le vignette di AltanFORTE DEI MARMI. Si inaugurerà sabato 30 giugno, alle ore 19.00, presso il Museo della Satira di Forte dei Marmi la mostra “Altan. L’abisso del disincanto”.

Per festeggiare la 40esima edizione del Premio Satira Politica il Museo della Satira presenta una mostra che ripercorre 40 anni di storia italiana attraverso le illuminanti vignette di Altan, la cui carriera di disegnatore satirico coincide con la vita del Premio Satira.

In mostra saranno esposte circa 200 vignette, scelte tra quelle che avessero per oggetto, o meglio bersaglio, tutti i protagonisti della nostra Storia più o meno recente, suddivise per sezioni: Prima Repubblica, Seconda Repubblica e Altanpensiero, con le sottosezioni che ci riportano agli anni della DC, del PCI, del PSI, degli Anni di piombo, oppure tirano le fila della parabola berlusconiana e bossiana, senza trascurare l’attuale Governo dei tecnici.

 

In catalogo interventi dei direttori dei giornali La Repubblica e L’Espresso, ai quali Altan collabora da sempre, Ezio Mauro e Bruno Manfellotto.

E’ poi stato ripubblicato in catalogo un intervento che Edmondo Berselli scrisse nel 2005 su Cipputi.

 

le vignette di Altan “Non è soltanto il canone inverso la ragione del successo strepitoso di Altan, il vero editorialista principe di “Repubblica”, l’uomo che fotografa la realtà italiana più di uno studioso. Il segreto è oltre la fotografia del reale: è nella capacità misteriosa di rivelarlo. Altan infatti svela il senso nascosto delle cose, la realtà riposta in una dimensione più intima, non visibile ad occhio nudo, inarrivabile con le scienze politologiche o sociologiche. Quel significato forte e ultimo, sta nella congiunzione tra la dimensione ridotta del singolo personaggio e il Paese, con la vicenda pubblica che ci avvolge e ci circonda come una cornice di cui sappiamo e dobbiamo tener conto, e la figura disegnata da Altan che attraversa tutto questo, lo penetra e lo stravolge, fuoriuscendone per sproporzione. Uomini stanchi generalmente con il pullover e la camicia bianca, magari in maniche corte provati anche dal caldo, generali con unghie come artigli e il petto gonfio di decorazioni, bambine col fiocco in testa e la voglia di saggezza (“Il governo dice bugie, babbo”?), (“Governo è una parola grossa”). Poi pensionati intabarrati su una panchina d’autunno che tracciano bilanci (“merde siamo e merde resteremo”), neonati petulanti col ricciolo sul seggiolone, villeggianti in pantaloni corti, industriali ultraincravattati, padroni che celebrano il loro rito identitario puntuali e sorridenti, puntando con perizia l’ombrello. Oltre a Cipputi, naturalmente, che dall’angolo della sua macchina in officina guarda come un progenitore gli altri personaggi che si muovono intorno a lui, e sembra capire tutto, anche se appartiene ad un tempo passato”.

Dall’intervento in catalogo di EZIO MAURO

 

“Geniale. Lo dicono tutti, aggiungendo che non ha mai sbagliato un disegno. Certo che sì. Da anni, settimana dopo settimana, è il primo a dare il benvenuto a chi sfoglia l’Espresso: traccia la strada per tutti noi. Da anni, di tanto in tanto, ci saluta dalla prima pagina di “Repubblica”. E le azzecca tutte, appunto. Ben detto, ma qual è il segreto della sua freschezza, di questa eterna giovinezza mentale? Cosa ha di diverso? Semplice: lui è tutto quello che gli altri non sono. Non per scelta razionale, ma perché è fatto così. Non si lascia andare a caricature né ironizza sulle sue vittime. Non segue le mode né inventa nuovi personaggi. Non stressa, non gonfia, non esagera le vicende: ce le mette sotto al naso così come sono e come noi possiamo vedere solo grazie a lui. I suoi uomini sono brutti, flaccidi e siedono in canotta davanti alla tv; le sue donne presidiano fornelli con grembiule e bigodini; i suoi vecchi sono dei sopravvissuti stanchi di vivere; perché per lui – e dunque per noi – non è il disegno che conta, ma la forza del dialogo e dell’osservazione. Spesso, come l’ombrello insegna, è volutamente ripetitivo, forse per non illuderci, non sviarci, ma per inchiodarci alle nostre responsabilità. Ce l’ha con noi”.

Dall’intervento in catalogo di BRUNO MANFELLOTTO

 

 “(…) in ogni momento Altan coglie il punto. Anzi, di più: svela qualcosa di drammaticamente simile alla verità. Dice che il re non soltanto è nudo, è anche stortignaccolo, racchio e ciofeco. Durante tutto il finale della stimata Prima repubblica, Cipputi si destreggia da perfetto politologo di base fra le me- diazioni dorotee, le trovate dei socialdemocratici, i finti pudori dei laici minori, tra Piccoli, Bisaglia, Bodrato, Tanassi, Longo, scoprendo giochi e giochetti ammantati di grandi idealità. Naturalmente Cipputi ragiona in modo semplice, fottendosene allegramente dei significati profondi della democrazia dei partiti. Ha l’oscura sensazione che l’ineluttabile sia accaduto, e non ne resta traccia se non un dolore ottuso e sordo, fate voi dove.

Invece, quando esordisce la Seconda repubblica, Cipputi è uno che ormai ha elaborato il lutto, come dicono quelli che di solito citano contemporanea- mente “l’autostima”. Lo smarrimento della speranza ha avuto come contrappeso la perdita delle illusioni. Gli operai sono fossili viventi, nel pianeta post-industriale, e quindi possono permettersi di dire la loro verità, che spesso è una verità inelegante, una verità sgradevole, una verità refrattaria al conformismo contemporaneo”.  

EDMONDO BERSELLI

 

La mostra e il catalogo sono curati da Cinzia Bibolotti e Franco Calotti, del Museo della Satira di Forte dei Marmi.

 

Orario di apertura della mostra: tutti i giorni  17/20 – 21/24

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ultimo aggiornamento: 25-06-2012


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