidazione), con l’approvazione ministeriale della rendicontazione finale. Tutti pensavano che la pagina più buia della storia amministrativa recente fosse stata voltata. E invece no.

Le accuse: cosa contesta la Corte

Secondo la Corte dei Conti, i due amministratori avrebbero contribuito in maniera gravemente colposa al dissesto del Comune, dichiarato con la delibera consiliare n. 84 del 27 novembre 2019. In altre parole: la Corte non accusa Mungai e Natali di aver “causato” da soli il fallimento dell’ente, ma di non aver fatto abbastanza per evitarlo, pur avendo avuto dieci anni di tempo e diversi segnali d’allarme.

Si parla di “inerzia”, di mancata attivazione degli strumenti previsti dalla legge per intervenire: su tutti, il piano di riequilibrio finanziario pluriennale (predissesto). Ma anche di una gestione che ha continuato ad appesantire il disavanzo e a generare squilibri, invece che ridurli.

La difesa di Mungai e Natali: “Il dissesto non era necessario”

I due ex amministratori, difesi dall’avvocato Giancarlo Altavilla, hanno presentato opposizione sostenendo che:

  • La situazione finanziaria era migliorata rispetto al 2009, anno in cui avevano assunto il governo dell’ente.
  • La dichiarazione di dissesto fu una scelta politica della giunta successiva, precipitosa e non necessaria.
  • Le azioni intraprese tra il 2014 e il 2018, come il recupero crediti, la riduzione delle spese, la proposta di vendere le quote in Toscana Energia, dimostrano volontà e impegno verso il risanamento.
  • La gestione dell’OSL si è chiusa con un saldo attivo, a prova che il dissesto poteva essere evitato.

In sostanza: se ciò che viene imputato loro è di non aver risanato abbastanza, la replica è che si stava risanando, e che non fu data loro la possibilità di completare il lavoro.

Ma cosa ha detto davvero la Corte dei Conti?

La Corte ha respinto tutte le censure. Con un ragionamento articolato, ma chiaro. Ecco i punti principali:

1. Il dissesto è un fatto, non in discussione

La Corte non entra nel merito della scelta politica del consiglio comunale del 2019. Non giudica se dichiarare il dissesto fosse giusto o sbagliato. Prende atto che è avvenuto e valuta se, prima di allora, ci siano state responsabilità da parte degli amministratori.

2. I numeri parlano chiaro

Dal 2014 al 2018, il Comune ha chiuso ogni anno con un disavanzo, arrivando fino a 8 milioni di euro. La cassa era costantemente in negativo. Il ricorso all’anticipazione di tesoreria era diventato cronico. I residui attivi (crediti non riscossi) superavano i 22 milioni, e una parte rilevante era inesigibile.

3. I revisori avevano lanciato l’allarme

Già dal 2016, i revisori dei conti avevano messo nero su bianco la necessità di contenere le spese, recuperare i crediti e intervenire in modo strutturale. Anche la Corte dei Conti – sezione controllo – con diverse deliberazioni aveva segnalato gravi irregolarità e la necessità di rientro.

4. Nessuna azione strutturale

Nonostante tutto ciò, la Corte rileva che non fu attivato nessuno degli strumenti straordinari previsti dalla legge per casi come questi. Non il piano di riequilibrio. Non il riconoscimento dei debiti fuori bilancio. Non un percorso formale di risanamento. Solo misure frammentarie, insufficienti rispetto alla gravità della situazione.

5. L’inerzia è una colpa

La Corte lo dice chiaramente: non è necessario aver causato direttamente il dissesto per essere sanzionati. Anche l’aver lasciato andare l’ente verso la crisi, senza attivarsi per fermare la deriva, costituisce una condotta sanzionabile. Ed è questo che viene rimproverato a Mungai e Natali.

La condanna

Alla luce di tutto ciò, la Corte conferma la condanna:

  • Franco Mungai deve versare al Comune €13.944,30
  • Stefano Natali deve versare €6.274,95

Le cifre corrispondono, rispettivamente, a 10 e 5 volte l’indennità di funzione percepita, in linea con quanto previsto dalla legge. A entrambi viene inoltre confermata la misura interdittiva, ovvero l’impossibilità di ricoprire incarichi pubblici per 10 anni, come previsto in questi casi.

Una sentenza che fa discutere

La sentenza è destinata a fare rumore. Non solo per i nomi coinvolti, ma perché riapre un capitolo che molti a Massarosa pensavano ormai chiuso. L’attuale amministrazione ha convocato una conferenza stampa per chiarire la propria posizione e le ricadute dell’accertamento.

Da parte loro, Mungai e Natali hanno annunciato il ricorso in appello.

Cosa resta

Quello che resta, al di là delle responsabilità personali, è il racconto di un Comune che per anni ha vissuto al limite dell’equilibrio, facendo scelte probabilmente deboli, rinviando decisioni difficili, confidando in un risanamento che non si è mai concretizzato. Fino al tracollo.

La sentenza della Corte dei Conti non è solo un atto giuridico. È uno specchio impietoso su come può degenerare la gestione pubblica quando le regole di prudenza vengono ignorate e gli strumenti di intervento non vengono attivati in tempo.

Un monito per chi oggi amministra. E per chi lo farà domani


PROMPT (domanda) fatta all’AI:
“Ti darò il PDF di una sentenza della Corte dei Conti in relazione al dissesto del comune di Massarosa.
Dovrai analizzarla e dirmi: 1. qual’è l’accusa mossa all’ex sindaco Mungai e all’assessore Natali; 2. quali sono le obiezioni dei due all’accusa; 3. quali sono le contro deduzioni della corte descrivendo per punti le stesse; 4. qual’è stata la condanna e perché.
Questa analisi deve sfociare in un articolo di almeno 2000 parole che racconti in maniera semplice e sintetica ad un pubblico che non è abituato a leggere e comprendere a pieno una sentenza che in questo caso è molto complessa. Puoi aiutarmi?
Procedi alla realizzazione dell’articolo con un taglio giornalistico senza utilizzare il diritto di critica.

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