LONDRA. La mannaia del fallimento ricadrà sulla testa d’altri, non certo su quella di Diletta Carli. Lei, a soli sedici anni, col peso di essere l’atleta più giovane della spedizione azzurra alle Olimpiadi di Londra, il suo l’ha fatto e anche bene.

Aver abbassato di quasi un secondo il proprio personale nelle batterie della mattinata e, nonostante una fisiologica stanchezza sia fisica che mentale, esser scesa sotto il muro dei due minuti pure in finale, in un solo giorno, è impresa che merita soltanto rispetto e ammirazione.

Il suo allenatore, Adolfo Buonaccorsi, non rimprovera nulla all’atleta che ha coltivato e aiutato a crescere, sino a farla diventare un’aspirante campionessa del nuoto al femminile: “Diletta è stata brava, ha dato tutto quello che aveva e so che è contenta per come sono andate le cose. Già aver migliorato il primato della staffetta è un grande risultato, poi in finale nessuno chiedeva il podio, c’erano nazioni troppo più forti di noi. Le ragazze hanno fatto il massimo in mattinata e sono arrivate un po’ scariche alla sera. Questo risultato è il coronamento di una stagione fantastica”.

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