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PIETRASANTA. Paola Raffo Arte Contemporanea presenta la mostra di Lino Mannocci “opere recenti”. L’esposizione intende celebrare la cinquantesima mostra dell’artista viareggino che ritorna dopo sei anni a Pietrasanta con una personale di dipinti a olio. In questi ultimi quadri, come ha scritto Vittorio Sgarbi dedicandogli un intero capitolo nel suo ultimo libro ‘Piene di grazia. I volti della donna dell’arte’: “Senza mai contraddirsi, senza mai ripetersi, Mannocci ha mantenuto ancora una volontà intensa di stupirsi e di stupire. Non stupori chiassosi, teatrali, estranei al suo modo meditativo d’intendere la pittura; al contrario, sono improvvisi momenti di candore, misteriose fascinazioni di un attimo, stati di sospensione cosmica in cui ci si imbatte per caso o per destino, tenere sorprese emotive dalle quali ci si lascia ammaliare senza porre resistenza.”

Lino Mannocci nasce a Viareggio nel 1945. Nel 1968 si trasferisce a Londra e studia alla Camberwell School of Art e Slade University. Dal 1976 trascorre parte dell’anno a Montigiano, un paesino tra Lucca e Viareggio. Nei primi anni ottanta partecipa come co-fondatore a tutte le mostre del gruppo ‘La Metacosa’. Nel 1984 espone al ‘Hack Museum’ di Ludwighaffen, in Germania. Seguono negli anni novanta numerose mostre a San Francisco, New York, Londra, Bergamo e Firenze. Nel 2005 espone al Museo Andersen di Roma e l’anno dopo a Delhi e Mumbai in India. Nel 2007 cura la mostra e il catalogo “Gli amici pittori di Londra” alla Galleria Ceribelli di Bergamo, un omaggio alla pittura e all’amicizia.

Nel 2008, a seguito di un viaggio a Nuova Delhi e a Mumbai, scrive “Madre India – Padre Barbiere”, un testo relativo al viaggio, con foto di barbieri indiani, per i tipi della SKIRA. Nel 2010 in occasione della sua mostra di monotipi al Museo Fitzwilliam di Cambridge “Clouds and Myths”, cura una mostra di opere sull’Annunciazione: “The Angel and the Virgin, A brief History of the Annunciation.” In ottobre esporra’ alla ‘Jill Newhouse Gallery’ a New York. Suoi lavori sono presenti in numerose collezioni, pubbliche e private, tra queste: British Museum (Londra), Altonaer Museum (Amburgo), W. Hack Museum (Ludwigshafen), Jenish Musée (Vevey), The Mead Art Museum (Amherst, U.S.A), The Fitzwilliam Museum (Cambridge).

Scrive Alberto Abruzzese: “Nei suoi quadri, il mondo vissuto e comunicato da Mannocci in modi verbali così distesi, discorsivi, intimi, quasi divulgativi e cioè predisposti a riscuotere l’immediata comprensione di tutti, si traduce in una forma espressiva tesa, alta, certamente non “umile”, tendenzialmente improntata come è ad una autentica estetica del sublime. Eppure, se in questo suo trasalire verso la vita straordinaria dell’arte, Mannocci raggiunge una preziosa quanto rara suggestione metafisica e surreale, questo accade proprio perché ogni tragica implicazione del sublime, ogni suo eccesso formale o passionale, ogni sua caduta patetica o enfasi epocale, viene qui da Mannocci controllata ed anzi metabolizzata e superata, decantata, purificata dalla quotidianità semplice, comune, che, salendo dal basso, si trasfigura in una versione tutta personale del sublime.”

In un contributo per il catalogo di una mostra a Milano, Fernando Mazzocca ha scritto: “Quelle delle tele di Mannocci sono dimensioni brevi che le fanno sentire più nostre, tanto da venir voglia di portarle, come magici talismani a proteggerci dal male di vivere, chiuse in valigia nei nostri viaggi, o anche di poterle trasferire, a seconda dell’umore, da una parete all’altra della casa. O magari tenerle ancora più vicine, appoggiate al tavolo da lavoro o tra i libri, perché ci posano sussurrare in un orecchio le loro storie.

“È il pittore ad offrirci una prima chiave di lettura, con quei titoli che sono solo di Lino, ermetici come le profezie degli oracoli antichi. Ma che possono diventare un prezioso viatico per capire i ritmi dell’invenzione pittorica, ritmi insieme lirici e musicali, costruiti sulle varianti così come faceva Morandi, modulando e reinventando gli stessi motivi determinati dall’intensità cangiante della luce che da fisica diventa mentale.

I suoi quadri, se li metti uno accanto all’altro per esporli e per riprodurli in catalogo, diventano come i magici fotogrammi di una storia aperta ai sogni e alle attese di chi li guarda. Il loro autore, così disposto ad accompagnarci nei nostri viaggi interiori, ci appare come un eroe del quotidiano.”

Inaugurazione: sabato 11 agosto 2012 ore 19 – Durata della mostra: 11 agosto – 17 settembre 2012

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