Filodora nel borgo delle arti, il libro di fiabe di Dalila Lazzarini

Una fiaba moderna dalla Versilia porta i giovani lettori alla riscoperta della creatività perduta

La Valle dei Mandarini profuma di agrumi e di storie non ancora raccontate. È qui che nasce l’universo narrativo di Dalila Lazzarini, autrice versiliese che con il suo ultimo lavoro “Filodora nel borgo delle arti” (Gagio, 2024) regala ai lettori una fiaba moderna capace di parlare tanto ai bambini quanto agli adulti.

Un filo magico che cuce sogni

Protagonista della storia è Filodora, una giovane dalla passione straordinaria: ama cucire, ma il suo non è un filo comune. È un filo magico, capace di intrecciare sogni, emozioni e desideri, trasformando l’immaginazione in realtà tangibile. Un dono prezioso che la protagonista dovrà mettere al servizio di una missione tanto difficile quanto necessaria.

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Accanto a Filodora troviamo due compagni di viaggio indimenticabili: Phil, un canguro dalle sembianze di asino che rappresenta la fedeltà e l’amicizia sincera, e Minerva, una civetta saggia custode della conoscenza antica. Insieme formeranno un trio destinato a restituire al mondo qualcosa di perduto: la bellezza della creatività.

La missione nel Borgo delle Arti

La trama si dipana quando Filodora riceve un appello inaspettato da un misterioso personaggio di nome Moderno. Il Borgo delle Arti ha smarrito la sua essenza: in un mondo sempre più standardizzato e omologato, la fantasia sembra essere diventata un lusso dimenticato, l’unicità un valore perduto.

È qui che l’autrice versiliese Dalila Lazzarini dimostra la sua sensibilità letteraria, costruendo una metafora potente sui tempi che viviamo. Il Borgo delle Arti non è solo un luogo fantastico, ma rappresenta quella dimensione dell’animo umano dove nascono la creatività, l’immaginazione e la capacità di vedere il mondo con occhi sempre nuovi.

Una fiaba per tutte le età

“Filodora nel borgo delle arti” è catalogato come narrativa per ragazzi dagli 8 anni in su, ma la sua portata simbolica lo rende un libro capace di coinvolgere lettori di ogni età. Lazzarini costruisce una storia stratificata, dove i più piccoli potranno immergersi nell’avventura e nella magia, mentre gli adulti ritroveranno riflessioni profonde sul valore dell’arte e della gentilezza nella società contemporanea.

Le 200 pagine del volume, pubblicato da Gagio il 31 ottobre 2024, si leggono con il ritmo incalzante della fiaba classica, ma con la sensibilità moderna di chi conosce bene le sfide del nostro tempo. L’autrice versiliese riesce nell’impresa non semplice di creare un racconto che educa senza essere didascalico, che emoziona senza essere sentimentale.

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La Versilia che racconta

Dalila Lazzarini rappresenta una voce significativa nel panorama della letteratura per ragazzi italiana, portando nella sua scrittura quel respiro ampio e quella sensibilità estetica che caratterizzano il territorio versiliese. La sua Valle dei Mandarini profuma di Mediterraneo e di quella tradizione narrativa italiana che sa trasformare il quotidiano in straordinario.

“Filodora nel borgo delle arti” si presenta così come un invito alla riscoperta: riscoperta della gentilezza come forza rivoluzionaria, dell’immaginazione come strumento di conoscenza, dell’arte come mezzo di rinascita personale e collettiva. Un messaggio che, in tempi di cambiamenti rapidi e spesso disorientanti, assume un valore particolare.

Un filo che unisce generazioni

Il filo magico di Filodora diventa metafora di quel legame sottile ma resistente che unisce le generazioni nella trasmissione dei valori fondamentali. Lazzarini ci ricorda che la creatività non è un lusso per pochi, ma un diritto e un dovere di tutti: custodire, alimentare e trasmettere quella scintilla di unicità che rende ogni essere umano irripetibile.

In un’epoca in cui l’omologazione sembra spesso prevalere sull’originalità, “Filodora nel borgo delle arti” arriva come un soffio di aria fresca, un promemoria gentile ma fermo dell’importanza di mantenere viva la fiamma della fantasia.

L’opera di Dalila Lazzarini si configura così non solo come un’avventura letteraria, ma come un piccolo manifesto per la bellezza, scritto con la leggerezza della fiaba e la profondità della grande letteratura.

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