Alessandro Santini

“Notte dei lunghi coltelli”. La LEGA a Viareggio si spacca. Santini sfiduciato

Alessandro Santini doveva essere, come ormai da tradizione negli ultimi anni, il capogruppo della Lega in Consiglio comunale a Viareggio che guidava con fermezza l’opposizione al sindaco Giorgio Del Ghingaro. Invece si è ritrovato ben presto vittima di quella che lui stesso ha definito una «sfiducia vile», arrivata via Pec senza nemmeno la cortesia di un confronto diretto. «Sarebbe stato più signorile consegnare la sfiducia a mano, di persona, però effettivamente è più facile la semplice pec, almeno non ti vedono, beh non t’hanno mai visto nemmeno prima», ha commentato amaramente l’ormai ex capogruppo.

La mozione di sfiducia, presentata dai consiglieri Walter Ferrari, Barbara Canova e Alberto Pardini, ha sancito la fine di un’era e l’inizio di una nuova fase per la Lega viareggina, sempre più influenzata dalla linea politica del generale Roberto Vannacci. Ferrari, nuovo capogruppo, ha immediatamente chiarito la direzione: «Mi allineo alla linea della Lega di Matteo Salvini e del generale Roberto Vannacci, che Santini ha più volte pubblicamente contestato».

La rivolta contro la “vannaccizzazione”

Tutto è successo in pochi attimi, ma le radici della crisi affondano nelle settimane precedenti. Il 10 settembre scorso, l’intero direttivo comunale della Lega di Viareggio si era dimesso in blocco, guidato dalla segretaria Maria Domenica Pacchini. Una mossa clamorosa che aveva anticipato gli sviluppi di questi giorni. «Non condividiamo la ‘vannaccizzazione’ della Lega», aveva dichiarato senza mezzi termini la Pacchini, accusando il generale di impartire «ordini tassativi di tipo militare» e di scavalcare sistematicamente le strutture territoriali del partito.

Le dimissioni avevano coinvolto tutti i ruoli dirigenziali: segretario, direttivo, responsabile organizzativo e del tesseramento. Una protesta senza precedenti che aveva messo in luce le profonde fratture interne al partito. «Con questo atto intendiamo manifestare aperta distinzione e distanza dalla nuova linea politica dell’onorevole Roberto Vannacci, chiaramente nostalgica e non conforme alla storia del nostro movimento», aveva scritto la Pacchini nella nota di dimissioni.

Non a caso, il consigliere regionale uscente Massimiliano Baldini aveva manifestato «piena solidarietà e vicinanza politica» a Santini, denunciando come l’azione fosse stata «orchestrata da fuori Viareggio ad opera dei vertici vannacciani». Baldini aveva parlato esplicitamente di un cambio di linea radicale che ha trasformato «la Lega Toscana nel partito della X Mas con reiterati richiami nostalgici».

Il generale e la sua ascesa in Toscana

Roberto Vannacci, dal maggio 2025 vicesegretario della Lega e responsabile della campagna elettorale per le regionali toscane, ha costruito un potere parallelo all’interno del partito che ha la sua base proprio a Viareggio, dove risiede. La sua straordinaria performance alle europee del 2024, con oltre 500mila preferenze, gli ha fornito una legittimità popolare che ha saputo trasformare in controllo organizzativo.

L’influenza del generale si estende ben oltre i confini viareggini. In tutta la Toscana, la sua linea ha provocato defezioni eccellenti: il consigliere regionale Massimiliano Baldini ha ritirato la candidatura denunciando metodi che definisce «pulizia etnica della dirigenza», mentre l’europarlamentare Susanna Ceccardi ha criticato apertamente l’approccio militaresco di Vannacci: «Qui ci sono militanti, non truppe».

Il movimento “Il Mondo al Contrario”, lanciato proprio da Viareggio, rappresenta la base politica indipendente che Vannacci ha utilizzato per sfidare le decisioni del partito, arrivando a minacciare liste separate in caso di mancato riconoscimento delle sue prerogative. Una strategia che ha funzionato, considerando che ora controlla di fatto la macchina elettorale leghista in Toscana.

Il contesto toscano più ampio

La crisi viareggina riflette un breakdown organizzativo sistematico nelle strutture toscane della Lega. Il partito aveva iniziato l’attuale legislatura con otto consiglieri regionali ma ora ne conta solo quattro a causa di defezioni e conflitti. Tra le uscite di alto profilo ci sono Marco Landi e Marco Casucci, che hanno lasciato citando la «deriva a destra».

Anche i tradizionali bastioni leghisti del Nord Italia mostrano resistenze simili. Il governatore lombardo Attilio Fontana ha espresso un’opposizione alla «vannaccizzazione», mentre il veneto Luca Zaia ha esortato Vannacci ad «agire da leghista». Queste tensioni evidenziano domande fondamentali sull’identità del partito mentre bilancia tradizioni autonomiste regionali con populismo nazionalista.

La questione del Ponticello e il caso Miracolo

A scatenare questa rivoluzione ha influito anche il caso ruota attorno al conflitto tra la Fondazione e il Circolo Velico di Torre del Lago per l’accesso al Lago di Massaciuccoli tramite il ponte che collega Villa Puccini al Gran Teatro.

La decisione unilaterale di chiudere il ponticello da parte della Fondazione ha creato non pochi mal di pancia anche all’interno della maggioranza. La questione è passata al tribunale e il circolo ha ottenuto alcune vittorie legali iniziali contro la Fondazione.
La situazione è stata definita «imbarazzante» dal governatore regionale Eugenio Giani, portando a una soluzione con ponte automatizzato nel settembre 2025.

Alessandro Santini aveva presentato una mozione di sfiducia contro Miracolo con sostegno trasversale, ma la sua rimozione da capogruppo potrebbe compromettere questa iniziativa. 


Il voto di lunedì: la prova del fuoco

Il prossimo lunedì in Consiglio comunale si voterà sulla mozione di censura al presidente Miracolo. Sarà il primo test per verificare se i tre consiglieri che hanno sfiduciato Santini manterranno gli impegni presi firmando la mozione, o se invece, come paventato da Baldini, si trasformeranno in «quaquaraqua» pronti a sostenere l’amministrazione Del Ghingaro.

Come ha sottolineato Maria Pacchini: «Certo mi chiedo quanti dell’attuale compagine dell’Amministrazione saranno disponibili a coalizzarsi con la X Mas, qualora avvenisse come ipotizzato dai media questo avvicinamento». Una domanda che rivela le preoccupazioni per possibili convergenze politiche che stravolgerebbero completamente gli equilibri cittadini.

Verso le amministrative del 2026

Al di là di chi pensa che ancora la campagna elettorale per le amministrative non sia partita, secondo le indiscrezioni politiche, dietro questa operazione si celerebbe un disegno più ampio: Vannacci starebbe lavorando per arrivare a un accordo con Del Ghingaro in vista delle comunali del 2026, con un possibile spostamento del sindaco nell’alveo del centrodestra. Una strategia che spiegherebbe l’improvviso cambio di atteggiamento verso un’amministrazione che la Lega ha sempre combattuto duramente.

La «notte dei lunghi coltelli» viareggina rappresenta così molto più di una semplice resa dei conti interna. È il simbolo di una trasformazione epocale che attraversa la Lega, dove le tradizioni autonomiste e federaliste vengono sostituite da una nuova destra nazionalista e nostalgica.
Una metamorfosi che sta dividendo profondamente un partito che, nella città del Carnevale, sembra aver smarrito la propria identità originaria per indossare una maschera che molti suoi storici militanti faticano a riconoscere.

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