(foto Pomella)
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VIAREGGIO. Quaranta chili di pescato a settimana, 20 ristoranti toscani coinvolti, 300 mila euro di fatturato nei primi mesi del 2012. Sono questi i primi risultati del progetto “Pesce dimenticato” avviato dalla Regione Toscana e dall’Unioncamere Toscana.

 L’idea nasce dalla volontà di recuperare (dal punto di vista culturale e gastronomico) un tipo di pesce considerato “fuori mercato”, ma che si trova in abbondanza nei nostri mari: sardine, acciughe, sugarelli, polpi, razze e muggini.
 “Per i pescatori questo si traduce – ha spiegato l’assessore alla pesca della Regione, Gianni Salvadori – nel trasformare un tipo di pesce che prima veniva ributtato in mare, o tramutato in farina di pesce del valore di un euro al chilo, in un prodotto alimentare buono e valido, da offrire alla filiera della ristorazione a 8 euro al chilo”.
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“Siamo stati pionieri – ha aggiunto l’assessore regionale a turismo e commercio, Cristina Scaletti – di una chiara indicazione data dall’Unione Europea, quella di promuovere progetti tesi alla competitività e allo stesso tempo alla sostenibilità”.

 Per ora al progetto hanno aderito diverse cooperative di pescatori di Viareggio e di Livorno (nella città labronica, probabilmente, sorgerà il centro di smistamento del pesce) e 20 ristoranti distribuiti tra Prato, Montecatini, Livorno e Firenze. Per Viareggio hanno aderito le cooperative Mare Nostrum e Peschintavola, ma per ora nell’elenco dei ristoranti non ne risulta ancora in Versilia.
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“Il pesce povero – è stato sottolineato dai rappresentanti delle cooperative di pescatori di Viareggio – fino a poco tempo fa era considerato uno scarto. In realtà ha caratteristiche alimentari e nutrizionali che nulla hanno da invidiare al cosiddetto pesce nobile”.

 Oggi (17 maggio), per presentare i primi dati del progetto, Scaletti e Salvadori si sono imbarcati su uno dei pescherecci coinvolti nel progetto, per un’uscita in mare con tanto di battuta di pesca e pranzo a bordo.
 Prossimo obiettivo: coinvolgere anche gli istituti alberghieri toscani, per diffondere la cultura del pesce povero tra i ristoratori di domani. E continuare a coinvolgere cooperative di pesca e ristoranti in Toscana. Ma anche rilanciare la “Vetrina Toscana” attraverso la valorizzazione di altri prodotti tipici, come ad esempio le produzioni agricole (vino, olio, pane).
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