VIAREGGIO. Torna a far discutere a distanza di ben 23 anni il delitto di Luciano Iacopi che fu trovato ucciso con 17 pugnalate il 17 gennaio 1989 a Forte dei Marmi. Lo riporta l’Ansa.

Da più di vent’anni la moglie Maria Luigia Redoli, conosciuta come la “Circe della Versilia” è in carcere a scontare l’ergastolo a cui è stata condannata come mandante  (mentre l’ex amante  Carlo Cappelletti sarebbe stato l’esecutore). Adesso però la Redoli, che si è sempre proclamata innocente, accuserebbe implicitamente del delitto la figlia Tamara

. Lo sostiene il settimanale “Oggi” in edicola oggi (anche su www.oggi.it) che anticipa i contenuti del libro “Nel buio di una notte di luglio” (Mondadori) scritto da Mario Spezi.

Per la prima volta Maria Luigia Redoli e contrariamente a quanto dichiarato all’epoca al magistrato, nega di essere stata lei a fare una telefonata al cartomante di Viareggio Marco Portigati, che era stato pagato inutilmente per ingaggiare gli assassini del marito al fine di recuperare i soldi, perché i killer non c’entrano. Telefonata che è considerata una delle prove a suo carico.”Quella telefonata racconta la Redoli a “Oggi” non l’ho mai fatta, quella era la voce di Tamara, dopo averci pensato sono certa che le cose andarono così, mia figlia a Carlo Cappelletti se la intendevano: hanno ballato tutta la sera. Per tanto tempo non li ho più visti. Potevano anche prendere la macchina e andare a casa.”.

Per “Oggi” il sottinteso di questa dichiarazione è: a compiere il delitto. “Oggi” ha raccolto anche la reazione di Tamara Iacopi. “Non voglio ripiombare nell’incubo che ho vissuto. Se mia madre è impazzita, non posso ancora una volta andarci di mezzo io”.

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ultimo aggiornamento: 06-06-2012


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